La città nativa di Saddam Hussein era stata presa dai terroristi islamici a giugno, e il piano di riconquista iracheno prevede attacchi simultanei all’Isis a est e a ovest. I media locali riportano che le truppe governative stanno marciando a sud di Mosul, mentre hanno problemi a occupare la zona occidentale. Questo, perché in quelle zone ci sono mine e ordigni messe dai terroristi sulle strade. A complicare ulteriormente le cose, la presenza dei cecchini che sparano.
Wail Suleman, Direttore della Caritas Giordana, fa sapere che oltre 200 profughi cristiani di Mosul saranno ospitati in vari siti del paese su iniziativa della Chiesa Cattolica. Si tratta solo della “prima ondata” dei circa 1000 rifugiati che, a detta di fonti ufficiali, saranno registrati all’Unrch – l’agenzia Onu per i rifugiati – per poi chiedere asilo politico in altre nazioni. Proprio l’Unrch ha annunciato un ponte aereo di 4 giorni per fornire aiuti umanitari in gran quantità a mezzo milione di sfollati, costretti a lasciare le loro case per via dell’avanzata Isis. Si tratta di “un’operazione per via aerea, su strada e via mare, che comincerà domani con un ponte aereo di quattro giorni tra Aqaba (Giordania) ed Erbil (nord Iraq) ricorrendo a Boeing 747, seguito da un convoglio stradale dalla Turchia alla Giordania, e spedizioni via mare e via terra da Dubai attraverso l’Iran nei prossimi 10 giorni”, specifica il portavoce Unhcr Adrian Edwards.
Tuttavia, tali sforzi militari e umanitari non bastano, perché ci sono ancora centinaia di persone, donne in particolare, che stanno vivendo una situazione disperata. Si tratta delle giovani yazide sequestrate e tenute in ostaggio dai terroristi Isis come schiave sessuali. Una di esse, riuscita segretamente a mettersi in contatto telefonico con un giornalista del sito curdo Rudaw, ha raccontato di una situazione da incubo, non risparmiando dettagli agghiaccianti: “Ogni giorno i combattenti dell’Isis arrivano, guardano e poi scelgono due o tre ragazze carine. Quando queste ragazze tornano sono in lacrime, esauste e umiliate. I combattenti le hanno portate agli emiri che le hanno violentate. Questa tortura si ripete per 3o 4 volte al giorno. Le ragazze implorano (i jihadisti, ndr) di sparargli una pallottola in testa pur di mettere fine alla loro tragedia. […] Oggi una ragazza si è impiccata usando il suo velo ed è morta. Salvateci, salvateci. Chiunque possa udire la nostra voce – Usa, Europa, chiunque – per favore aiutateci, salvateci”. Si tratta di un appello, un grido di dolore disperato che non dovrebbe rimanere inascoltato.
Lo stupro è sempre stato usato come una vera e propria arma di guerra durante i conflitti armati – grandi e piccoli, mondiali e non – che puntellano la Storia. Come possono, le “grandi potenze” mondiali, ignorare tanto orrore?