«Se il protagonista è esagitato ed eccessivo, i problemi che la sua storia tocca sono reali e in fondo di tutti» (cit. “Capolavori Italiani 3”, L’Unità).
Spiega così, Moretti, il senso della sua quarta opera e della sua intera poetica: impiegare la macchina da presa come lente di ingrandimento della realtà, declinandone i cliché con ironia e sarcasmo.
Fragile, ingabbiato nelle proprie ossessioni, incapace di vivere e amare, maniacale nell’osservare le vite degli altri: è il protagonista Michele Apicella, alter-ego dell’attore-regista “apparso” fin dal suo primo lungometraggio (“Io sono un autarchico”, 1976). Con Moretti/Apicella, Laura Morante nei panni di Bianca, la collega insegnante dai capelli corvini di cui il personaggio si innamora, ma che preferisce lasciare per non ‘abituarsi’ alla felicità.
Tra le sequenze memorabili di “Bianca”: Michele/Nanni che, nel cuore della notte, mangia Nutella da un enorme barattolo; il rimprovero al malcapitato di turno per non aver mai mangiato la Sacher Torte; il ‘concione’ finale di Apicella al commissariato.