«Michelangelo Antonioni è stato molto amato dai francesi e dagli inglesi, mentre in Italia fu spesso ‘spernacchiato’», racconta il critico. «Era un uomo riservato e misterioso», ricorda Sanguineti, «il cantore della borghesia e colui che rifiutò l’estetica neorealista». «Antonioni è anche l’arbiter elegantiarum del cinema italiano: discettando di calcio» - prosegue Sanguineti - «accostò il suo stile a quello di Mario Corso, l’ideatore della punizione a foglia morta, il piede sinistro di Dio, il più grande fuoriclasse che l’Italia abbia mai avuto».
Il percorso di “Storie di Cinema” si snoda tra sequenze dei capolavori di Antonioni; rari documenti; immagini che ne testimoniano il lavoro e la passione per il mezzo; l’uso di fotografia, trucco e piano sequenza; gli attori ‘feticcio’; un’analisi de “La notte”; il rapporto con la critica.
E alla fine della puntata, Sanguineti lancia una piccola provocazione e un invito a Jovanotti: "Hai dichiarato che Lo chiamavano Trinità regge meglio di Zabriskie Point. Lorenzo, occorre stare molto attenti: lodare Trinita' diminuendo Zabriskie e' pericolosissimo. Ti invito pubblicamente a chiacchierare di cinema nel mio programma: parleremo anche della tua moto, che aveva incantato Fellini (come si vede ne 'La strada', in 'Roma' e nei vespini dei paparazzi) e aveva una passione segreta per le bikes".