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Irlanda, sui matrimoni gay il potere di scelta è del popolo

Creato il 22 maggio 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Irlanda ed Europa in tema di unioni civili

È il paese dove Oscar Wilde nacque nel 1854. È il paese dove l’essere omosessuale è stato considerato illegale fino a vent’anni fa, e neanche lo scrittore riuscì ad evitare la condanna e la prigionia per aver violato la legge che codificava la moralità di quel tempo in materia sessuale.

Stiamo parlando dell’Irlanda. Un paese estremamente cattolico, in cui appena 40 anni fa il 90% della popolazione dichiarava di andare a messa ogni domenica. Oggi invece il numero di praticanti è sceso vertiginosamente al di sotto del 35% , sfiduciati dai continui scandali evidenziati all’interno dell’ambiente ecclesiastico.

Dal punto di vista dei diritti civili, negli ultimi anni l’Irlanda ha fatto grandi passi in avanti, giungendo oggi ad affrontare un referendum attraverso il quale i cittadini potranno esprimere il proprio parere riguardo il matrimonio omosessuale. Ricordiamo che al momento esiste già una legge che tutela le unioni tra persone dello stesso sesso, per cui si tratterebbe di aggiungere l’ennesimo mattoncino di civiltà al colorato muro della democrazia moderna.

Tanti gli artisti che già hanno reso noto il proprio voto a favore del decreto, tra cui il leader degli U2 Bono Vox. A ricoprire invece il ruolo del bastian contrario vi sono quasi esclusivamente esponenti del mondo cattolico.

“Il matrimonio gay è l’emblema di una società moderna”. Queste le parole giunte nelle scorse ora da Katherine Zappone, statunitense ora facente parte del Senato irlandese. “In questo momento l’Irlanda si sta muovendo verso una nuova era”. La teologa americana in passato si è pubblicamente dichiarata omosessuale e nei giorni scorsi ha voluto sottolineare con le proprie parole la storicità dell’evento, essendo infatti l’Irlanda il primo paese a delegare al popolo una scelta così importante, su un tema altrettanto discusso e delicato.

Resta comunque incerto l’esito del referendum. Gran parte del paese si è spesso detto favorevole alla modifica dell’articolo riguardante il matrimonio. Nel caso vincesse il “sì” verrebbe infatti rettificata la clausola secondo la quale il rito d’unione potrà essere contratto da due persone, indipendentemente dal loro sesso.

Esito incerto dicevamo, perché in Irlanda esiste anche una consistente realtà rurale, intrisa di rigore cattolico, per cui resta difficile immaginare un voto positivo da parte dei suoi fedeli sostenitori.

Chi l’avrà vinta? Innanzitutto la libertà del poter scegliere. Diversamente da quanto accade nella nostra Italia, che resta dunque uno dei pochissimi paesi a non essersi ancora espresso in alcun modo sull’argomento. E non parliamo solo di matrimonio, ma di una qualsivoglia regolamentazione e riconoscenza delle unioni civili, e dunque dei relativi diritti dei suoi cittadini omosessuali. Il referendum resta una delle forme più alte di democrazia, ma il nostro paese sembra esserselo dimenticato, riducendo a “fantasmi” i cosiddetti cittadini di Serie B, quelli dei doveri e dei non diritti.


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