Tuttavia, se Stark è fallibile, Iron Man non può esserlo.
E allora, nonostante i disturbi, nonostante gli attacchi di panico, l’eroe deve essere al suo posto quando l’America è minacciata dalla presenza del Mandarino, un terrorista in grado di seminare morte e distruzione.
Riuscirà Iron Man a contrastare il terrorista?
Ma soprattutto: riuscirà Tony Stark a superare le sue crisi, le sue ansie, e le sue paure?
Quando, alcuni mesi fa, la Marvel Studio ha cominciato a tempestarci di trailer su Iron Man 3, tutti abbiamo pensato a un’operazione (e a una pellicola) in puro stile “The Dark Knight Rises”.
Il Mandarino che colpisce Iron Man, la caduta dell’eroe, il confronto con la paura e la disperazione, la resurrezione, un confronto finale epico.
Tutti, chi più, chi meno, credevano che questo terzo film su Iron Man sarebbe stato più o meno così.
Invece Marvel Studios, a braccetto con la Disney, ha trollato l’intero globo terracqueo, proiettando una pellicola che, con quel trailer, praticamente non aveva nulla a che fare.
Ci sono due modalità con cui ci si può approcciare a questa pellicola: da fan del personaggio fumettistico e da spettatore di un film d’azione.
Se vi approcciate in veste di fan dell’Iron Man fumettistico, è un film che non fa per voi.
Rimarrete delusi sotto tutti gli aspetti, soprattutto se pensate che il film abbia legami stretti con Extremis di Ellis (ne parleremo presto), e se, come già detto, siete rimasti affascinati da quei trailer.
Se le trasposizioni cinematografiche di personaggi e albi fumettistici già di per sé sono una violenza tanto al personaggio, quanto al fumetto a cui il film si rivolge (pensate al Batman di Nolan, niente di più lontano dal Batman originale; pensate a roba come Kick Ass; e anche Scott Pilgrim, straordinario film tratto dal fumetto, ma sotto tanti aspett, molto dissimile dalla sua controparte cartacea), Iron Man 3 si distanzia – e di molto – dallo Stark/Iron Man del fumetto.
Però, come film, funziona ugualmente.
Perché se il fan del fumetto può rimanere deluso, approcciandosi da spettatore di un film d’azione viene catapultato in un mondo che ormai – possiamo dirlo – è scomparso da tempo.
Quel mondo di film action duri&puri&divertenti che solo gli anni ’80 (e la prima metà degli anni ’90), con i suoi stereotipi made in Stallone&Schwarzenegger&VanDamme&Lundgren (et similia) ci hanno saputo regalare.
Il regista di Iron Man 3 è Shane Black, quello che ha sceneggiato Arma Letale (i primi due, quelli veri e fichi), Last Action Hero (un cult), Kiss Kiss, Bang Bang e L’ultimo boy scout.
Cosa ci potevamo aspettare da Black, se non un action movie vecchio stile, come forse (anzi, sicuramente) non se ne vedevano da anni?
Un action movie dove il protagonista principale non è Iron Man, bensì Tony Stark. Un Tony Stark che deve affrontare le sue peggiori paure, perché fondamentalmente, in un universo dove sovrabbondano divinità, alieni, scienziati capaci di trasformarsi in mostri verdi, armi dai poteri illimitati provenienti da altri mondi, lui è solo un uomo con un’armatura tecnologica.
Un uomo fallibile (e il film è l’apoteosi del fallimento di Iron Man sotto tutti i punti di vista – tattici, strategici, fisici, tecnologici -, e non è un caso che si arrivi a un finale dove finalmente Stark comprende che l'armatura è solo un involucro, un mezzo per raggiungere un fine più grande, e non il centro del "suo" universo) che per essere sé stesso (e tornare ad essere un eroe) deve conoscere i propri limiti. In quanto uomo. In quanto Tony Stark.
E non in quanto Iron Man, che agli occhi di tutti è il salvatore del mondo, nonché un supereroe invincibile.
Se però vi aspettate una storia cupa, non è affatto così.
Queste tematiche di cui abbiamo parlato sono presenti per tutta la durata del film, ma nel classico modo in cui i film Marvel ci hanno abituato, ovvero con quella leggerezza e “fumettosità” che li contraddistingue tutti, dal primo all’ultimo.
Certo, Iron Man 3 non è un film perfetto.
Non è un capolavoro, né un film imprescindibile.
E nemmeno un qualcosa di memorabile.
Ma io l'ho trovato un film divertente, che intrattiene alla grande, e che solo uno come Black poteva regalarci.
Ps: il bambino che aiuta l'eroe. Cioè, era davvero dai tempi di Last Action Hero che non ne vedevamo uno! <-- Credo di essere l'unico sulla faccia della terra che abbia apprezzato questo fatto.
Pps: Oscar a Ben Kingsley e a chi è venuto in mente "questo" Mandarino. Che farà incazzare come delle iene in calore i fan e gli affezionati ma...Dai, è magistrale!