Iron Man III

Creato il 28 aprile 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1

Sapete qual'è la prima cosa che affascina di Iron Man III? Pensare che questo non sia un semplice sequel/capitolo conclusivo (forse si, forse no) di una trilogia nata e cresciuta in casa Marvel Studios, ma un film che con estrema fluidità narrativa e scenografica, si riallaccia ai fatti accaduti in quella New York invasa dai Chitauri e portata in salvo dagli Avengers diretti da Joss Whedon. Già, è così che riparte Iron Man, anzi Tony Stark. In preda a continui e inspiegabili attacchi di panico il plurimiliardario, genio e filantropo sembra non essere più quello di "una volta". Non dorme più, ma d'altronde anche Einstein dormiva tre ore l'anno e tutto sommato questa sua ostinata insonnia gli dà modo di sfogare la propria creatività e il proprio estro. In casa Stark abitano ormai 42 armature, ognuna riflesso delle ossessioni e delle paure più ingombranti nella mente dell'uomo d'acciaio. Pepper è sempre al suo fianco, bella e intelligente, e in questo film parte integrante dell'action vera e propria. 

Qualcosa riporta la mia memoria al Bruce Wayne di Nolan, o meglio, a quella fase delicata in cui a un certo punto si ritrova il "supereroe" per forze maggiori e anche qui, come in The Dark Knight Rises, il protagonista è sull'orlo di una crisi esistenziale. In discesa, ossessionato dai demoni del passato e del presente. Seppur in maniera differente anche Tony Stark (ri)torna in azione proprio nel momento in cui si presenta la minaccia di un pericoloso terrorista, conosciuto come Il Mandarino. Tra l'altro, tornando ai miei parallelismi con il Batman di Nolan, quella maschera a terra segnata dagli scontri e piena di graffi, non può che riportarmi lì...il volto robotico di Iron Man, alter ego di Tony Stark, è a terra quasi privo di vita, spento. In attesa di una "rinascita". 

A dirigere tutto e tutti è stavolta Shane Black, ovvero il papà di Arma letale 1 e 2, nonché di quel Kiss Kiss, Bang Bang che convinse Jon Favreau ad arruolare Robert Downey Jr. nel 2008. Favreau rimane comunque accanto a Stark, nei panni della premurosa guardia del corpo Happy Hogan. Il tocco dell'action spettacolare, così come la coppia tipicamente alla "American Cops", si vede e si sente soprattutto nella sequenza tra le più sfiziose per gli amanti del genere, quella delle armature che corrono da papà Stark, oppure la sequenza della catena umana improvvisata ad alta quota. Tutta questa bella dose di azione però, non soffoca l'ironia pungente e il divertimento che tanto piace e, soprattutto, "tanto fa" il Tony Stark che noi vogliamo. Dunque, ricapitolando quanto detto finora, la verve spettacolare c'è, l'ironia e le battute di Stark pure, così come i suoi momenti più introspettivi. Si aggiungono poi due nuovi cattivoni da vincere, un salto temporale che riporta indietro nella vita del protagonista e alla bella botanica Maya Hansen/Rebecca Hall e il tutto si fa più interessante. Per non cadere in spoiler gratuiti che, fin dove posso evito, mi limito a concludere con quanto, in sostanza, io ho trovato geniale e quanto invece, seppur in misura minima, avrei rivisto o addirittura eliminato.

Guy Pearce/Aldrich Killian è la mente che rispecchia a pieno il villain assetato di vendetta e mosso da una rabbia repressa che, altro non può fare se non concludersi in un piano diabolico ai danni del suo "primo uomo" e, poi, del mondo intero. Ricorda molto il Willem Dafoe/Goblin di Spider-Man. Per quanto riguarda Il Mandarino/Ben Kinglsey, vorrei rispondere a quanti abbiano messo in discussione questo personaggio, visto come una trovata eccessiva, addirittura ridicola. A queste assurde supposizioni io replico, dicendo che, quella del Mandarino è stata una delle trovate più geniali mai tirata fuori in casa Marvel Studios. Sfrontata e "sputtanata" anche, satira di un mondo che vive sotto la strategia del terrore perennemente. (Non è certo un caso che i video del Mandarino ricordino fin troppo quelli di Bin Laden). La dittatura di una messa in scena che si prende gioco del mondo intero, i potenti che creano egli stessi i demoni che dovranno sconfiggere. E' tutto spettacolo. Capire chi è il burattinaio e chi il burattino, questa è la sfida e l'invito che lancia Iron Man.

Poi, che non vi piaccia l'idea che Aldrich Killian sputi fuoco dalla bocca, oppure che avreste fatto volentieri a meno della fissazione di James Rhodes/Don Cheadle per l'armatura War machine, anzi Iron Patriot, ci sta. Lo comprendo. Così come io, un pizzico di ironia l'abbia trovata fuori luogo, in un momento tra i più drammatici della trilogia...ma non dico di più.Insomma, non mancano piccole cadute di stile, ma queste non bastano a proclamare un film "non riuscito", se visto nella sua totalità. Altra piccola nota di merito, doverosa direi, la scelta musicale che anticipa i titoli di coda e le didascalie, cariche di quel tocco anni'80 davvero, davvero, apprezzabile.Nel caso non si fosse capito, Iron Man ha vinto per la terza volta e non chiedetemi perché. Potrei rispondervi con un beffardo "Perché siamo legati"...
P.S. Che nessuno si muova prima della fine dei titoli di coda. Sia ben chiaro a tutti!!!

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