La verità è che siamo provinciali. Non è una novità, è cosa risaputa, ma te ne rendi veramente conto quando scopri che la globalizzazione (quella in senso buono) c'è ma noi non ne facciamo parte. Quando vedi che Finlandia, Germania e Australia si uniscono per produrre un film e qui da noi, in Italia, non arriva nemmeno, quando un progetto prende forma sulla rete e viene finanziato dalla rete - da chi sulla rete ci sta - e da noi arrivano solo echi lontani, allora lo capisci: siamo tagliati fuori. Come per Prometheus, che in tutto il mondo arriva subito dopo l'estate e da noi in autunno innoltrato per ragioni di marketing oscure e obsolete. Del resto noi siamo quelli che per produrre la solita commedia diamo fondo a budget senza ritorno mentre nel resto del mondo bastano 7.500.000 di euro per creare un film di fantascienza con astronavi, esplosioni, viaggi intergalattici e tutto l'ambaradan che ne consegue.Così arriva un film che ancor prima di uscire è giù cult e noi qui a far finta di essere importanti, tecnologici, "avanti".Per fortuna riuscire a guardare Iron Sky non è utopia, proprio perchè la rete e globale, è aperta, è il futuro. Per fortuna, perchè questo è un film geniale che ricorda il Mel Brooks dei tempi d'oro ma anche lo Stanley Kubrick di Dr. Stranamore (no, non è un paragone tra i due film, ma un'ispirazione che sarebbe impossibile non notare), un capolavoro di arte trash/contemporanea tanto legato al cinema di genere quanto alla tradizione epica letteraria. Ma è soprattutto satira globale - ancora una volta questa parola - che nasconde dietro un sorriso la violenza dell'attacco (auto)critico.Ovviamente è un film che basa la propria riuscita sulla sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore, assolutamente da non prendere sul serio già a partire dall'idea di base che poi è anche l'esile trama su cui il primo lungometraggio di Timo Vuorensola regge: dopo aver perso la guerra nel 1945 i nazisti sono fuggiti sulla luna e nascosti sul suo lato oscuro aspettano di riuscire ad attivare l'arma definitiva per poter attaccare la terra e conquistarla.
Iron Sky è un film dalla doppia faccia, nel senso che vive di contrasti a partire dai cromatismi della fotografia, doppia anch'essa. Un film tra passato e un presente che è soprattutto futuro, un 1984 di orwelliana memoria in cui il Grande Fratello agisce a livello subconscio attraverso la pubblicità. Gli slogan non sono più sparati nelle orecchie ma condizionano l'individuo attraverso il restyling fashion di una politica di massa retrò che lo accompagna per le strade e nelle case (la tivù) senza imporsi. Ma Iron Sky è soprattutto basato su un dualismo concettuale che contrappone idealismo a utilitarismo deponendo una pietra tombale su entrambi. Il primo perchè si infrange scontrandosi con la realtà, il secondo perchè diventa deletereo quando gli interessi delle parti non solo non coincidono più ma arrivono a scontrarsi. Anche dal punto di vista figurativo il film è doppio nel mostrare una grandezza che si esprime in grandiosità anteposta ad una grandiosità virtuale e futuristica senza limiti. Ma è l'anima scanzonata, leggera e "action" a fare la differenza. Perchè con una manciata di euro il film va ben oltre le aspettative, ha effetti speciali da paura e un cast che solo sognarlo varrebbe un assegno a nove zeri. Il tutto senza rinunciare all'estetica da b-movie.
Il loro posto sulla terra è stato preso dagli Stati Uniti, artefici della stessa politica di massa ma proiettata nel futuro, globale e quindi mondiale e non più limitatamente nazionale, che sostituisce all'ideale imperiale quello democratico. La stessa idea globale non è lontana da quella nazista dell'unico popolo che basa la propria forza sull'unione e sul "fare". Ma si tratta solo di una facciata, perchè la politica del futuro è quella dietro le quinte, quella legata all'immagine, all'apparire, una finzione più reale del reale. Un gioco delle parti atto ad ottenere l'unico vero potere, quello economico, l'unico che conti.Passato e futuro si scontrano e si confondano ed è qui la vera guerra, una lotta spaziale e lampo tra le più belle del cinema contemporaneo. Un invasione aliena - perchè chi è al di fuori del sistema è un alieno - che ha come posta non la libertà ma il potere stesso. Potere che distrugge se stesso, mai guardato con occhio benevolo (ma sicuramente divertito) da Vuorensola e dallo sceneggiatore Jarmo Puskala. Il ruolo dell'eroe è così riservato all'uomo qualunque (Christopher Kirby/James Washington) che combatte non per gli altri ma per se stesso, per riottenere tutto quello che ha perso, tutto quel che lo rendeva uomo, ovvero l'identità sociale.
Però cosa sarebbe stato Iron Sky senza un comparto tecnico da far piangere produzioni più costose? Gli effetti speciali digitali sono un piacere per gli occhi; la regia, non prendendosi mai sul serio, riesce perfettamente nell'intento dissacrante e ludico; gli attori sono tutti grandiosi, a partire dal grande Udo Kier, cattivissimo dal valore aggiunto, e da una Julia Dietze da rimanere a bocca aperta. Ma è la colonna sonora a fare veramente la differenza, firmata da Laibach e in grado di tradurre perfettamente le atmosfere kitch di un'epopea esilarante e avvincente. E quando le difficoltà tecniche si scontrano con un'immaginazione illimitata, non resta che ricorrere al passato e ad un'apocalisse intuita ma funzionale, il finale amaro di un film intelligente nonostante le apparenze.