A sentire le fanfare della politica regionale la Sardegna va a gonfie vele. Il lavoro cresce di trentamila unità, aumenta persino nel settore dell'edilizia che da otto anni era in crisi nera. Nell'isola, grazie a miracolose politiche di sviluppo, il tessuto economico si sta riprendendo. Anche il turismo si è consolidato. E i soldi europei? Bè, finalmente adesso stiamo spendendo anche quelli perché chi c'era prima (la responsabilità è sempre di chi c'era prima, è risaputo) non riusciva a spendere neppure i soldi che aveva a disposizione. Ma posto che la strada del risanamento è lastricata di sacrifici e dato che c'è da saldare una voragine di 450 milioni di euro nella sanità, allora bisogna fare ancora un piccolo sacrificio. Non lo farà la politica, ovviamente, quando mai. Il sacrificio lo devono fare i cittadini: questa volta si chiama addizionale Irpef .
Un contributo Irpef per la sanità sarda
Bontà sua, per ora la Giunta ha congelato gli annunciati ticket sui farmaci: saranno soltanto i dipendenti e i pensionati sardi a doversi accollare il buco nero della sanità isolana. Certo, le aliquote progressive permetteranno ai lavoratori dipendenti e ai pensionati di pagare la mala gestione della sanità in proporzione al loro reddito (una somma che va dai 180 euro in su).
Il problema non è l'aliquota progressiva Irpef . Il problema è che la mala amministrazione la pagano sistematicamente i cittadini. Sono i cittadini che pagano l'accordo Soru-Prodi con cui nel 2006 la Regione Sardegna si è improvvidamente accollata tutti gli oneri della sanità, dei trasporti interni e della continuità territoriale. Per cosa, poi? In cambio del riconoscimento di un debito statale preesistente, la compartecipazione al gettito dell'IVA, che lo Stato non aveva mai pagato.
Oggi i cittadini continuano a pagare l'incapacità della politica sarda di creare vero sviluppo e lavoro. E, come nel caso dell'aumento dell'Irpef , l'incapacità di capire come vengono spesi i soldi nelle Asl sarde, nonostante da mesi e mesi sia stata eletta in Consiglio regionale una Commissione d'inchiesta sulla sanità che non si comprende cosa stia combinando.
L'aumento dell'addizionale Irpef - licenziato dalla maggioranza della Commissione Bilancio del Consiglio regionale senza alcun confronto con le parti sociali (lo denuncia il consigliere regionale Paolo Truzzu, FdI, nella sua qualità di vice presidente della commissione) - è stato ovviamente accolto da un mare di critiche. Sindacati e associazioni di categoria si apprestano a fare le barricate ( la Cisl - si legge in una nota della segreteria regionale - è pronta alle forme più decise di mobilitazione) contro questa decisione che continua a far pesare la crisi sui cittadini e a prenderli in giro. Un fatto che, oltre ad essere profondamente iniquo, rappresenta anche una scelta molto discutibile dal punto di vista economico. Perché le tasse provocano sfiducia, fanno abbassare i consumi. E come cresce l'economia se la gente non compra? E' un concetto forse troppo empirico e banale che i nostri professori, probabilmente avvezzi a teorie economiche ben più complesse, non riescono a concepire.
L'insurrezione contro l'aumento dell'Irpef si è tradotta in una petizione online in cui i cittadini chiedono al presidente della Regione Francesco Pigliaru di avviare immediatamente un'istruttoria per accertare tutte le responsabilità della classe dirigente medica, a partire dai primari, e amministrativa che nel tempo hanno ricevuto anche altissimi premi di produttività non vigilando, pertanto, sulla buona amministrazione. Si chiede di procedere immediatamente a reperire le quote del buco partendo dai diretti interessati.
L'addizionale Irpef - scrivono i proponenti - sarà posta a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati che da anni non registrano aggiornamenti contrattuali e stipendi. Mentre nessuna iniziativa è stata attivata per valutare ad ampio spettro la responsabilità dei dirigenti medici e amministrativi sul danno erariale creatosi che come al solito andrà a gravare sulle tasche dei cittadini.
Eppure una considerazione sorge spontanea. Nell'immaginario collettivo la sinistra si è sempre schierata a difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli. Quando anche la politica era fatta di valori e di servizio. Oggi bisogna probabilmente sgombrare il campo da questi preconcetti. E guardare le cose come effettivamente stanno.
Alessandro Zorco è nato a Cagliari nel 1966. E' sposato e ha un figlio. Laureato in Giurisprudenza è giornalista professionista dal 2006. Ha lavorato con L'Unione Sarda e con Il Sardegna (Epolis) occupandosi prevalentemente di politica ed economia. E' stato responsabile dell'ufficio stampa dell'Italia dei Valori Sardegna e attualmente è addetto stampa regionale della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa. Dall'aprile 2013 è vicepresidente regionale dell'Unione Cattolica Stampa Italiana e dal 2014 è nel direttivo del GUS Sardegna.