Irpinia, 35 anni dopo quel 23 novembre 1980

Creato il 23 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sono ormai passati 35 anni dalle 19:34 di quel 23 novembre 1980, quando la terra tremò per 90 lunghissimi secondi portando distruzione e morte in Irpinia.

Erano le 19:34 di una sera come tutte le altre in Irpinia, a cavallo tra Campania e Basilicata. Dopo una giornata insolitamente calda per quel periodo (era il 23 novembre 1980) le famiglie si raccoglievano attorno alla televisione perché la RAI trasmetteva la partita della Nazionale di calcio, giocata nel pomeriggio, mentre altri partecipavano alle funzioni serali nelle chiese locali. All’improvviso un terrificante boato risuona nella regione, la terra comincia a tremare violentemente e inghiotte cose e persone. Nell’anniversario di quel tragico evento, che segna la storia del nostro Paese con i terremoto più devastante da 50 anni a questa parte, è bene ricordare e riportare alla memoria quei ricordi tutt’altro che sbiaditi.

Alcuni paesi dell’Irpinia furono abbandonati dopo il sisma del 1980. Photo credit: psub / Foter.com / CC BY-SA

I numeri parlano di un’immane catastrofe, da cui la zona colpita ha potuto riprendersi con fatica. L’evento sismico (di magnitudo 6.9 della Scala Richter) ha avuto epicentro in Irpinia, nei pressi dei comuni di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Laviamo, Muro Lucano, quasi totalmente rasi al suolo. Le 8 provincie interessate (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia) registrarono danni nel 74% dei comuni (in totale 506), contando oltre 100mila alloggi danneggiati in vario modo. Secondo stime parlamentari si contarono, nel bilancio ufficiale, 2.570 morti, 8.848 feriti e circa 300 mila senzatetto (successivamente ospitati in prefabbricati). Solo a Balvano, uno dei comuni più colpiti, il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa della sera.

I giorni e le settimane seguenti furono caratterizzate dall’impotenza dello Stato nel coordinare i soccorsi e la ricostruzione dell’Irpinia, un’iniziale inadeguatezza cui si rimediò solo con il tempo, e con l’imponente intervento messo in campo da volontari provenienti da tutt’Italia. Vanno ricordate in proposito la visita del Presidente Pertini e la drammatica prima pagina del quotidiano “Il Mattino”, con l’appello “Fate presto” entrato nella storia. Il Governo nominò Commissario Straordinario l’On. Zamberletti e stanziò, nel maggio 1981, ingenti risorse (quantificabili in circa 30 miliardi di euro secondo dati 2011 della Camera dei Deputati) per la ricostruzione e per incentivi per la valorizzazione industriale ed occupazionale dell’area.

Gli stanziamenti furono seguiti da polemiche e raggiunsero in parte i risultati sperati: ad oggi la ricostruzione nelle aree dell’Irpinia colpite dal sisma arriva al 90% (con vette del 100%) e nella zona si contano ancora piccole e medie imprese nate da quel progetto (oltre allo stabilimento FIAT di Melfi). Oggi l’Irpinia porta ancora, sebbene ormai invisibili, le cicatrici di quella tragedia e quello scenario post-bellico di macerie e distruzione, ma non dimentica.

A.S.

Tags:23 novembre 1980,Basilicata,campania,irpinia,sisma,terremoto

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