Da: Il Sole 24 Ore
Strage in tribunale, sotto accusa la sicurezza
di Sara Monaci.
Una vicenda drammatica, che «non deve essere strumentalizzata», come ripetono i rappresentanti delle istituzioni, ma che inevitabilmente chiama in causa il sistema di sicurezza del tribunale di
Milano - e di tutti i tribunali d’Italia. Come è possibile entrare - e uscire - con un’arma in uno dei più importanti tribunali d’Italia? Cosa non ha funzionato e di chi è la responsabilità? Sono le domande a cui si cercherà di dare risposta nelle prossime ore.
Intanto c’è già un mistero da chiarire, e che fa riflettere sulle lacune della sicurezza: dieci mesi fa il metal detector della porta del tribunale di Via Manara è stato tolto. Forse perché si era rotto o forse perché si aspettava di metterne uno nuovo. Per ora non ci sono versioni certe. Fatto sta che si è scelto di creare un varco “rapido” per i soli professionisti del tribunale e per gli avvocati, ai quali è concesso di entrare nell’edificio esibendo soltanto un documento di identità. Ed è proprio da questa porta che sarebbe passato l’omicida Claudio Giardiello.
La ricostruzione delle forze dell’ordine descrivono un quadro ancora incerto, ma si fa sempre più strada l’ipotesi che l’imprenditore, in possesso di una pistola
Beretta 7.65, sia entrato da questa porta priva di macchinari di controllo. Qui ad occuparsi della sicurezza sono le guardie giurate, non le forze dell’ordine dello Stato, come negli altri varchi del tribunale di Milano e come in tutti i tribunali d’Italia. A Milano a vincere l’appalto del Comune è stata l’Ati guidata dalla All system.
Ci risiamo, ogni volta che qualcosa non funziona in questo Paese la colpa viene data al fatto che "non ci sono soldi".
Questo lo dicono puntualmente gli addetti ai lavori dove le cose vanno male perché mal gestite, i politici di opposizione sempre pronti a dare addosso a chi in quel momento ha il timone del Paese, i giornalisti che riportano tutte queste lamentele.
Ora che, per non far crollare il Paese, si parla da anni di contenere gli sprechi, visibili a ciascuno di noi sia nei nostri posti di lavoro pubblici sia come semplici cittadini utenti, la colpa la danno alla "revisione della spesa", che scemamente continuano a chiamare "spending review" come se non si potesse dire più chiaramente in italiano, comprensibile anche a quegli italiani che poverini non riescono a parlare bene nemmeno la nostra lingua.
L'unica cosa che sanno dire è che la colpa è della mancanza di soldi, che ce ne vogliono di più per questo e quel settore.
Ora questo può essere vero in alcuni settori, ma non può essere una scusa di copertura alle carenze di chi ha la responsabilità di quella e quell'altra struttura pubblica: piccola o grande che sia.
Si può, e ne sono certa, supplire alla mancanza vera o supposta di soldi facendosi bastare quelli che ci sono a disposizione, senza sprecarli, applicandosi a trovare soluzioni con buona volontà e lavoro: insomma con la saggezza "del buon padre di famiglia".
Questo non viene fatto nella stragrande maggioranza dei casi.
In questo disgraziatissimo evento delittuoso ci sono poche cose da dire:
una è quella che ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e cioè che la nostra democrazia ci rende vulnerabili; il che è vero, in quanto il rispetto della libertà individuale lascia aperta la porta anche a chi vuol fare del male;
ma all'interno di questa nostra libertà di muoverci nel Paese esistono precisi regolamenti e protocolli, che basta rispettare;
nel caso dell'importantissimo Tribunale di Milano sembra che la responsabilità della sicurezza sia del Procuratore Capo, ergo Bruti Liberati.
Da notizie giornalistiche della prima ora sembra che è questa figura che deve organizzare la sicurezza, facendo richiesta al Comune dei presidi che occorrono per attuarla e di cui il Ministero di Grazia e Giustizia rimborsa poi al Comune la spesa.
Dunque, a meno che non si ricorra al solito sistema dello scarica barile dalle spalle di chi HA LA RESPONSABILITA' della struttura che dirige (vedi il caso De Gennaro di cui si riparla in questi giorni), Bruti Liberati dovrà spiegare perché dall'entrata di Via Manara poteva passare chiunque esibendo frettolosamente solo un tesserino.
Frettolosamente perché, se esaminato bene, il tesserino farlocco sarebbe stato tanato.
Se Bruti Liberati potrà dimostrare che lì prima c'era un metal-detector anche per gli avvocati, il quale si è rotto e lui ne ha chiesto la sostituzione ma il Comune non glielo ha fornito, egli sarà a posto e sarà chi non ha provveduto ad una celere sostituzione o manutenzione a doverne rispondere.
Comunque, senza metal-detector e in attesa, il Bruti Liberati doveva chiedere, per scritto naturalmente perché deve restarne traccia, un rigido controllo umano all'ingresso e non a tarallucci e vino.
La seconda responsabilità a parità di merito è nelle mani di chi ha lasciato all'assassino la possibilità di possedere un'arma.
Un soggetto sotto processo da qualche tempo per bancarotta fraudolenta perché deve avere un'arma?
La risposta a chi di dovere.