Il metodo della Allende di raccontare gli episodi in maniera sparsa, in un primo momento disorienta. Ma non bisogna temere: alla fine i conti tornano e tutti i tasselli del puzzle compongono il quadro. Inoltre, se ci sfugge qualche particolare del racconto che zia Isabel (come tutte le zie un po’ prolisse) ha anticipato troppo, non dobbiamo preoccuparci, perché spesso la Allende ribadisce il concetto, magari utilizzando diverse frasi o diversi esempi. Ogni personaggio viene ritoccato in questo modo con nuove pennellate in punti diversi del racconto, assumendo così una personalità sempre meglio delineata e uscendo fuori a tutto tondo.
Lo stile narrativo della Allende equivale ad un lungo monologo, che utilizza pochissimo il discorso diretto. Per questo motivo ci sono persone che trovano il suo ritmo un po’ lento. In realtà non è così. È vero che se ci si dovesse soffermare e soppesare ogni frase, dandole il giusto valore, la lettura ne sarebbe rallentata. Se però si considera zia Isabel per quello che è, appunto, una zia, che ti racconta le fiabe della buonanotte, o gli ultimi pettegolezzi del suo villaggio, o che ti chiarisce il legame di parentela esistente fra due conoscenti, risulta estremamente gradevole, perché è indubbio che zia Isabel è la nostra zia preferita, quella da cui siamo sempre ansiosi di ascoltare nuove storie, non una zia noiosa che ci obbliga ad ascoltare sermoni. Leggendo le sue pagine ci si sorprende continuamente a sorridere di piacere nell’imbatterci in alcune descrizioni o in alcuni aneddoti. E l’affetto che traspare dalle sue righe ci riempie il cuore, facendoci riappacificare anche con i nostri aneddoti: le nostre relazioni vengono quasi investite da questo sentimento straripante.
L’elemento magico è parte integrante dei libri di Isabel Allende, perché è parte della sua cultura. Nel Cile della Allende ci sono talmente tante credenze, leggende e superstizioni (che convivono con la cultura cattolica) che, sebbene il mondo sia ormai smaliziato dal progresso della scienza e della tecnologia, rimane pur tuttavia un’innata forma di superstizione, parte del retaggio culturale della Allende e dei suoi personaggi, che crea un’atmosfera unica nel racconto.
La costa a nordovest dell’isola è rocciosa e selvaggia, pericolosa per la navigazione, ma eccellente per la pesca; vi si trova una caverna sommersa, visibile solo con la bassa marea, perfetta come regno della Pincoya, uno dei pochi esseri benevoli della spaventosa mitologia chilota, perché aiuta i pescatori e i marinai in difficoltà. Si tratta di una bella adolescente dalla lunga chioma, vestita di alghe marine, che se danza rivolta al mare indica che la pesca sarà buona, ma se lo fa guardando verso la spiaggia presagisce scarsezza ed è meglio cercare un altro posto per gettare le reti. Siccome nessuno l’ha mai vista, si tratta di un’informazione inutile. Comunque nel caso che la Pincoya appaia, bisogna chiudere gli occhi e correre in direzione opposta, perché seduce i lussuriosi e se li porta in fondo al mare. (da Il quaderno di Maya, 2011)
Meryl Streep e Jeremy Irons
in La Casa degli Spiriti, 1993
Autore: Isabel Allende
Titolo Originale: El cuaderno de Maya
Traduzione di E. Liverani
Casa Editrice: Feltrinelli
Prezzo € 20,00
Pag 398
Data pubblicazione: 30 Novembre 2011
Trama: Maya Vidal, l'adolescente protagonista del nuovo romanzo di Isabel Allende, caduta nel circuito dell'alcol e della droga riesce a riemergere dai bassifondi di Las Vegas e in fuga da spacciatori e agenti dell’Fbi approda nell'incontaminato arcipelago di Chilo, nel sud del Cile. Amori difficili, frammenti di storia cilena ancora carichi di sofferenza, famiglie disgregate, disagio giovanile, marginalità e degrado trovano come contraltare il valore delle tradizioni locali, il rispetto per l'ambiente e un modello di vita comunitaria nell'affermazione del valore della diversità e del rispetto reciproco. Isabel Allende torna a raccontare la vita di una grande donna, la storia di Maya, in un romanzo che affronta con grande delicatezza le relazioni umane: le amicizie incondizionate, le storie d'amore palpabili come quelle più invisibili, gli amori adolescenziali e quelli lunghi una vita.
RECENSIONE Che cosa hanno in comune una sperduta isola della costa cilena e i bassifondi più degradati di Las Vegas? Che hanno a che fare la cruda realtà della droga e della criminalità con i riti superstiziosi e magici di una piccola comunità isolata?
Castro, Chiloè
Apparentemente niente, ma Isabel Allende li riunisce nella storia di Maya Vidal, la giovane alcolista e tossicodipendente che si rifugia sull’isola di Chiloè per sfuggire dalle maglie della criminalità e dal mirino dell’FBI.Las Vegas
Maya racconta la sua storia nel suo quaderno, non un diario, ma una sorta di esercizio autoanalitico, per non dimenticare le sue esperienze, sia positive che negative, per comunicare il suo processo di adattamento ad una vita diversa, più semplice, quasi primitiva, accanto alla figura di Manuel Arias, un anziano sociologo al quale sua nonna Nidia, Nini, l’ha affidata, un uomo a cui Maya si affezionerà profondamente, ma che non arriverà mai a sostituire la figura di Popo, il secondo marito di Nidia, che l’ha cresciuta. È dopo la morte di Popo, infatti, che Maya cade nella depressione che la porterà nel tunnel degradante della droga e della dipendenza.Una storia che Isabel Allende ha vissuto da vicino: i tre figli del suo secondo marito, William Gordon, erano tossicodipendenti e nel 1993 una di loro è stata stroncato dalla droga. Una volta ritrovato il suo equilibrio, Maya cercherà di ricostruire la storia travagliata di Manuel Arias, per aiutarlo ad affrontare i fantasmi del suo passato: Manuel è stato detenuto e torturato in seguito al golpe militare di Augusto Pinochet del 1973, ma ha rimosso la sua esperienza per evitare la follia, relegandola a notti popolate da incubi e a una claustrofobia così esasperata da farlo abitare in una casa priva di porte. La Allende torna dunque a parlarci di uno dei temi tanto cari ai suoi lettori, uno dei temi che hanno reso i suoi primi romanzi tanto realistici e sofferti e tanto amati.
Chiloè
Maya è, seppur giovane, alcolista e tossicodipendente, una delle donne di Isabel Allende, uno dei suoi personaggi forti e decisi: dopo tutte le traversie della sua pur breve vita riesce a trovare la forza per ricominciare a vivere. La sua forza di volontà è ferrea, l’attaccamento alla vita coriaceo, il suo spirito di adattamento esemplare. È la degna nipote di quella Nidia, fuggita dal Cile con il figlio in Honduras e poi in Canada, dopo il colpo di stato e l’assassinio del marito; quella Nini che sembra rispecchiare la stessa Allende, una donna energica, idealista, intransigente e appassionata, come la definisce la stessa Maya.Il romanzo è suddiviso in quattro lunghe parti, narrate in prima persona, una per ogni stagione dell’anno che Maya trascorre a Chiloè, poi tutto si sussegue a ruota libera, senza date o capitoli, solo brevi stacchi di paragrafo, a delimitare i confini fra un periodo e un altro, perché, proprio come nella mente di Maya, le esperienze hanno sì un ordine cronologico, ma anche un ordine prioritario differente, e, una volta vissute, esse arrivano a coesistere nell’archivio dei ricordi e dunque a diventare contemporanee.
Il Quaderno di Maya segna il ritorno di una delle narratrici più amate in tutto il mondo, con un libro in cui possiamo trovare temi vecchi e nuovi, con un pizzico di suspense, tanta saggezza e tanta magia.
Sito Italiano dell'Autrice.
Sito Internazionale dell'Autrice
BIBLIOGRAFIA
La casa degli spiriti (1983)
D'amore e ombra (1984)
Eva Luna (1987)
Eva Luna racconta (1989)
Il piano infinito (1992)
Paula (1995)
Afrodita (1998)
La figlia della fortuna (1999)
Ritratto in seppia (2001)
La città delle bestie (2002)
Il mio paese inventato (2003)
Il regno del drago d'oro (2003)
La foresta dei pigmei (2004)
Zorro. L'inizio della leggenda (2005)
Inés dell'anima mia (2006)
La somma dei giorni (2008)
L'isola sotto il mare (2009)