Isabella De Monte a Verona: incontro l’europarlamentare sui temi del turismo e del trasporto sostenibile

Creato il 14 dicembre 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

13 DICEMBRE – Mai in un convegno sono stati messi a fuoco temi più centrali per la città di Verona, che quelli scelti per l’incontro con l’europarlamentare del PD Isabella De Monte, avvenuto ieri sera presso la sede provinciale veronese del medesimo partito: trasporti e turismo. In una città che, insieme agli altri territori veneti, s’appresta a mettere in moto la macchina del consenso per le prossime elezioni regionali, turismo e trasporti sono tematiche estremamente calde, suscettibili di visioni strategiche non sempre condivise anche all’interno di uno stesso partito, perché cruciali per uno sviluppo sostenibile nel medio-lungo termine e fondamentali per l’economia della zona, veronese in primis. Sul lato della logistica, Verona è sede del Quadrante Europa, primo snodo intermodale del Vecchio Continente e baricentro del traffico combinato europeo, con particolare riferimento al mercato ortofrutticolo, florovivaistico, ittico ed enogastronomico da/verso l’Italia; sul versante del turismo, invece, la patria dell’Arena e di Romeo e Giulietta è la quarta città più visitata d’Italia: se consideriamo che il Belpaese è la quinta mèta al mondo del turismo internazionale (con oltre 47 milioni di visitatori annui), il capitale umano ed economico coinvolto nei processi turistici, con o senza indotto, è assolutamente rilevante.

All’incontro, oltre alla già citata Isabella De Monte (avvocato, membro della Commissione Trasporti & Turismo del Parlamento Europeo, già senatrice italiana), erano altresì presenti Luca Granzarolo e Alessandro Basso (in rappresentanza dei Giovani Democratici), Massimiliano Saladino (coordinatore veneto dell’associazione politica FutureDem), Alessio Albertini (segretario provinciale PD) e Riccardo Vecellio Segate (responsabile relazioni esterne della sezione veronese della Gioventù Federalista Europea).

La GFE, sezione italiana degli Jeunes Européens Fédéralistes e gruppo giovanile del Movimento Federalista Europeo (fondato da Altiero Spinelli a Milano nell’agosto 1943 insieme ad altri intellettuali antifascisti), si propone a livello intermedio d’istituire gli Stati Uniti d’Europa, ponendosi come obiettivo finale una federazione parlamentare mondiale, con la trasformazione dell’ONU (attualmente svuotato di qualsivoglia potere coercitivo) in un governo parziale mondiale. Tutto ciò, come sottolineato più volte anche da Vecellio Segate all’incontro, senza essere ciechi dinanzi ai fallimenti delle attuali e passate istituzioni comunitarie, ma sempre tenendo presente l’impossibilità di contare nel mondo senza un’Europa unita che possa parlare all’unisono. Ad ogni modo, la GFE promuove l’accentramento di competenze a livello europeo, senza per questo essere portatrice d’istanze euroeuforiche ingiustificate e senza, soprattutto, mancare d’interfacciarsi criticamente verso le disfunzioni dell’UE di oggi. A propòsito di competenze, turismo e trasporti sono entrambe non esclusive, ma gestite da Bruxelles insieme ai Governi dei Paesi membri o addirittura insieme alle Regioni: nel caso di “Trasporti e reti transeuropee”, la competenza è concorrente (ovvero “equamente” suddivisa tra UE e Paesi membri) come da articolo 4 del TFUE, mentre in quello del “Turismo” l’UE è coinvolta solamente a livello di coordinamento degli indirizzi generali, come da articolo 6 dello stesso Trattato. Sempre miope però sarebbe sottostimare il ruolo che il Parlamento Europeo può giocare in questi àmbiti: a partire dal Trattato di Lisbona, i parlamentari europei sono stati investiti di responsabilità nuove e più pronunciate rispetto ai decenni precedenti, e dunque un loro filo diretto con i territorî è sempre più indispensabile; come sottolineato dalla De Monte, in aggiunta, un dialogo proficuo è anche quello che deve intercorrere tra le commissioni di merito dei due parlamenti: ad esempio, un europarlamentare italiano della commissione ambiente può (e deve, o quantomeno dovrebbe) istituire una relazione continuativa con i deputati e senatori nazionali della medesima commissione.

Ebbene, pensando un po’ a quello che è il sentimento con cui ci si muove verso località distanti dalla propria, è indubbio come a nessuno di noi piaccia essere definito spregiativamente “turista”, mentre a tutti faccia piacere sentirsi “ospite”; e questo pone un problema – o meglio, un’opportunità – di qualità dell’offerta turistica, e di “cultura” della mobilità. Un problema che riguarda tutti, tutti noi europei, e che rientra in quelle logiche e pratiche di soft power che l’Europa ha sempre implementato nei confronti del resto del mondo; ovvero, se le capacità europee a livello economico o militare diminuiscono, in rapporto sempre peggiore rispetto ad altre regioni in rapida ascesa (si pensi ai giganti asiatici, al Brasile, ma anche ad alcuni Paesi africani come Kenya o Nigeria), ecco che l’Europa rimane riconoscibile, rimane in qualche misura auctoritas, quando è fulgido esempio per gli altri continenti nel welfare, nella tutela dei diritti umani, nelle policies climatico-ambientali, ecc.; quando insomma, impossibilitata dai numeri a competere nella quantità, punta a divenire (…o rimanere, non meno difficile!) un modello universale di qualità. Nel settore turistico-logistico, l’Europa può ancora essere un punto di riferimento simile, ne ha le potenzialità e soprattutto l’interesse. Ecco allora che le aziende, le istituzioni, anche semplici associazioni di cittadini, hanno alcuni strumenti per incidere attivamente sui propri territorî, ad esempio attraverso l’europrogettazione (ovvero quel macroinsieme di tecniche conoscitivo-manageriali vòlte a confezionare progetti che possano soddisfare i requisiti richiesti dai complessi bandi europei, diretti o indiretti).

Innanzitutto, è necessario puntare sulla specializzazione dell’offerta turistica, edificando un network di soluzioni turistiche “su misura”, “personalizzate”, che cerchino di allargare il target di riferimento evitando anche che ai picchi del turismo stagionale seguano lunghi periodi di dispersione e spopolamento delle aree a vocazione turistica; per conseguire tale risultato, chiaramente, è non più rimandabile una formazione multilivello degli operatori dell’accoglienza, che si tratti di turismo “del lusso” o di pacchetti economici adatti alle sacche più disagiate della popolazione. Ma un turismo sterile e fine a sè stesso, per l’appunto, non basta più; ecco perché in futuro avranno sempre maggior peso le formule del turismo agroalimentare ed enogastronomico (il cosiddetto “agriturismo”), del turismo culturale interattivo, del turismo “della bellezza” (o paesaggistico), e di quello della salute e del well-being. Si stanno integrando percorsi di scambio tra medicina e turismo, tra sanità e comparto alberghiero, per far sì che ogni viaggiatore possa sentirsi “a casa”, soddisfatto nelle proprie peculiari esigenze e invogliato a sperimentare nuove tipologie di soggiorno. E se questo è importante per l’Europa, pare addirittura irrinunciabile per il nostro Paese, dove ormai grandi industrie non ve n’è pressoché più, e dove le aziende maggiori – tra cui molti dei nostri storici brand – si sono già trasferite altrove.

Sul fronte dei trasporti, decine sono le emergenze aperte citate dalla De Monte e ora sul tavolo del Parlamento UE (tra cui la digitalizzazione del settore, il “dialogo” fra trasporto su gomma e su rotaia, la delocalizzazione degli autotrasportatori, le pratiche di car sharing, la riqualificazione delle aree rurali e il decongestionamento intelligente delle metropoli urbane, gli aiuti di Stato per le grandi infrastrutture); alcune di esse si spera troveranno accoglimento progettuale nell’àmbito del piano straordinario d’investimenti promesso dal neoeletto presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker: per ora si tratta solo di promesse fumose, ma è positivo il fatto che per la prima volta da svariati anni il concetto di austerity abbia lasciato il posto a quello di rilancio dell’economia dell’eurozona attraverso pubblici investimenti. Staremo a vedere.

Carlo Tregambe

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