ISABELLE EBERHARDT: IO PARTO PER L’IGNOTO di Paola Merolli è un profondo racconto lineare, il solco interiore tracciato dall’anima di una donna nel suo particolare e complesso, se pur breve, percorso esistenziale.
In un deserto metaforico si svolge l’ultimo dialogo tra la protagonista ed il suo uomo, una conversazione fittizia che segna una strada di pensieri espressi in quella solitudine da cui emerge un continuo turbamento interiore. Il colloquio diviene rappresentazione dell’inconscio mentre da una sorta d’immaginario più lontano dell’essere stesso si materializzano profondità intangibili legate alle varie configurazioni nascoste della protagonista. Una fitta trama di sensazioni e sentimenti intrappolano a fatica la donna che cerca di svelarsi, tra le sue tante esperienze racchiuse anche e soprattutto nella sua forma espressiva più potente, la scrittura; al contempo continuano a scorrere luoghi mentali, incatenati a distanze inesplorate, lampi di idee offuscano tutti gli elementi discorsivi che restano inafferrabili sino a quella fine sospesa.
Le operazioni di questo complesso spettacolo sono pregevoli e va in primo luogo applaudita con forza la contaminazione della parola con altre forme d’arte quale tentativo di spiegare, tutte insieme, comuni concetti attraverso varie sfumature differenti.
La sceneggiatura di Paola Merolli, lieve e nel contempo densa d’informazioni, forse troppe, è molto interessante per i suoi continui tratti alternanti tra racconto esplicito e riflessione evanescente, ma in alcuni momenti è leggermente rallentata e non trova quel punto di massimo, forse non troppo cercato, che l’avrebbe resa più appassionante.
Il regista Davide Iacovacci riesce a creare una bella amalgama tra le varie forme espressive tutte tese a dare corpo al dialogo introspettivo, ed, anche attraverso la sua voce narrante, guida bene i vari stati d’animo rappresentati dalla protagonista Sara Religioso che forse stenta un pochino, in questa corposa struttura, a trovare le modulazioni migliori per coinvolgere totalmente il pubblico comunque ben accompagnato sino all’ultimo.
Le immagini in continuo fluire sono bellissime e sottolineano con chiarezza il costante divenire, sino a rendere tutta la raffinata scenografia ancora più pregnante, gli apporti di un bel disegno luci, se pur leggermente ripetitivo, la ricchezza di suoni ed il buon accompagnamento musicale danno a tutta la pièce un’identità superiore.
In questo particolare ensalmble artistico il racconto multisensoriale spinge il pubblico oltre la traccia dell’essere.
ISABELLE EBERHARDT: IO PARTO PER L’IGNOTO Atto unico di Paola Merolli con Sara Religioso e Davide Iacovacci regia Davide Iacovacci Video making: Davide Iacovacci, Riccardo Morgante, Niccolò Vitelli Chitarre: Renato Garretto Tecnico Luci: Martin Emanuel Palma Foto di scena: Valeria Nardilli Grafico: Marco Ricci
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