Insomma, sembra davvero tutto pronto per il decollo del nuovo sistema, che regolerà l’accesso alle prestazioni assistenziali e di accesso ai servizi in forma agevolata per le famiglie in grado di dimostrare una situazione contabile da rientrare nei parametri aggiornati.
Cosa cambierà con il nuovo Isee
In sostanza, sparisce il vecchio meccanismo di rilevazione tra i redditi in vigore dal lontano 1998, i cui limiti sono emersi prepotentemente negli ultimi anni, con il 10% dei nuclei che totalizza un indicatore nullo, mentre uno su cinque non va oltre i 3mila euro.
Per ovviare a queste storture, si è cercato di mettere a punto un meccanismo più equo, in grado di considerare, da una parte, sia quelle voci tipicamente patrimoniali e finanziarie che contribuiscono in maniera determinante a formare il reddito complessivo di un nucleo famigliare, e dall’altra, a tenere conto anche delle eventuali componenti escluse da un’imposizione fiscale.
La stretta riguarderà da vicino proprio i furbetti che, puntando su dichiarazioni incomplete o false, riuscivano d acceere a bonus fiscali in virtù di un Isee non corrispondente alla reale situazione della famiglia. Così, il governo ha confermato che predisporrà l’attivazione della banca dati sulle prestazioni che si basano proprio sulla certificazione reddituale.
Perché il rinvio
Il ministro Poletti ha chiarito che da parte dello Stato, il sistema è pronto a partire: tutti gli adempimenti, sono, infatti, stati preparati e la modulistica sarà disponibile a breve termine.
Come già avvenuto per le delibere Tasi, che hanno obbligato il governo a concedere altri tre mesi per gli aggiornamenti delle aliquote, i Comuni sono però in netto ritardo con la preparazione dei regolamenti necessari al funzionamento dell’Isee, in parte per le elezioni che hanno rinnovato tantissime amministrazioni nel mese di maggio.
D’altro canto, anche gli atenei universitari – che basano gli sconti sulle tasse d’iscrizione proprio in relazione al parametro redfituale – hanno richiesto qualche mese in più, essendo le domande per le borse di studio già inoltrate secondo i vecchi criteri.
Arriva anche la Social card
Ma non basta: ieri il ministro Poletti ha confermato che è intenzione del governo di mettere a punto una guerra a tutto campo contro la povertà, che partirà proprio da uno degli strumenti ce negli ultimi anni ha incontrato diversi campi di sperimentazione. Si tratta della social card, che dovrebbe essere allargata, sempre a partire dal 2015, alle regioni del Mezzogiorno, ricorrendo alle risorse già assicurate, per un plafond complessivo che supera i 200 milioni di euro.
Dovrebbe poi partire anche un programma di reinserimento lavorativo, da attivare parallelamente al sostegno economico ai nuclei in difficoltà. In questo modo, si dovrebbero assistere un totale di circa 200mila soggetti, rispetto agli attuali 27mila destinatari di social card.
Fonte: LeggiOggi