Iside in Piemonte: la fortuna dei culti misterici.
Creato il 08 gennaio 2016 da Il Viaggiatore Ignorante
Ci troviamo a pochi chilometri da Torino, nel comune di Monteu da Po e di fronte a noi abbiamo i resti di un santuario dedicato alla dea Iside. Come è possibile? Sicuramente questi templi non avevano una grandissima diffusione sul territorio ma esistevano laddove vi era una esigenza specifica da parte dei fedeli.
Per comprendere però per quale motivo sia normale trovare un culto di matrice egizia in Piemonte, occorre fare un passo indietro nella storia. Iside, figlia di Geb e Nut e sorella del suo sposo Osiride è una delle divinità femminili più venerate dell’antico Egitto. Viene presentata come madre amorevole e moglie devota e fa parte della triade divina Iside, Osiride, Horus.In epoca tolemaica il suo culto arriva fino in Grecia e successivamente si estende in modo massiccio nell’impero romano anche grazie a Cleopatra. In realà la prima menzione ufficiale di questo culto nella nostra penisola ci viene data ben prima dallo storico Claudio Ennio (239 - 169 a.C.).Durante il corso dei decenni e dei secoli questa divinità gode in Italia di alterne fortune, ora tollerata, ora non accettata.Il culto di Iside si diffonde nel nord Italia secondo alcuni storici partendo da Aquileia, importantissimo snodo commerciale in cui arrivava la via Postumia che attraversava la Pianura Padana fino a Genova.Da questi presupposti non è strano che in alcune città siano sorti i templi di cui parlo.Esistono e sopravvivono notevoli resti archeologici che testimoniano quanto il culto fosse praticato e importante: a Roma, nel Campo Marzio, sorgeva un Iseo, dapprima abbattuto e poi ricostruito sotto Domiziano. Da questo tempio proviene un oggetto che mi è molto caro: la Mensa isiaca, una tavola di offerta in bronzo, ageminata in argento, rame e nigellum, che con grande probabilità ornava l’altare dell Iseo Campense e che viene riscoperta con il Sacco di Roma del 1527, acquistata da Pietro Bembo ed arrivata nel 1630 nelle collezioni del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. Questa tavola, in seguito agli studi di J. F. Champollion si rivelerà un oggetto che presenta geroglifici solo in forma decorativa, un falso di epoca romana, insomma, ma abbastanza “forte” da far nascere in casa Savoia l’amore per le antichità egizie. Ma di questo e degli altri oggetti nelle collezioni vi parlerò un’altra volta...
Industria nacque nel 123 a. C. nell’ambito della formazione di una serie di colonie strategiche volute dal console Marco Fulvio Flacco; la posizione strategica sulla riva destra del Po e nei pressi della confluenza con la Dora Baltea era favorevole agli scambi commerciali. Vi era in loco già una preesistenza celto-ligure, il villaggio di Bodincomagus (bodinkos=mercato) che attestava gli scambi commerciali fluviali.Il villaggio godeva di una certa agiatezza, come testimoniano i ritrovamenti di oggetti di bronzo ora conservati presso il Museo di Antichità di Torino. Visitando il sito archeologico si trovano resti di quartieri di abitazione, con la presenza di una domus e di botteghe artigiane. La strada principale, fiancheggiata da un porticato, conduce invece a quello che fu l’imponente tempio di Iside, grande struttura rettangolare con un ingresso a scalinata rivolto a est. Dietro a questo edificio altre strutture immettevano invece nel tempio dedicato a Serapide, con un grande cortile centrale ed un corridoio semicircolare.Durante gli scavi archeologici sono stati ritrovati importanti oggetti che testimoniano il culto di queste divinità: bronzetti di tori offerti come ex voto, un sistro, una figura di danzatrice, attingitoi per l’acqua...
La fortuna di Industria comincia il suo declino nel IV secolo d. C.; il progressivo abbandono non sembra imputabile ad una crisi demografica ma alla distruzione dei templi pagani ed alla costruzione di un nuovo nucleo imperniato attorno ad una pieve. Tale edificio religioso viene solitamente indicato come la pieve di San Giovanni Battista di Lustria (nome traslato da Industria).La città di Industria, annoverata da Plinio il vecchio viene riscoperta nel 1745 e da quel momento si susseguirono le campagne archeologiche ed il relativi ritrovamenti.
Paola Pensotti
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