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ISIS: Biografia ed Analisi di C. Barlati (riceviamo e pubblichiamo)

Creato il 27 marzo 2015 da Conflittiestrategie

ISIS: Biografia ed Analisi della Strategia Della Tensione In Medio Orientale In Un contesto Multipolare. Contraddizioni dello Jihadismo Armato, Generalizzazioni e Futuri Scenari Internazionali.

L’articolo ha lo scopo di offrire una visione quanto meno generale degli eventi in corso, avulsa dalle innumerevoli strumentalizzazioni e dalle disinformazioni correnti, possibilmente capace di donarvi uno spunto su cui poter riflettere liberamente e senza pregiudizio.

 

Come di solito avviene dopo l’improvvisa apparizione di un fenomeno sulla scena internazionale, numerose si sviluppano diatribe e pretese di verità, che tendono gradualmente a mistificare la reatà dei fatti, nonché la reale compresione del fenomeno stesso. La proclamazione dello Stato Islamico non è stata risparmiata da critiche ed ipotesi volte ad analizzare, alle volte anche con un notevole azzardo, la sua ascesa, il suo sviluppo e la sua crescente popolarità. Il pensiero maggiormente condiviso tra gli amanti dell’informazione ricollega l’apparizione dell’Isis e il dilagare dello jihadismo armato ad una non ben definita strategia statunitense di destabilizzazione.

Stabilire con precisione aritmetica gli esatti meccanismi che hanno generato l’apparato terroristico Jihadista è impossibile. In compenso, possiamo provare ad identificare quali avvenimenti hanno permesso il suo sviluppo e quali i fattori che hanno contribuito ad alimentarne le ambiguità.

Origini del’Isis e del terrorismo. Quanto c’è di Medio Orientale nello Jihad?

Data per certa l’impossibilità di poter formulare una chiara ed indiscutibile definizione della nascita dello Jihadismo Al-Qaediano, procederemo su di un altro versante, non meno importante, che ci vedrà impegnati nel ricostruire una breve storia delle ingerenze statunitensi in Asia, le quali, a loro volta, hanno contribuito al dilagare dello Jihadismo-militare-terroristico.

La prima significativa ed ufficiale ingerenza statunitense, nei precari equilibri Medio Orientali, risale all’ appoggio fornito dagli USA alle lobby sioniste, per la creazione dello stato di Israele. E’ d’uopo precisare che un’analisi del terrorismo Palestinese richiederebbe una trattazione molto più vasta, che si discosta nettamente dal filo conduttore dell’articolo. Per tanto, il mio discorso si focalizzarà solo ed esclusivamente sullo jihadismo terroristico post-Saddam, che vedrà in qualche modo coinvolti i governi occidentali, nella formazione e nello sviluppo delle cellule estremiste di matrice Al-Qaediane e nelle esacerbanti divisioni religiose.

La sedonda importante ingerenza risale, invece, alla Guerra del Golfo. Gravi sono state le ripercussioni, successive al conflitto, che hanno turbato irrimediabilmente gli equilibri politico-sociali tra le diverse fazioni religiose.

L’Iraq di Saddam, a seguito dell’intervento della coalizione occidentale, scaturito dall’invasione del Kuwait da parte del dittatore Iracheno, fu obbligata a ritornare sui suoi passi, a suon di sanzioni e di limitazioni territoriali. I procedimenti più importanti, avallati in tale occasione, e posti a garanzia del nuovo equilibrio, hanno riguardato l’istituzione di una no fly zone e la creazione di una entità Curda, quasi indipente dal controllo di Baghdad.

Il supporto militare ed economico ai curdi, ed occasionalmente alle altre minoranze irachene, si configurerà come uno dei capisaldi della politica imperialista atlantica, finalizzato alla conquista delle principale rotte petrolifere continentali(la destabilizzazione dei paesi Islamici moderati sarà, come vedremo, foriera di numerosi conflitti civili e diverrà motivo di interventi ‘umanitari’, a sostegno delle reclamate richieste di ‘democratizzazione’).

La presenza delle armate alleate, dopo il termine del conflitto, ha conosciuto una graduale progressione, per via dei rivendicati attacchi terroristici jihadisti di Al-Qaeda. La nuova lotta all’impero del male ha dato, così, inizio ad una nuova campagna di ingerenze in Medio Oriente, che ha visto come protagonisti prima l’Afghanistan(2001) e poi l’Iraq(2003). L’esecuzione dei capi di Stato, la destabilizzazione delle sette politiche-religiose, l’aspirazione delle lobby Arabo-Statunitensi(e di Turchia, Egitto, Qatar e Arabia Saudita), hanno contribuito all’esasperazione del già esistente ”Divit et Impera” occidentale, degenerato, col tempo, in un riduttiva corsa al finanziamento dei gruppi d’opposizione.

Grazie alla nuova ideologia islamofobica del terrore, attacchi preventivi contro obiettivi civili ed esecuzioni sommarie di capi di stato, da parte dei combattenti per la libertà(oggi terroristi) e delle truppe alleate, hanno inaugurato l’instaurazione della democrazia, salutata da molti accademici e giuristi come un’attuazione, seppur eclatante, dell’autodeterminazione dei popoli arabi(primavere arabe). Purtroppo, occorre ricordare, a tali illustri giuristi, quanto sia stato fondamentale il finanziamento statunitenese per tali liberatori e quanto sia stata infima la partecipazione civile in tali conflitti, combattuti, nella stragrande maggioranza, dalle forze speciali francesi(Libia) e statunitensi(Iraq e Siria).

Il passaggio da ‘combattenti per la libertà’ a ‘terroristi’ si è avuto a seguito della caduta del regime di Muammer Gheddafi, la quale ha spianato la strada, definitivamente, alla creazione, autonoma o meno, di una Stato Islamico Jihadista nell’Ovest, attraverso la conquista e l’affermazione dei gruppi armati, nei territori distrastati dai bombardamenti e dall’anarchia post conflitto. L’assassinio di Gheddafi, oltre all’instaurazione di un governo filo-occidentale, ha comportato, come gravissima conseguenza, l’annichilimento di ogni pressione laica e moderata, non solo nazionale, precedentemente esercitata dall’apparato Statale libico, al fine di contenere, pacificamente, in un’unica entità, etnie e frangenti diversi, ma anche nei rapporti con l’estero, evitando, in tal modo, il dilagare di inutili e allarmanti estremismi.

 

Possiamo ‘parlare’ di jihadismo? E di musulmani?

Da un po’ di tempo a questa parte, impropriamente vengono adoperati termini quali ”Islam”, ”Arabo”, ”Musulmano”, ”jihadista”, per identificare nazioni, etnie, gruppi ed individui. In particolare, la questione diventa intricata in riferimento all’esatta definizione del concetto di ‘jihad’, a cui erroneamente si attribuisce un significato negativo. Le generalizzazioni principali hanno preso spunto da una errata comprensione di concetti molto importanti nel mondo dell’Islam, sui quali è doveroso far luce, ai fini di una , se non perfetta, quanto meno chiara ed a-condizionata comprensione del fenomeno:

1• Il concetto di ‘Musulmano’

2• Il concetto di ‘Islam’

3• Il concetto di ‘Jihad’ e di ‘sciita’

•In una qualsivoglia società, teocratica o meno, ‘Musulmano’ è il cittadino-credente, letteralmente ‘devoto ad Allah’. Molte volte si confonde l’attribuzione religiosa con quella etnica(arabo-musulmano). Ciò e totalmente sbagliato poiché l’una non implica necessariamente l’altra.

• l’Islam è la religione dei musulmani, che riconosce come dio Allah e come suo unico profeta Maometto. La religione islamica trae i suoi precetti fondanti dal Corano, il libro sacro dei musulmani, rivelato da Allah a Maometto e ritenuto la parola di Allah in terra.

• Lo sciismo originariamente rientra nelle grandi divisioni di cui è composto il mondo Islamico, costituendone circa il 10%. ‘Sciismo’ si traduce in ‘partito’, ‘fazione’ e la sua origine risale al tempo delle lotte civili per la successione alla morte del profeta Maometto. Diversi gruppi e sette religiose si scontrarono,all’epoca, sul tema dell’estrazione sociale del successore. I futuri ‘sunniti’ sostenavano che qualsiasi musulmano credente e idoneamente preparato potesse succedere al profeta. I futuri ‘sciiti’, invece, erano dell’idea che solo un diretto discendente della famiglia del profeta poteva ambire a tale posizione. Ciò diede avvio al grande scisma dell’Islam, foriero di innumerevoli divisioni nonché delle numerose interpretazioni del testo coranico. La storia dello scisma è ricca di frazionamenti interni e di motivazioni più politiche che dottrinali. Il ‘jihad’, nell’accezione contemporanea, post conflitti del Golfo, ne è solo una conseguenza.

Il jihad: ”sforzo” e ”lotta armata”, divisioni più politiche che religiose.

Letteramente ‘jihad’ si traduce con ‘sforzo’. ”Jihâd fî-sabîli-llah” è lo sforzo sulla via di Allah. Nonostante le interpretazioni, volutamente, riduttive questo termine è pregno di una quantità di significati e designa atteggiamenti diversi. Quello più noto riguarda la lotta armata(italianizzata ‘la’ jihad). La guerra, nell’Islam, tuttavia obbedisce a precise norme, stabilite dal Corano.

”Combattete per la causa di Allah contro coloro che ci combattono, ma senza eccessi, perché Allah non ama coloro che eccedono.” Ed è lo stesso Maometto che specifica: ” Non uccidete i vecchi, i bambini, i neonati e le donne” perché ” i credenti sono i più umani negli scontri più crudeli.”

La belligeranza viene, dunque, genericamente intesa come condizione eccezionale di difesa, la quale deve terminare il prima possibile: ”Combatteteli finché non ci sia più persecuzione ed il culto sia [reso solo] ad Allah.”

Coloro che partecipano alla ”lotta sulla via di Allah” sono chiamati ‘Mujahidin’ e godono della massima considerazione nella loro comunità. ”Sforzo” e ”lotta” non sono da intendersi unicamente in modo violento, bensì anche attraverso lo studio degli scritti, l’esempio morale e le sfide all’ingiustizia. Ogni comportamente che va’ al di la di quanto è prescritto può essere considerato jihad, solo e soltanto se finalizzato al compiacimento di Allah, al suo avvicinamento, come segno d’amore: ”Tutti colo che moriranno senza aver partecipato al jihad, o senza aver nutrito in cuor loro la speranza di parteciparvi, lasceranno la vita con una punta di ipocrisia”(Maometto).

Chi e cosa sono i terroristi?

Gli onnipresenti ‘terroristi’, sempre visibili sui canali televisivi di tutto il mondo, attivi su internet attraverso i social network, date le accademiche e su citate definizioni, si discostano nettamente dal concetto di jihadista armato(Olp e Hamas).

Fin ora, tutte le loro azioni, paradossalmente, più che ‘avvicinarli ad Allah’, hanno soddisfatto le esigenze geopolitiche statunitensi. Tra queste, alcune in particolare vanno contro ogni logica militare e precetto coranico:

a) il diverso comportamento riservato ai prigionieri

b) I falsi video dell’Isis riguardanti la decapitazione dei prigionieri ‘cristiani’ e la distruzione delle copie delle opere d’arte del museo di Mosul

c) le minacce di attacchi terroristici rivolte agli Stati europei

Il differente trattamento a cui sono stati sottoposti prigionieri diversi(Greta e Vanessa, giornalisti, civili cristiani), non può essere spiegato ricollegandosi esclusivamente ad una diversa interpretazione del Corano. Un’analisi oggettiva di tale problematica dovrebbe tener conto non solo dell’estrazione socio-politica delle diverse componenti armate, ma anche delle diverse esigenze politico-militari a cui i gruppi armati(e non comunità) vanno incontro.

Il contributo statunitense nella formazione del jihadismo armato(non solo Isis).

Come più e più volte sottolineato dai colossi occidentali dell’informazione, i miliziani dello Stato Islamico sono ‘spuri’, ovvero provenienti da Paesi diversi. La presenza di veri ”Arabi ” o di veri ”musulmani” è minore del previsto(special modo per l’Isis) rispetto a quanto propinato dai media. Perfino il rudimentale addestramento, a cui sono stati sottoposti i cadetti, e’ di origine statunitense. Nei numerosi video disponibile in rete, resi noti dai ribelli, si vedono chiaramente i soldati eseguire le forme marziali del ”Tae kwo ndo”, molto in voga tra le forze speciali statunitensi negli anni ’90- 2000, sostituito, col tempo, dall’israeliano Krav Maga. Inoltre, molti sono i gruppi esistenti, che lottano per la realizzazione dello jihadismo nel mondo, ricollegabili, almeno formalmente, ad Al-Qaeda. Le contraddizioni tra queste fazioni, le quali hanno origine comune, sono molteplici ed inspiegabili alla luce del comune passato che li ha visti insieme uniti nella lotta terroristica all’occidente.

La prima e più evidente contraddizione si è evinta dal trattamento riservato alle due giovani italiane rapite in Siria, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Come rende noto un articolo di ”Aurora”, ripreso dal quotidiano online ”Imola Oggi”, le due italiane hanno goduto di invidiabili appoggi da parte sia della Farnesina, che di varie organizzazioni legate ai terroristi anti-Assad(aiutati e finanziati, successivamente, dal riscatto pagato per liberare le due ragazze). Ora, considerando l’ingente quantitativo di teste mozzate, nonché le efferate esecuzione di numerosi civili innocenti, comprese donne e bambini, lo stato di perfetta detenzione, privo di qualsiasi turbativa, appare del tutto inconsueto, se si tiene conto dei legami delle due italiane con associazioni anti-governative, filo statunitensi e di stampo cattolico (nemiche dunque assolute di qualsiasi cellula islamica ribelle). E’ vero che il Corano proibisce l’uccisione di donne e bambini, e condanna l’esecuzione di coloro che si sono arresi (”Nel giorno della resurrezione io stesso sarò nemico di chi ha dato fastidio ad un protetto”(Maometto)), ma di fronte alle infinite incoerenze di cui si sono macchiati i militanti islamici di Al-Nusra( in passato militanti di Al-Qaeda), quanto poteva pesare l’uccisione, in questo caso giustificata, di due probabili spie? Per quanto attiene l’uccisione dei civili innocenti, al di la’ delle onnipresenti ingerenze straniere e degli eventuali sabotaggi, condannare a morte innoqui cittadini, senza chiedere alcun riscatto (considerato l’elevato numero dei prigionieri), e rilasciare, invece, dietro cauzione, due possibili spie, risulta strategicamente inutile e privo di senso.

Osando possiamo definire questa mossa un’azione veramente stupida per un guerrigliero. Se volessimo, invece, considerare attinente l’ipotesi del falso rapimento e del finaziamento indiretto alle fazione siriane anti-Assad, il ragionamento si inscriverebbe a tutti gli effetti in una ben orchestrata strategia della tensione e della disinformazione internazionale, volta a fomentare divisione e contrasti, in chiave prettamente anti moderata. Una perfetta strategia della tensione avallata dagli USA, eseguita dalle colonie europee, a favore di generalizzazioni e divisioni delle fazioni jihadisti(al-Nusra e l’Isis sono rivali ma hanno origine entrambi da Al-Qaeda). Il diverso trattamento riservato alla medesima tipologia di prigionieri dimostra quanto sia incomprensibile la strategia di determinati nuclei terroristici(non solo terroristi dell’Isis) e quanto lo zampino statunitense tenda ad intricarne la trama.

Falsa propaganda. Il mito del miliziano dell’Isis.

Il copioso materiale presente su internet, targato Isis, rappresenta lo strumento principale del Califfato Islamico per reclutare aspiranti combattenti da qualsiasi parte del mondo. Come ogni tipo di propaganda, quella del califfato si sforza di dimostrare l’efficacia delle sue operazioni e la competenza dei suoi soldati. Solo una fatto appare inspiegabile. Perché perdere tempo nell’elaborare falsi video di decapitazioni e nel riprendere la distruzione di copie di opere storiche?

Stando ai rendiconti ufficiali, lo scopo di tali falsificazione è da ricercare nel tentativo di non render nota lo loro posizione ai satelliti nemici. Nonostante la spiegazione al quanto riduttiva e priva di fondamento, numerosi sono i dubbi che assillano i meno ingenui.

Se volessimo considerare le numerose e cruenti uccisioni riprese dalle telecamere dei militari, a disposizione dei rispettivi eserciti ribelli e di internet, risulterebbe molto più logico filmare e caricare una ‘comune’ esecuzione sommaria al posto di montare, in maniera tanto sofisticata, con tanto di enfasi scenografica ed effetti speciali, una simile opera pubblicitaria. In più, tali conoscenze dovrebbere essere prerogativa di informatici e di grafici pubblicitari ultra specializzati. Altro punto poco chiaro riguarda l’elevata abilità informatica a disposizions degli hacker nel manomettere e prelevare dati, indiscusso primato raggiunto solo da Julian Assange, Eduard Snowden ed Anonymous.

 

Minacce all’Europa. Guerra ai miei ‘amici’.

L’ultimo punto della mia analisi riguarda la conflittualità che la maggior parte delle cellule anti-moderate jihadiste, in particolare quella dell’Isis, ha nei confronti dell’Europa. Contestualizzando, gli Stati europei tra cui Francia, Germania ed Inghilterra hanno da sempre appoggiato qualsiasi risoluzione statunitense nella lotta ai governi libici, siriani ed iracheni garantendo, in qualunque occasione, il loro sostegno alle primavere arabe. L’ostilità dei jihadisti, manifestatasi attraverso le minacciose dichiarazione indirizzate alle potenze europe, appare, ancora una volta, in conflitto con un postulato base del mondo militare, ovvero ”il nemico del mio nemico è mio amico”.

Ogni intervento statunitense, da quello in Iraq fino a quello in Siria, è stato finalizzato all’annientamento dei governi non allineati, ostili all’avanzata atlantica. I jihadisti, essendo in teoria i difensori dell’Islam, nemici di conseguenza dell’occidente, avrebbero dovuto combattere l’esercito alleato e non quello governativo, poiché essendo anch’essi musulmani, avrebbero avuto solo da guadagnare alleandosi con i loro simili nello scacciare l’invasore. Ecco dunque che il nemico del mio nemico diventa, anch’egli, mio nemico.

Considerazioni personali

La ‘questione’ Isis, più che porsi come un’ emergenza, si sta trasformando, lentamente, in un vero e proprio affare per le super potenze occidentali, tanto che, stando così le cose, Stati Uniti ed Israele, dall’ascesa del califfato ad oggi, hanno avuto solo da guadagnarci.

Se consideriamo l’attuale scenario geopolitico, in trasformazione verso un multipolarismo sempre meno americanicentrico, noteremo che gli sconvolgimenti che stanno dilaniando il Medio Oriente hanno tutte un denominatore comune: L’Europa.

Non dimentichiamo che, oggigiorno, è in corso un conflitto in Ucraina tra Stati Uniti e Russia, e che gli USA sono in stallo per una serie di motivi sia militari che politici, tra cui i forti problemi di integrazione delle minoranze in patria ed il mancato appoggio dell’Europa per la guerra del Donbass , la quala , agli occhi delle potenze europee, rischia di danneggiare irrimediabilmente le economie nazionali, spianando, in tal modo, la strada alle destre nazionaliste, dichiaratamente antiamericane ed anti europee. Un grave colpo per la Germania eurocentrica e per gli equilibri atlantici, dunque.

Se a tutto ciò aggiungiamo l’insistenza di Israele nel richiamare la comunità internazionale a procedere con misure di sicurezza straordinarie per il contenimento dello sviluppo energetico dell’Iran, causa dei recenti battibecchi con gli Stati Uniti, possiamo, a pieno diritto, formulare un’ipotesi alquanto singolare: l’Isis e il fondamentalismo jihadista non sono solo creature statunitensi, bensí spauracchi di natura israeliana per alimentare la propaganda islamofobica e spingere, così, le potenze europee alla guerra contro la Russia, favorendo, allo stesso tempo, le politiche Israeliane per il controllo della Palestina.

Non dimentichiamo che l’attentato in Francia, alla redazione Hebdo, è avvenuto alla luce di un accordo tra il governo Hollande e la Russia per la costruzione e la consegna di due navi da guerra di ultima generazione, nonostante le fortissimi critiche delle Nazioni europee. Hollande ha giustificato tale accordo con l’impossibilità di recidere un contratto(di 1,2 miliardi di euro) che avrebbe gerato benefici e posti di lavoro. La consegna delle navi è stata però bloccata dalle sanzioni ed il resto, come si suol dire, è storia.

Per spiegare più semplicemente tali questioni, un paragone con l’Italia degli anni di piombo potrebbe rivelarsi d’aiuto.

Proprio come, all’epoca, le brigate rosse ammazzarono chi li voleva, per compromesso storico, in parlamento, così l’Isis sta cercando di eliminare tutte le fazioni jihadiste Al-Qaediste sue ‘compagne’(i brigatisti separatisti). Il tutto avviene nell’intento palese di distruggere gli stati islamici moderati(Aldo Moro), i quali, paradossalmente, a loro volta, costituiscono gli unici oppositori contro le ingerenze anti sovraniste euro-statunitensi(trame Andreottiane)e contro i tentativi di strumentalizzare i gruppi armati interni(coinvolgimenti mafiosi e camorristici per sviare i sospetti).

I possibili scenari futuri concernono poche alternative. Nella lunga e sempre attuale storia delle strategie manipolative la fine del fenomeno separitista, politico brigatista o religioso terrorista, ha sempre coinciso con la realizzazione dell’intento o col fallimento del piano che si voleva attuare. Ma, vista e considerata la variante multipolare, eventuali dissidi potrebbero avallare unilateralmente azioni non coordinate ed avere effetti di non secondaria importanza. Le conseguenze principali potrebbero riguardare:

- Un intervento Israeliano in Iran e l’isolamento dello stato sionista in Medio Oriente.

Lo scoppio di un conflitto potrebbe determinare un’allenza tra Israele e l’Iran per l’annientamento del Califfato oppure la creazione di un’asse Isis-stato sionista, nemico dell’Iran. Questa e’ una ipotesi poco probabile ma data la sfacciataggine dello stato israeliano non e’ assolutamente da escludere.

- un intervento statunitense in Medio Oriente, che potrebbe provocare la definitiva rottura con l’Europa e lo scoppio di un conflitto nucleare con la Russia, per l’inammissibile ingerenza nelle politiche degli Stati suoi alleati.

- una radicalizzazione del terrorismo in Europa che spingerà unicamente le nazioni europee alla guerra in Russia.

- Un doppio conflitto multipolare, dovuto alla rottura tra Usa e Israele, il primo in Europa, contro la Russia e il secondo in Medio Oriente, contro l’islam.

- Un intervento nucleare a sorpresa contro gli stati Islamici o contro la Russia.

In tutti gli scenari su elencati non bisogna tralasciare che il terrorismo verrà utilizzato 1) dagli USA come strumento di pressione in Europa, per giustificare un intervento in Ucraina 2)dagli israeliani per invocare un intervento armato in Iran. Insomma, il vecchio detto del giocattolo conteso tra i due bambini. Speriamo solo che il giocattolo non si rompa, o che i grandi, stufi dei loro capricci, si arrabbino.

 

Chris Barlati

 

Fonti

Traduzione articoli stranieri ad opera di Gloria Meneghini(VR)

•https://byebyeunclesam.wordpress.com/2015/01/16/lo-spirito-del-tempo-o-lislamofobia-radicale/#more-11640

•http://www.imolaoggi.it/2015/01/02/ecco-chi-sono-in-realta-greta-ramelli-e-vanessa-marzullo/

•http://notizie.virgilio.it/videonews/le-statue-distrutte-dall-isis-sono-copie-in-gesso-quelle-vere-in-salvo-a-baghdad.html

• http://www.thepostinternazionale.it/mondo/iraq/l-isis-spiegato

•http://www.europaquotidiano.it/2014/11/25/mistral-parigi-rinvia-sine-die-la-consegna-delle-navi-a-mosca/

•http://www.storiaestorici.it/index.asp?art=211

•https://aurorasito.wordpress.com/taqfiri-ditalia/

•http://www.corriere.it/inapp/index.shtml?logged=false&returnUrl=http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_22/forse-falso-video-dell-uccisione-21-cristiani-giustizia-dall-isis-02deedb0-ba6c-11e4-9133-ae48336c4c83.shtml

•http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2015/03/02/netanyahu-relazioni-con-usa-non-finite_54a4cd3c-7482-4166-9bf1-85632a1467ae.html

•http://www.imolaoggi.it/2015/02/05/isis-tortura-decapita-e-crocifigge-anche-i-bambini-lonu-se-la-prende-con-liraq/

•http://albainformazione.com/2015/02/27/nuove-prove-degli-aiuti-usa-allisis-in-iraq-e-siria/

•http://albainformazione.com/2015/02/21/gli-usa-hanno-creato-lisis-per-combattere-hezbollah/

•http://openews.eu/nouveau-fail-non-les-documents-de-snowden-naffirment-pas-que-le-chef-de-leiil-a-ete-forme-par-le-mossad-debunking/

•http://www.bbc.com/news/world-middle-east-24179084

•http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/penn-all-arrabbiata-isis-hanno-inventato-cheney-bush-colpa-97130.htm

•http://www.huffingtonpost.it/2015/03/25/isis-leoncini-del-califfato_n_6938774.html?

•http://video.ilmessaggero.it/mondo/isis_calci_allo_stomaco_mitra_e_sangue_il_brutale_addestramento_dei_bimbi_della_jihad-47753.shtml


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