Dopo il terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito ieri il Pakistan è emerso un isolotto di fango e sassi nel Mare Arabico, poco lontano dalle coste del Baluchistan. Alto circa 20 metri e lungo una settantina, è apparso agli occhi increduli di pescatori e residenti di Gwadar, a 400 chilometri di distanza dall'epicentro del sisma. A distanza di ore, al largo della città di Ormara della provincia del Baluchistan, vicino al fiume Basil, ha fatto capolino una seconda massa solida dalle parvenze di un isolotto. Profondo appena 6-7 metri è emerso per un effetto indiretto del terremoto. La prima isola emersa è stata battezzata dai locali "la montagna del sisma" ed ha già attirato molti curiosi che sono praticamente già sbarcati sulla superficie. Gianluca Valensise, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha spiegato: «La scossa potrebbe aver generato pressioni elevate che avrebbero causato la liquefazione dei sedimenti sottomarini, emersi in superficie attraverso una frattura». A quanto pare la zona è ricca di gas, infatti, gli esperti dell'Istituto nazionale di Oceanografica del Pakistan hanno riferito ai media locali. «Il nostro team ha trovato bolle che risalgono dalla superficie dell'isola e che hanno preso fuoco con un fiammifero. Si tratta di gas metano».
Già nel 1945 dopo il terremoto nella zona di Makran apparvero quattro nuovi isolotti, che però poi sparirono nel giro di un anno. E’ probabile che la stessa sorte tocchi anche a queste due piccole isole. In Italia nel giugno del 1831 un vulcano sottomarino, tra Sciacca e Pantelleria, eruttò emergendo dalle acque del Canale di Sicilia. L'Isola Ferdinandea che nacque in seguito all’eruzione ebbe però breve vita, scomparendo lentamente fino a inabissarsi per sempre nel gennaio 1832.