La NASA e i diversi partner adottano costantemente procedure per ridurre i rischi da contaminazioni che potrebbero causare problemi alle attrezzature e soprattutto per gli astronautinelle missioni umane. Tuttavia, ancora una volta, la Stazione Spaziale Internazionale, stavolta volente o nolente, si è dimostrata un laboratorio scientifico perfetto. Esaminando i campioni prelevati da un filtro dell'aria usato per 40 giorni a bordo della ISS e due sacchetti per aspirapolvere, i ricercatori hanno trovato una bella quantità dipatogeni opportunisti, ovvero batteri che in individui sani non scatenano alcuna attività patogena ma che potrebbero generare infezioni nell'individuo immuno-depresso.I risultati dello studio, mostrano che tra gli ospiti indesiderati c'è anche l'Actinobacteria, (in basso)
"Abbiamo bisogno di sapere quello che stiamo respirando in un ambiente chiuso,- ha dettoKasthuri Venkateswaran, microbiologo al JPL, capo del team di ricerca- studiare la comunità microbica sulla Stazione Spaziale ci aiuta a comprendere meglio i batteri presenti, in modo da poter identificare le specie che potrebbero danneggiare le apparecchiature o costituire un pericolo per la salute degli astronauti. Inoltre, è utile per individuare le aree che necessitano di pulizia più rigorosa". La Stazione Spaziale
Precedenti studi sulla comunità microbica a bordo del laboratorio orbitante, avevano usato tecniche di microbiologia tradizionali come la coltura di batteri e funghi in laboratorio. Ma "solo il 10% di quello che c'è là fuori -ha spiegato Venkateswaran - può essere coltivato ed è per questo che sono state adottate tecniche genetiche".
Il team ha utilizzato le più recenti tecnologie disequenziamento del DNA (in basso)
Questi dati sono stati poi confrontati con le cosiddette "cleanroom" (camere bianche) al JPL dove, a differenza della ISS, possono alternarsi anche 50 persone in un giorno ma senza alcuna permanenza.
Il dato più preoccupante è arrivato dal filtro dell'aria utilizzato sulla ISS, in cui il 99.65% delle sequenze vitali recuperate proveniva da Actinobacteria che al massimo rappresenta solo il 25,25% delle sequenze vitali trovate nelle camere bianche al JPL. Un risultato forse dovuto ad un regime di pulizia più rigoroso sulla Terra. La ricerca, però, non ha ancora affrontato la virulenza di questi patogeni in ambienti chiusi o il rischio di infezione della pelle per gli astronauti.