La cosa divertente era che non sapeva che il blog fosse stato aperto “a causa” sua. Quando agli inizi glielo menzionò, quasi di nascosto, sperava in parte che restasse inascoltato e in parte di averle messo una pulce nell’orecchio. Essendo una lingua che lei non conosceva, poteva comunque giocare la carta delle traduzioni sbagliate e interpretazioni diverse. Esitò comunque a parlargliene troppo, soprattutto perchè le prime cose erano ispirate a lei. Anche qualche scritto successivo, sporadicamente. Quando dopo quasi un anno si complimentò per le cifre raggiunte, ebbe un sussulto e quasi sperò che lei si fosse presa la briga di tradurre e capire quanto fosse stata importante. Però non era cambiata. Ma stavolta non voleva denudarsi dei suoi sentimenti – ormai passati – e servirglieli su un piatto. Le disse che questa era la lingua del suo cuore e della sua testa, e non l’avrebbe cambiata. Finita la conversazione, capì che anche stavolta era stata di ispirazione.
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