In un incendio doloso, appiccato nella sua casa nel villaggio di Douma, nei pressi di Nablus, in Cisgiorndania, ha perso la vita Ali Saad Dawabsheh, un bambino palestinese di 18 mesi, in quello che lo stesso primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha definito “un atto di terrorismo”. A provocare l’incendio sono stati dei coloni ebrei mascherati, almeno tre, come confermato anche dalla polizia israeliana che ha parlato di “movente nazionalista”; questi hanno infatti lanciato bombe molotov contro l’abitazione nella quale viveva una famiglia palestinese di quattro persone: marito moglie e due figli di quattro anni e diciotto mesi e proprio quest’ultimo, a causa del troppo fumo e delle fiamme, è rimasto ucciso nonostante i tentativi di soccorso, mentre gli altri tre sono ricoverati nell’ospedale di Nablus con gravi ustioni su tutto il corpo. All’inizio dell’attacco i coloni avevano rotto le finestre dell’abitazione, in modo che il fuoco potesse diffondersi in tutta la casa, e in seguito hanno lanciato diverse bottiglie incendiarie all’interno; prima di andarsene i membri del commando hanno poi scritto con la vernice, su un muro vicino, parole che esortano alla “vendetta”, sovrastate dalla stella a sei punte. Netanyahu si è immediatamente detto “scioccato da un simile atto criminale”, garantendo che i responsabili verranno trovati e puniti, aggiungendo che “Israele combatte il terrorismo in tutte le sue forme”. Dal canto suo anche l’Unione Europea, tramite la sua responsabile della Politica estera, Federica Mogherini, ha espresso indignazione ed anche preoccupazione per le possibili conseguenze che questo atto potrebbe avere: la già alta tensione rischia infatti di trasformarsi in una rivolta e in una “caccia al colono” nei territori occupati, cosa che potrebbe vanificare tutti gli sforzi compiuti finora dalla comunità internazionale per il raggiungimento della pace tra i due popoli. Bruxelles ha quindi chiesto a Tel-Aviv di opporre a questo atto una reazione durissima, che individui e punisca i colpevoli nel più breve tempo possibile e con la massima severità. La reazione palestinese è infatti pesantissima e sia il segretario dell’Olp Saeb Erekat, che il presidente palestinese Abu Mazen, hanno affermato che il Governo israeliano è “pienamente responsabile di questo crimine”, il quale non si sarebbe mai verificato se Tel-Aviv non avesse garantito per decenni l’impunità “ad ogni atto terrorista dei coloni”. Forte e meno diplomatica anche la reazione di Hamas, movimento che controlla la striscia di Gaza, il quale ha esortato i palestinesi residenti in Cisgiordania alla “resistenza”, a rivoltarsi contro la presenza israeliana e a difendere la moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme, luogo sacro dell’Islam dove il 26 luglio i militari dello stato ebraico hanno fatto irruzione, occupando l’edificio.
Israele. Bambino palestinese bruciato vivo da tre coloni israeliani in Cisgiordania
Creato il 31 luglio 2015 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniPotrebbero interessarti anche :