In procinto di rientrare a Istanbul dopo un breve soggiorno italiano, giovedì scorso ho incrociato – a Fiumicino – un nutrito drappelli di pellegrini diretti prima a Jeddah e poi alla Mecca. La prossima settimana, infatti, c’è la festa del sacrificio (Kurban Bayramı, in turco): la festa più solenne dell’islam, che celebra la sottomissione di Abramo – pronto a sacrificare suo figlio (per noi Isacco, per i musulmani Ismaele), poi sostituito da un montone – a Dio.
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E in caso di stagione climaticamente favorevole, anche questo bayram è una buona occasione per vacanze prolungate: col gioco dei fine settimana e dei ponti, molte persone hanno potuto mettersi in viaggio già venerdì per poi tornare anche domenica prossima (20 ottobre); dopotutto, ad Antalya ci sono ancora 30 gradi. Inconveniente automatico, il traffico fenomenale che si sviluppa immancabilmente sulle autostrade in direzione est, in direzione Anatolia. In ogni caso, festa prevalentemente in famiglia: e si banchetta un po’ dappertutto.