Sto lavorando a un nuovo articolo: sul progetto " Ospitalità italiana" a Istanbul. Si tratta in buona sostanza di un meccanismo di selezione - in cui sono coinvolti direttamente ministeri e camere di commercio - dei migliori ristoranti in Italia e all'estero, per garantire standard elevati in cucina (a partire dagli ingredienti) e nel servizio. Ovviamente, per quelli all'estero le procedure sono ben mirate: obbligo di utilizzare prodotti italiani, olio solo italiano, una persona che parla italiano sempre presente nel locale, carta dei vini con almeno il 30% di etichette italiane; due requisiti però mi sembrano troppo blandi: si può avere il riconoscimento di qualità anche se sono solo la metà dei piatti offerti a essere chiaramente identificabili come italiani, anche se lo chef non è italiano (basta che abbia seguito dei corsi di formazione in Italia per 6 mesi, o che abbia lavorato in un ristorante italiano per 3 anni). Personalmente, visto che parliamo di un riconoscimento di qualità, avrei adottato criteri più restrittivi.
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