Istanbul Nessun dorma

Creato il 21 luglio 2011 da Treasures

Scende la sera con un soffio di vento dal mare, mentre il canto dei muezzin si insinua tra le tende della finestra socchiusa.
Istanbul non dorme. Questa è una caldissima notte di cosce e zanzare, come direbbe Ligabue. Chi non ha il beneficio dell’aria condizionata si gira e si rigira nel letto sfatto, beve mille bicchieri d'acqua e si concede una sigaretta notturna dietro l’altra, sospirando. Poi fa una doccia.
Gruppetti di ubriachi cantano canzoni alla luna, escono insieme da un locale, sottobraccio. Nessun dorma, nessun dorma, come nella Turandot. I fornelli dove abbiamo cucinato il bulghur sono ancora caldi, tutto è caldo, tiepido, anche le lenzuola, o l’acqua che vien giù dal rubinetto. 
Si spengono le luci, si accendono le lanterne. Ronzano i ventilatori.
Nel vicolo i gabbiani stormiscono, i cani sbadigliano, i gatti rovistano tra i cassonetti stracolmi per cercare qualche lisca di pesce.
I bus notturni rompono la quiete delle vie semideserte di una Istanbul che non dorme ma riposa, in attesa di un altro giorno caldissimo e lento, intenso come sanno esserlo solo i giorni d’estate, quando si mangia troppo e ci addormenta sulla sedia del ristorante, con una tazza di chay fumante in mano.
Dicono che bere il chay caldo aiuti a sentire meno il caldo, ma con me non funziona. Ne bevo un po' e mi scaldo come un termosifone. 
E’ che noi non siamo abituati a questo caldo, ma ne siamo inebriati. Allora facciamo una passeggiata.
Uomini con baffi neri e canottiera a fasciargli una grossa pancia da birra, stringono nel pugno un rosario islamico, recitando salmi su salmi. Donne bellissime, nascoste da un velo nero, passano, scompaiono come fantasmi neri, inghiottite da viuzze diroccate, dove siedono famiglie intere di gitani, avvolti nei loro scialli variopinti. Sorridono. Vecchiette sdentate siedono sui gradini di casa, sgranocchiano semi di girasole, respirano lentamente. Immagino migliaia di occhi socchiusi, dietro agli usci delle case.
Le calde notti estive sono lunghe per ciascuno dei venti milioni di noi che abitano questa grande città chiamata Istanbul.

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