Istantanee milanesi

Creato il 14 ottobre 2014 da Clach

questa foto NON è stata fatta con il nuovo i-phone, ma con un semplice Alcaltel C9

Impressioni di dieci giorni a Milano, dopo un anno di assenza. Tra nano sim del nuovo i-phone esaurite, il Cerutti Gino al bar del Giambellino, pizze crude e lo yoga festival.

Dieci giorni a Milano sono volati, domani si riparte, destinazione Karlsruhe, dove lavorerò part time in un Bed & Breakfast che mi paga un corso di tedesco fino a Natale, o almeno questo è l’accordo.

Sono arrivato a Milano venerdì a mezzanotte e dopo essere andato a dormire, non senza un primo necessario abbraccio con il meglio che l’Italia offre, ovvero un pezzo di grana, del prosciutto crudo e un bicchiere di vino, la prima cosa che ho fatto sabato mattina è stata comprare una nuova sim italiana, visto che la mia vecchia si è persa 6 mesi fa al confine tra Laos e Thailandia, insieme al telefonino che avevo comprato in Nuova Zelanda.

Al negozio c’è una lunga fila. Tutti sono sclerati, nervosi, irritabili, ma non mi sorprende più di tanto: ormai sono familiare all’effetto che si fa nel tornare in the Matrix, dove la gente è troppo presa dalle cazzate, troppo dentro il loro piccolo ego per connettersi alla bellezza di questo mondo.

Quello che però mi sorprende è vedere il cartello: le nano sim per i nuovi i-phone 6 sono finite. Siamo in Piazza Frattini, un quartiere abbastanza popolare, dove la via Giambellino, una volta regno del Cerutti Gino, è ormai una piccola Kasbah, intervallata dai ristoranti giapponesi all you can eat, tenuti ovviamente da cinesi.

L’Italia sta affondando, ma la priorità per tutti rimane il nuovo i-phone, un gadget sempre più costoso e sempre più inutile, simbolo della vacuità, delle nubi di ieri sul nostro domani odierno.

Così succede che in una settimana ordini due volte la pizza d’asporto, e fino a poco tempo fa dovunque la ordinavi non sbagliavi mai, e invece ti arrivano dischi sottili, insapori, crudi e indigeribili. Proprio ieri ho letto che Report ci ha appena fatto una puntata sulla pizza che puzza, scavando nel pozzo di malcostume e malaffare dell’Italia di pazzi, che va a pezzi.

Yoga beats Milano

Per fortuna nel fine settimana è arrivato lo Yoga festival, dove per il secondo anno di fila ho fatto il volontario, avendo così la possibilità di assistere a seminari di persone che meritano tutto il mio rispetto, come Bo Forbes, Lisetta Landoni, Jacopo Ceccarelli, Nitya & Ninad.

E soprattutto David Sye, a cui ho fatto da traduttore (lavoro n° 174 da aggiungere al mio personalissimo CV) per la sua conferenza stampa e i suoi due fantastici workshop. David Sye insegna yoga soprattutto dove c’è la guerra, come in Palestina, e ha creato Yoga beats conflict, oltre a esperienze come Chocolate yoga e Tequila yoga.

Il suo workshop aveva il titolo “rompere tutte le regole per arrivare all’essenziale” e sono onorato di aver assistito una persona la cui visione dello yoga e del mondo è così simile alla mia.


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