It’s a long way to the top… Puntata n.1, Gianluca Morozzi

Creato il 12 aprile 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Inauguriamo questa nuova rubrica domenicale intervistando Gianluca Morozzi, autore bolognese.


Prima di procedere, spendo due parole per spiegare qual è il senso di “It’s a long way to the top”, a chi ci rivolgiamo e perché abbiamo saccheggiato la discografia degli AC/DC per trovare un titolo decente.
È una rubrica pensata per gli aspiranti scrittori. Consigli pratici e retroscena poco discussi nelle interviste generiche. Niente lezioncine improvvisate su blog sconosciuti: qui diamo la parola ad autori ormai affermati, gente che ha sicuramente qualcosa da insegnarci.
Quanto al titolo, è sempre un piccolo parto trovarne uno decente. E quindi, perché non rubarlo agli AC/DC?


0) Ciao Gianluca, bentornato. A proposito, ti piacciono gli AC/DC?

GM: Abbastanza. Li ho anche usati in esergo al mio romanzo Radiomorte. Questa canzone mi piace particolarmente, per esempio.

 
1) Raccontaci un po’ di te, chi è Gianluca Morozzi?

GM: Uno che sa fare solo una cosa, ovvero scrivere, ma per fortuna riesce a vivere di quello. E a divertirsi facendolo.

2) Quando hai capito che volevi scrivere?

GM: Quando ho letto La lunga marcia di Stephen King (anche se all’epoca uscì con uno pseudonimo), a 13 anni, in spiaggia. Ho pensato: voglio fare questo.

3) Come nascono i tuoi libri?

GM: Nascono quando, da qualche dimensione parallela, da qualche pozzo nel mio cervello, da qualche suggestione esterna o collegamento di idee, mi ritrovo ad avere in mente un inizio e un finale. Quando ho l’inizio e il finale, il romanzo arriva.

4) Ti affezioni ai personaggi delle tue storie?

GM: Ad alcuni sì, ad altri molto meno. I personaggi di Radiomorte non mi erano molto simpatici, ma a un personaggio, simpatico o antipatico che sia, tu devi portare rispetto. Il che vuol dire renderlo tridimensionale, elevarlo dalla monodimensione cartacea. E per esempio prendere un personaggio ultranegativo come Fabio Colla o Aldo Ferro, e dargli due o tre tratti positivi. Ad altri, mi affeziono, ma se c’è da ucciderli perché la storia lo richiede, li uccido eccome.


5) Come si è svolto il primissimo contatto positivo con l’editoria? Cosa ti hanno proposto?

GM: Il primo contatto si è svolto così: il 31 dicembre 2000 mi ha telefonato Giorgio Pozzi della Fernandel, a cui avevo mandato il mio romanzo Despero. Al termine di una breve telefonata ha detto le parole magiche: “lo pubblicherei”. Il 2 gennaio ci siamo incontrati a Ravenna. Mi ha proposto di risistemare il finale che strideva un po’ con il resto (cosa che ho fatto), mi ha fatto firmare un regolare contratto, il romanzo è uscito nove mesi dopo e dopo qualche altro mese ho visto la Numero Uno, i primi soldi derivanti dai diritti d’autore. Quindi impatto pienamente positivo.

6) Oggi come approcci un editore?

GM: Be’, oggi non ho più molto bisogno di approcciarlo. I miei rapporti con gli editori sono piuttosto consolidati. Guanda, per dire, sa che una volta all’anno un mio romanzo arriva sempre. Non hanno bisogno di sollecitarmi. E comunque ho un’agente (l’apostrofo è voluto) che smista tutto quanto.

7) Se dovessi ricominciare da zero, qual è la cosa che (professionalmente) eviteresti di fare?

GM: Rifarei tutto.


8) A tuo avviso, qual è l’errore commesso più frequentemente dall’aspirante autore durante la stesura del proprio romanzo?

GM: Voler mettere dentro tutto e subito, come se fosse un’occasione di sfogare tutto quel che ti è rimasto dentro in tutti quegli anni di preparazione al primo romanzo. Per chi ha letto troppo poco, invece, l’errore è: reinventare la ruota per l’ennesima volta. Se tu avessi letto di più, avresti già visto varie volte l’invenzione della ruota.

9) E durante la fase di invio agli editori?

GM: Scrivere lettere d’accompagnamento tipo “in un mondo che pubblica Fabio Volo o le Cinquanta sfumature di grigio c’è senz’altro posto anche per me.” Eh, ok, ma non dirtelo da solo. Oppure: “Questo manoscritto è stato depositato alla Siae sezione Olaf.” Cioè, in pratica all’editore stai dando del ladro di manoscritti. “Dopo aver valutato la sua linea editoriale sono giunto alla conclusione che la sua casa editrice sia adatta al mio romanzo.” Già, peccato che tu abbia mandato il tuo romanzo fantasy a un editore che fa solo noir. “La avviso fin da ora che non sono disposto a consentire correzioni di alcun tipo sul mio testo.” Stai tranquillo, il problema non si porrà. Qualcuno, semplicemente, dimentica di mettere un recapito sul manoscritto.

10) La falsa speranza più diffusa? C’è chi dice sia il mito dell’editor aggiusta-tutto, chi invece propende per il mito delle recensioni online che fanno vendere fantastiliardi di copie.

GM: Che il tuo libro diventerà subito un film di successo. Perché poi, così, ti ritrovi a scrivere una cosa adatta a diventare un film, non esattamente un romanzo.


11) Corsi di scrittura creativa: sì, no, perché? Ne hai frequentati? Sei docente di scrittura creativa?

GM: Non ne ho mai frequentati, ma ne conduco diversi da cinque anni. Mi verrebbe da dire l’ovvio: male non fanno di certo, ma più seriamente dico che, se ovviamente non si cava sangue dalle rape né prosa stupenda da un analfabeta, se avessi frequentato i corsi giusti avrei pubblicato molto prima. Il corso giusto è quello che ti dà degli input, ti elimina i difetti, ti fa scoprire libri o autori che non conoscevi e che potranno influenzarti, e ti spiega che, anche se sei convinto di essere un noirista, in realtà sei un umorista e non lo hai mai capito. Per fare un esempio.

12) Che rapporto hai con i tuoi lettori? Cerchi di soddisfare le loro richieste oppure li sorprendi ogni volta?

GM: Metà e metà. Se dovessi scrivere solo per soddisfarli dovrei scrivere quattro romanzi all’anno, uno con l’orrido, uno con i Despero, uno con Leviatan e uno truculento alla Blackout. Cerco di accontentarli di tanto in tanto, ma anche di farli affezionare a cose nuove.

13) Ti è mai capitato di essere approcciato da aspiranti autori in modo maleducato o addirittura offensivo?

GM: No, in genere sono carini ed educati. Al massimo mi contattano dicendo “ciao, io non ho mai letto niente di tuo ma ho visto su Facebook che fai lo scrittore per cui ti mando in allegato il mio romanzo fantasy da 900 pagine sperando di farti cosa gradita, se puoi darmi un parere entro pochi giorni mi è utile, anche dei contatti con gli editori”, ma io questa apparente prepotenza la prendo come ingenuità da esordiente.

14) Per concludere, vuoi dare un ultimo consiglio agli autori esordienti?

GM: Non scoraggiatevi. Negli anni ’90 ho partecipato a 80 concorsi letterari. Ne ho persi 80.

Gianluca Morozzi
Aniello Troiano
Davide Zampatori
Francesco Balestri



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