A Kitzbuhel, il tempio dello sci alpino, solo due italiani erano riusciti a vincere in Slalom: Piero Gros (1975) ed Alberto Tomba (1992 e 1995). Considerando anche le altre discipline, nell'albo d'oro della mitica Streif figurano pure Gustavo Thoeni (primo in combinata nel 1975 e 1977) e Kristian Ghedina (vincitore della Discesa nel 1998). Accanto a questi grandissimi campioni dello sci azzurro e mondiale, ora c'è anche Christian Deville.
A 31 anni l'azzurro di Moena ha raggiunto non solo la piena maturità agonistica, ma anche una totale completezza tecnica. Deville, infatti, ha colmato da tempo il gap che lo separava dai migliori nei tratti piani dove rimaneva troppo aggrappato agli spigoli, mentre ha imparato con il tempo a diventare duttile e ad adattarsi a qualsiasi tipo di neve e non solo all'amato ghiaccio. Ieri, in effetti, il manto di Kitzbuhel era umido e saponoso, condizioni che un paio di stagioni fa avrebbero inesorabilmente spinto il rappresentante del Bel Paese nelle retrovie della classifica. Grandi meriti per questa crescita esponenziale sono da attribuire al tecnico francese Jacques Theolier, il quale ha saputo plasmare una squadra di Slalom formidabile, nella quale sono emersi con prepotenza anche il giovane Stefano Gross ed il veterano Patrick Thaler.
Vincere aiuta a vincere ed invero Deville ha acquisito la consapevolezza di poter ambire al bersaglio grosso dopo aver conquistato il primo podio in carriera a Beaver Creek ad inizio stagione. In molti dimenticano che in qualsiasi sport la componente psicologica influisce sulle prestazioni in misura maggiore rispetto alla preparazione tecnico-atletica. Vistosi nelle primissime posizioni ed a stretto contatto con i grandi, l'azzurro ha compreso che non si trattava di una casualità, bensì del raccolto di quanto disseminato in anni di lavoro e sacrifici. Con queste basi, si può legittimamente sperare che il trionfo di Kitzbuhel non resterà isolato.
Con il ritiro di Enrico Fabris in molti, tra addetti ai lavori e non, avranno pensato ad un lento declino del pattinaggio velocità italiano. Così non è, anzi, sin da ora si può puntare ciecamente su un giovane in continua crescita come Mirko Nenzi. Il 22enne azzurro, passato dal pattinaggio a rotelle a quello sul ghiaccio un paio di stagioni or sono, migliora di gara in gara nelle distanze brevi, tanto che è giunto 12mo nei 1000 metri nella prova di Coppa del Mondo di Salt Lake City vinta dallo statunitense Shani Davis. Il portacolori italico, che ha realizzato il suo nuovo record personale con 1:08.63, ha accusato appena 1.04" dal fuoriclasse americano, con il podio distante poco più di sei decimi. Nenzi ha firmato il personal best anche nei 500 (35.52) e potrà puntare dunque ad un piazzamento di grande rilievo ai Mondiali Sprint in programma a Calgary nel prossimo fine settimana.
L'Italia ha conquistato il primo podio stagionale nello snowboardcross grazie alla terza piazza di Emanuel Perathoner nella prova di Coppa del Mondo di Veysonnaz, in Svizzera. Il 25enne altoatesino, alla sua prima top3 della carriera, rappresenta solo l'ultimo gioiello di una selezione competitiva ed in cui almeno altri tre atleti posso ambire con costanza alle primissime posizioni (Schiavon, Matteotti e Visintin). L'impressione è che questa forte concorrenza interna potrà portare grandi benefici in termini di risultati.
Non condivido la scelta della Fis di allargare da 4 a 6 il numero di atleti per ogni singola manche: in questo modo, infatti, non solo sono aumentati i contatti ed il caos, ma le competizioni sono diventate anche decisamente aleatorie, tanto che quasi sempre in finale approdano snowboarder differenti. In questo contesto, tuttavia, la selezione tricolore si mantiene ai vertici e con reali possibilità di poter fare ancora meglio.
Infine un breve accenno alle Olimpiadi Invernali Giovanili di Innsbruck. Se il medagliere conclusivo possiede un valore assolutamente relativo vista l'età dei ragazzi (Italia 13ma con 2 ori, 2 argenti ed un bronzo), il Bel Paese può gioire per un motivo ben più importante: ha trovato dei giovani talenti su cui puntare in futuro proprio in alcune discipline che ne avevano tanto bisogno. Il riferimento principale è quello del bob. Da troppi anni, ormai, le sorti di questa disciplina erano affidate al solo Simone Bertazzo, il quale, pur essendo ancora 29enne, auspicava egli stesso la crescita di qualche giovane. Se Achim Obkircher, pur tra mille difficoltà, sta cercando di affermarsi in Coppa Europa, ieri è arrivato un successo che restituisce nuova linfa e rinnovate speranze ad uno sport dalle gloriose tradizioni nello Stivale. Il 16enne Patrick Baumgartner ha ottenuto uno straordinario oro olimpico giovanile, denotando doti e sensibilità di guida da predestinato. Il punto debole su cui dovrà lavorare, neanche a dirlo, è quello della spinta, ma come ci rivelò lo stesso Bertazzo in un'intervista di qualche settimana fa, il giovanissimo altoatesino possiede un fisico da vero bobbista e potrà progredire molto sotto questo aspetto.
Benissimo anche il curling, dove è arrivato un argento insperato alla vigilia grazie ad Amos Mosaner, Denise Pimpini, Arianna Losano ed Alessandro Zoppi. Il lavoro del tecnico canadese Daniel Rafael sta cominciando a dare i suoi frutti anche alla base, dove il livello medio dei giovani praticanti si è sensibilmente innalzato.
Bene anche sci alpino, combinata nordica, biathlon e short track. Se l'Italia sta attraversando un momento d'oro negli sport invernali, si possono dormire sonni tranquilli anche per il futuro. E voi cosa ne pensate? Potete esprimere la vostra opinione nel sondaggio presente in alto a destra nel blog o con dei commenti che potete inserire nella sezione sottostante.
Federico Militello