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'Italia, come stai?'. Il ciclismo sorride con Nibali. I dubbi dell'Italia di Davis; nuova linfa dal motociclismo

Creato il 20 settembre 2010 da Federicomilitello
'Italia, come stai?'. Il ciclismo sorride con Nibali. I dubbi dell'Italia di Davis; nuova linfa dal motociclismo
Ricordate le prime dieci tappe del Giro d'Italia dello scorso mese di maggio? Nessuna vittoria tricolore ed i cosiddetti edotti del ciclismo a compiacersi nell'indicare in gravissima crisi questo sport in Italia. 4 mesi dopo il Bel Paese si ritrova in bacheca un Giro d'Italia ed una Vuelta (dai tempi del Pirata Pantani, 1998, non si vincevano due grandi gare a tappe nella stessa annata: allora furono Giro e Tour), oltre ad un gran numero di talenti come Oss, Belletti, Gavazzi, Ulissi e Visconti che hanno mostrato le loro potenzialità nell'estate appena trascorsa a suon di risultati, meritandosi anche la considerazione (e, per alcuni di loro, la convocazione) del ct Paolo Bettini. Se questa è crisi.... Siamo alle solite, i media, maestri di superficialità ed inettitudine, abusano della loro posizione, tracciando dei quadri d'insieme che quasi mai, come in questo caso, corrispondono alla realtà. E che, fortunatamente, quasi sempre vengono smentiti nei fatti. Il ciclismo italiano scoppia di salute, attraversa una fase di salutare ed energico rinnovamento, ha trovato un sicuro fuoriclasse per le corse di tre settimane (Nibali) e si presenterà ai Mondiali in Australia con l'ambizione di ben figurare (e magari, perché no, anche vincere). Proprio Vincenzo Nibali rappresenta la nota più lieta di questo 2010. A 25 anni lo Squalo di Messina ha saputo conquistare il podio al Giro d'Italia (terzo in generale e vittorioso nella spettacolare tappa del Monte Grappa) e la vittoria alla Vuelta Espana, successo che lo erige tra i corridori più completi del pianeta. Vincenzo in Spagna ha corso al 70% della condizione, non avendo preparato in modo specifico la corsa iberica. Nonostante ciò ha saputo imporsi con una tenuta mentale da campione di razza, riuscendo a supplire con ardore ai momenti di difficoltà (come la foratura nella crono). Per l'Italia Nibali rappresenta un dono del cielo: da quanti anni non potevamo contare su un corridore forte nelle prove contro il tempo e validissimo anche in salita (al Giro seppe difendersi anche sullo Zoncolan, alla Vuelta ha ripreso Mosquera sulla Bola Du Mundo)? I margini di miglioramento, poi, sono talmente ampi che è lecito attendersi qualsiasi impresa futura da parte sua. Magari proprio iniziando da Melbourne, dove nella prova iridata reciterà il ruolo di out-sider di extra-lusso.
L'Italia della Coppa Davis, per l'undicesimo anno consecutivo, resta in Serie B. La sconfitta in Svezia, dipinta da molti come occasione persa, in realtà poteva ben starci sulla carta. Si sapeva che sarebbe stato risolutore il doppio e così è stato. Ha vinto la coppia più esperta, più avvezza a questo tipo di partite (Aspelin-Lindsted). La selezione del capitano Barazzutti, invece, può contare, si fa per dire, su un doppio (Bolelli-Starace) che compete insieme solo nelle sfide di Davis, mentre l'affiatamento e la coesione andrebbero creati attraverso la disputa di molti tornei nel circuito maggiore durante l'anno: con l'improvvisazione non si va da nessuna parte. Tuttavia, sebbene importante, non è solo la carenza di un doppio la causa della lunga militanza tricolore in Serie B. La verità nuda e cruda è che il nostro gruppo è formato da giocatori discreti e nulla più (quasi sempre specialisti della terra rossa) e con nessun nostro rappresentante tra i primi 40 del mondo. Inoltre la coesione di squadra non è nemmeno così solida, come negli ultimi anni hanno dimostrato i casi Bolelli (poi reintegrato) e Seppi (al momento fuori dai giochi). A livello di numeri, con tre azzurri tra i top100, probabilmente meriteremmo la serie maggiore (l'India, ad esempio, non possiede nessun giocatore tra i primi 100, ma milita in A da anni). Servirà un sorteggio finalmente favorevole. Tuttavia una considerazione è d'obbligo: una volta promossa nella massima divisione, quali prospettive ci sarebbero per l'Italia? Al massimo (e con fortuna) i quarti di finale. Nulla cambierebbe nel ranking mondiale, con i nostri giocatori che continuerebbero a venire eliminati ai primi turni degli Slam. Al momento il tennis nello Stivale è rappresentato dalle donne, capaci di portare lustro all'intero movimento negli ultimi anni (il Roland Garros della Schiavone, le due Fed Cup vinte e Flavia Pennetta n.1 del mondo in doppio).
Infine un accenno sul motociclismo. Tralasciando la situazione di Valentino Rossi (il quale dovrebbe operarsi al più presto alla spalla per poi lanciare la riscossa il prossimo anno con la Ducati), mi piace sottolineare il fatto che nuove leve si affacciano nel panorama italiano. Una di queste è rappresentata sicuramente da Andrea Iannone, autorevole vincitore (e con che classe!) del Gp d'Aragona, terza affermazione stagionale. Il 21enne centauro italiano incarna forse la più interessante rivelazione della sua categoria e, senza alcuni evitabili errori di inesperienza, avrebbe già potuto ambire al titolo mondiale, obiettivo cui invece punterà nel 2011. Dal prossimo anno, inoltre, torneranno gli italiani in 125 (e questa è una grande notizia dopo il nulla più totale di questa stagione). Infatti Roberto Locatelli (iridato in questa cilindrata nel 2000) fonderà una propria squadra dal nome 'Team Italia' che punterà proprio sulla valorizzazione dei piloti nostrani (due saranno ai nastri di partenza del Mondiale). Questa è l'Italia nello sport, una potenza capace di rinnovarsi sempre in qualsiasi settore e disciplina. A volte serve più tempo, altre meno: alla fine, però, siamo sempre a battagliare per i vertici planetari.
Federico Militello

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