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'Italia, come stai?', judo, mai così in basso; prendiamo esempio dallo squash

Creato il 29 agosto 2011 da Federicomilitello
'Italia, come stai?', judo, mai così in basso; prendiamo esempio dallo squash
Neanche un azzurro qualificato per gli ottavi di finale: è questo il bilancio del peggior Mondiale di judo della storia tricolore. L'assenza per infortunio della punta di diamante Elio Verde non deve rappresentare un alibi, poiché il livello complessivamente espresso dai nostri atleti si è rivelato distante anni luce da quello delle nazioni di vertice Giappone, Francia e Brasile. Gli atleti del Bel Paese hanno denotato per lo più un atteggiamento remissivo e rinunciatario, subendo l'iniziativa degli avversari e perdendo persino degli incontri già vinti a causa di imperdonabili cali di concentrazione. I risultati brillanti ottenuti in Coppa del Mondo, dove quasi sempre la concorrenza straniera non è così qualificata, sono evaporati dinanzi al secondo vero banco di prova stagionale (già gli Europei nel mese di aprile avevano allarmato sulle reali potenzialità degli italiani). Attualmente la qualificazione olimpica dei nostri atleti si è complicata oltremodo e dovrà essere ricercata sino all'ultimo torneo disponibile. Invero, anche partecipando con 5-6 atleti a Londra 2012, nemmeno il più inguaribile degli ottimisti potrebbe auspicare una medaglia (sebbene le competizioni a Cinque Cerchi siano più 'agevoli' di quelle iridate: in queste ultime, infatti, le migliori nazioni del globo possono schierare 2 atleti per categorie di peso, numero che si riduce ad 1 alle Olimpiadi). Dal 20 luglio la Federazione ha ingaggiato il tecnico giapponese Ryosuke Machida, forse già consapevole che i Mondiali non avrebbero fornito i risultati sperati: è già un primo passo, tuttavia sarà necessario concedere pieni poteri al tecnico del Sol Levante (proveniente dal prestigioso Kodokan di Tokyo) e non relegarlo ad una figura di secondo piano. Negli ultimi anni il judo è notevolmente mutato: vietate le prese alle gambe, gli incontri sono diventati delle vere e proprie battaglie di tattica e posizionamento. L'Italia non è riuscita ad assimilare questi cambiamenti, regredendo progressivamente verso i bassifondi del medagliere. In futuro, dunque, oltre ad assoldare tecnici giapponesi o francesi, sarà necessario anche organizzare degli stage nelle nazioni leader di questo sport, affinché possano essere apprese modalità di preparazione e di allenamento.
La nazionale italiana di squash ha ottenuto un risultato storico e prestigioso ai Mondiali di Paderborn, in Germania: sesto posto e definitiva consacrazione globale dopo il bronzo ottenuto in primavera ai Campionati Europei. La selezione tricolore ha ottenuto 5 vittorie e 2 sole sconfitte, cedendo nei quarti di finale alla formidabile Inghilterra (poi superata in finale dall'Egitto) ed alla Malesia nel match per il quinto posto. L'Italia, tuttavia, ha prevalso su formazioni prestigiose come Stati Uniti, Messico ed India, acquisendo prestigio e credibilità in campo internazionale. Per 3/4 la formazione del Bel Paese è composta da 'nuovi italiani': si tratta di Amr Swelim, Marcus Berrett e Stephane Galifi, rispettivamente di origini egiziana, inglese e francese. L'unico autoctono è Davide Bianchetti, da un decennio sulla cresta dell'onda. Lo squash, quindi, rappresenta l'esempio supremo di quanti benefici possa portare la 'politica degli oriundi': prima dell'avvento dei rinforzi stranieri, poteva l'Italia permettersi simili risultati in questa disciplina? Chiaramente no. Solo dei risultati di rilievo, tuttavia, consentono ad un movimento di poter allargare la base ed il conseguente avvicinamento dei giovani. E' accaduto nel calcio a 5 (dalla nazionale 'verde-oro' che vinse gli Europei a Caserta 2003 si è passati ad una selezione nuovamente a trazione spiccatamente tricolore) e nel rugby, è presumibile che avvenga anche in questo settore. Lo squash, quindi, deve rappresentare un modello da seguire per discipline in cui da sempre l'Italia fatica ad imporsi (pallamano ed hockey prato) o per altre che attraversano un momento di difficoltà (judo e canoa; in quest'ultimo sport si sono già ammirati i benefici portati dal moldavo Sergiu Craciun nel settore della canadese). Insomma, bisogna ricorrere alle naturalizzazioni senza vergogna (ormai è una pratica diffusa in tutto il mondo), consapevoli che i 'nuovi italiani' non rappresentano la soluzione a tutti i problemi, ma un importante aiuto a creare un progetto di crescita lungimirante ed a lungo termine.
Federico Militello

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