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'Italia, come stai': la situazione complessiva dello sport azzurro

Creato il 12 settembre 2011 da Federicomilitello
'Italia, come stai': la situazione complessiva dello sport azzurro
La scorsa settimana ho fatto questa domanda al mio amico Giulio, grande esperto di calcio, ma meno di tutte le altre discipline. L'italiano medio insomma. ''Secondo te, in generale, qual è lo stato di salute dello sport italiano?". Risposta: "Buono. Anche meglio che in passato. Secondo me ora siamo più forti in alcuni settori dove prima facevamo fatica". A mio modo di vedere, trattandosi di un quasi profano, si tratta di un'ottima affermazione.
Partiamo dagli sport di squadra. Un paio di stagioni or sono molti giornali asserivano dell'irreversibile crisi dei nostri team. Il sottoscritto, al contrario, parlò si rinnovamento e ricambio generazionale. Ad oggi i fatti hanno confermato questa tesi: la nazionale di pallanuoto, in due anni è salita in cima al mondo, con il Setterosa in decisa ascesa e quarto nella rassegna iridata di Shanghai; nella pallavolo manca poco per fornire dei verdetti, ma le nazionali di Berruto e Barbolini, per organico e personalità, lasciano presagire qualcosa di importante; nel baseball siamo tornati sul tetto d'Europa dopo oltre 10 anni, abbiamo conquistato uno storico bronzo nella Coppa Intercontinentale e ci prepariamo a vivere un Mondiale da protagonisti; bene anche il softball, tornato nell'elite continentale con l'argento agli Europei dietro l'Olanda; dopo la disfatta sudafricana è ufficialmente rinata a suon di risultati anche la nazionale di calcio, cui Prandelli ha saputo infondere un'anima ed un credo tattico votato al bel gioco; seppur lentamente, continua la crescita del rugby, con un'Italia capace di sconfiggere la Francia e di reggere sempre più la forza d'urto delle grandi corazzate. In controtendenza, invece, il basket, con la selezione di Pianigiani precocemente fuori dagli Europei: impossibile, tuttavia, non nutrire fiducia in un gruppo che anagraficamente e qualitativamente è destinato a compiere enormi passi da gigante. Continuano a faticare oltremodo, infine, hockey prato e pallamano, anche se, a differenza che in passato, sono in atto degi interessanti progetti di sviluppo tecnico-agonistico, i quali, però, richiederanno diversi anni prima di apportare i primi risultati.
Passiamo alle discipline individuali. Il mio amico parlava di alcune specialità dove in passato facevamo fatica ed ora, al contrario, siamo riusciti ad affermarci. Un esempio? Il tennis. Negli ultimi 5 anni, tra finali di Fed Cup, vittorie e finali al Roland Garros ci siamo abituati bene grazie alle nostre ragazze, Schiavone e Pennetta su tutte. Un decennio fa questi risultati erano impensabili e fuori portata (chiedere alle varie Silvia Farina e Rita Grande). Come dimenticare, poi, beach volley (dove abbiamo raggiunto i vertici internazionali grazie a Greta Cicolari e Marta Menegatti), ginnastica ritmica, pugilato, tiro a segno e tuffi, tutti sport dove negli Anni '90 il Bel Paese recitava il ruolo della comparsa o poco più, salvo qualche sporadica eccezione. Molte discipline, inoltre, hanno mantenuto un rendimento costante e di alto livello (scherma, tiro con l'arco, tiro a volo, vela, nuoto di fondo, ciclismo su strada), altre, dopo un periodo di appannamento, sono tornate a livelli consoni alle tradizioni italiche, come canottaggio ed equitazione. Non mancano, tuttavia, alcuni settori in difficoltà, su tutti judo, ciclismo su pista, lotta e canoa velocità, nei quali le scelte politico-dirigenziali non sempre sono state ottimali ed al passo coi tempi, ricordando però che lo sport è fatto di cicli e non sempre le nuove generazioni possono rivelarsi all'altezza delle precedenti.
Un cenno finale, poi, meritano gli sport motoristici. Attualmente l'Italia può vantare un fenomeno vero (e ancora giovane) nel motocross (Tony Cairoli), mentre i risultati sono al di sotto delle aspettative in F1 e nel motomondiale. Se per prestigio, tradizione e risorse economiche è solo una questione di tempo il ritorno del Cavallino Rampante ai vertici mondiali, bisogna porsi delle domande sulla quasi totale assenza di piloti azzurri sulle scene internazionali. Lo stesso discorso vale per le due ruote, dove l'unica speranza vera, al momento, è rappresentata dal 14enne Luca Marini, fratello di Valentino Rossi. Si vince oggi grazie al lavoro di ieri. Tenendo a mente questo concetto, è necessario tornare a puntare ed investire sui nostri vivai.
Federico Militello

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