La nazionale italiana di pallavolo ha mancato l'obiettivo della qualificazione diretta alle Olimpiadi di Londra 2012 per 2 set. Un risultato che lascia l'amaro in bocca, anche se nel complesso la selezione tricolore esce rafforzata dalla World Cup giapponese. Qualcosa, di sicuro, non ha funzionato. La squadra del ct Mauro Berruto ha denotato sovente degli inspiegabili cali di concentrazione, in particolare in situazioni in cui conduceva per 2 set a 0. Le tre sconfitte, inoltre, sono maturate sempre nella prima partita del mini-girone da quattro squadre, quasi che gli azzurri, staccata la spina, facessero molta fatica a riattaccarla. L'Italia, inoltre, ha espresso il suo gioco migliore quando partiva sulla carta sfavorita (come con il Brasile), mentre ha avvertito oltremodo la pressione nei momenti in cui era chiamata necessariamente a vincere (Polonia e Cuba). Insomma, l'allenatore dovrà lavorare molto dal punto di vista caratteriale, affinché la squadra possa acquisire quel cinismo necessario per raggiungere traguardi importanti. La rosa della formazione del Bel Paese, d'altro canto, non si discute e possiede tutte le potenzialità per sconfiggere qualsiasi avversaria. Il problema dell'opposto è stato risolto. Michal Lasko ha raggiunto a 30 anni una piena maturità agonistica, diventando terminale imprescindibile e micidiale del gioco azzurro e, soprattutto, un campione di caratura internazionale. Grazie all'italo-polacco la squadra di Berruto ha compiuto un importantissimo salto di qualità, i cui benefici saranno ancora più visibili il prossimo anno. Seppur molto positivo, il palleggiatore Dragan Travica risulta a volte troppo prevedibile, affidandosi spesso alle bande e raramente ai centrali. Con quel tocco di fantasia ed estrosità in più, potremmo ritrovarci un regista con i fiocchi. Molto positivo è stato il rientro in nazionale di Alessandro Fei, riadattato al suo antico ruolo di centrale e nel complesso jolly preziosissimo ed impiegabile in qualsiasi posizione. Buono nel complesso il rendimento di Zaytsev e Savani, anche se non sono mancati dei momenti di black-out, mentre Simone Parodi, dopo il gravissimo infortunio patito la scorsa primavera, non è ancora al 100% della condizione fisica. Appare in grande crescita anche il giovane opposto Giulio Sabbi. Insomma, a questa Italia, dal punto di vista tecnico, sembra non mancare nulla per puntare al bersaglio grosso ai prossimi Giochi Olimpici. Per arrivarci, però, bisognerà passare prima dai tornei di qualificazione (difficile quello in Bulgaria, più agevole quello previsto a Roma nel mese di giugno). Nel frattempo Berruto dovrà svolgere forse il lavoro più difficile: dare una mentalità vincente ad una squadra potenzialmente fortissima.
Gli sport invernali italiani hanno vissuto un fine settimana a corrente alternata. Da un lato i risultati eccezionali dello short track e della combinata nordica, dall'altro la ormai preoccupante carenza di podi nello sci alpino, le difficoltà di Simone Bertazzo nel bob e di Lukas Hofer nel biathlon.
Ma andiamo con ordine, partendo dalle note liete. Arianna Fontana, in questo momento, è la pattinatrice più completa e polivalente del circuito. Seppur ancora giovanissima, la 21enne di Sondrio ha ormai acquisito l'esperienza di una veterana e riesce a gestire le diverse situazioni di gara con spiccato acume tattico. Il grande obiettivo stagionale, a questo punto, non può che essere il gradino più alto ai Campionati del Mondo di Shanghai, anche se in quell'occasione la nazionale cinese si presenterà più agguerrita che mai. Si conferma su livelli eccelsi anche Martina Valcepina, sempre sul podio nei 500 da inizio stagione e meritatamente al comando della classifica generale. Da segnalare, infine, la crescita complessiva dell'intera squadra, suggellata da una storica vittoria in staffetta.
Progredisce esponenzialmente anche la squadra italiana di combinata nordica. Alessandro Pittin, tornato sul podio a distanza di oltre un anno, si è rivelato l'atleta migliore al mondo nella componente dello sci di fondo e, qualora riesca a raggiungere una significativa continuità di rendimento anche nel salto, potrà realmente lottare per la sfera di cristallo. Al momento il 21enne di Cercivento è terzo in classifica generale e vede profilarsi dinanzi a sé le gare di Ramsau e Seefeld, dai cui trampolini piccoli si è sempre trovato a proprio agio.Si conferma combinatista di vertice anche Lukas Runggaldier, di sicuro il più completo della selezione tricolore. Meno performante di Pittin nel fondo (anche se non così distante), il 24enne altoatesino possiede delle grandi qualità in fase di volo, che gli consentono di ottenere misure di tutto rispetto: una volta migliorata la tattica di gara con gli sci stretti, potrà raggiungere il podio con buona frequenza. Bene anche Armin Bauer, 18mo nel nuovo formato della Penalty Race, il quale è apparso di sicuro rivedibile.
Lo sci alpino italico sta vivendo uno dei suoi peggiori avvii di stagione di sempre. Sino ad ora diversi piazzamenti nei 10, ma nessun podio, il che, volendo essere espliciti, può significare una cosa sola: il Bel Paese può contare su un buon numero di buoni atleti, ma su nessun campione.Per intenderci, gli Stati Uniti non avranno la quantità di elementi della selezione tricolore, ma intanto continuano ad ottenere vittorie a raffica con una fuoriclasse immensa e forse destinata a diventare la più grande di sempre (Lindsey Kildow-Vonn) e con due talenti dalla classe indiscutibile come Ted Ligety e Bode Miller. Come si suol dire, pochi ma buoni. La questione è meglio comprensibile riferendosi al settore femminile: le varie Fanchini, Schnarf, Recchia e Merighetti stanno effettuando delle prove convincenti secondo le proprie possibilità, ma è evidente che al cospetto di diverse atlete pagano ora in termini di talento assoluto (Fenninger, Gut) ora in termini di potenza fisica (Vonn, Riesch). Tra gli uomini, invece, è ancora tutto da dimostrare che Innerhofer sia un campione: per meritarsi questo appellativo non bastano 3 medaglie ai Mondiali, bensì 2-3 stagioni alla Didier Cuche, vissute cioè costantemente ai vertici ed a suon di vittorie.L'atteso fuoriclasse, tuttavia, non si intravede neppure all'orizzonte, mentre in Francia, al contrario, è nato un vero e proprio fenomeno in grado di segnare un'era: Alexis Pinturault.Unico azzurro in grado di poter ambire con costanza alla prima piazza è l'olimpionico Giuliano Razzoli, ma il 27enne emiliano, per diversi motivi (l'ultimo in ordine di tempo un infortunio alla spalla), non riesce mai ad esprimere al meglio il proprio potenziale.Un capitolo a parte, infine, merita lo Slalom Gigante, disciplina da cui l'Italia è tristemente sparita dalle posizioni che contano. Allo stato di una crisi così acuta, per i nostri colori dovrà essere accolta quasi con gioia la modifica regolamentare sulla lunghezza degli sci, il che rappresenterà un ritorno ad una sciata anni '90 e, quanto meno, avrà l'effetto di riazzerare i valori in campo.
Responsi negativi sono giunti dal biathlon. Lukas Hofer, per il quale si è parlato addirittura di qualche comparsata nella Coppa del Mondo di sci di fondo, è apparso palesemente indietro di condizione sugli sci stretti, anche se il fattore positivo è dato da una maggiore precisione al poligono rispetto allo scorso anno. Positivo il debutto nel circuito maggiore del giovane Dominik Windisch, mentre nel settore femminile è buio pesto. Se Michela Ponza, per motivi anagrafici, non può più essere quella del passato, lasciano perplessi le prestazioni della giovane Dorothea Wierer, che lo scorso anno non solo ha vinto tutto ai Mondiali juniores, ma si è anche affacciata con profitto in Coppa del Mondo.
Buono il comportamento degli azzurri nel salto con gli sci, con Andrea Morassi ottavo ed Evelyn Insam ottava nella storica prima gara di Coppa del Mond femminile.
Una delle più grosse delusioni del fine settimana, invece, è stato Simone Bertazzo nel bob, lontano dal rendimento che la scorsa stagione lo ha portato al terzo posto della classifica generale. Il 29enne di Pieve di Cadore, così come tutto il movimento italico, paga certamente la chiusura della pista di Cesana Pariol, sulla quale in passato effettuava importantissimi test sui materiali ed allenamenti in vista delle gare. Se le istituzioni non muteranno atteggiamento, riaprendo sia il budello torinese sia quello di Cortina d'Ampezzo (o magari costruendone di nuovi, possibilità improbabile vista l'attuale situazione economica), il bob nel Bel Paese è destinato a diventare solo un ricordo lontano.
Nello speed skating, infine, continua la crescita del giovane Mirko Nenzi, 15mo nei 1000 metri nei quali, per ambire al salto di qualità, dovrà migliorare oltremodo nell'affrontare l'ultima tornata. Il sesto posto nel team-pursuit, allo stato attuale, costituisce un buon risultato. E' bene rammentare, infatti, che prima dell'avvento di Enrico Fabris il pattinaggio di velocità azzurro solo sporadicamente raccoglieva dei risultati significativi (con Roberto Sighel per fare un esempio). Con il ritiro del campione olimpico di Torino 2006 si è aperta una voragine difficilmente colmabile. Alcuni giovani su cui lavorare ci sono (Daldossi, Giovannini, lo stesso Nenzi), ma servirà del tempo e non saranno pronti né ora né il prossimo anno. Anche in questo caso, poi, emerge un altro caso di irrazionalità italiana. Dopo i Giochi Olimpici di cinque anni fa, infatti, è stato chiuso l'Oval Lingotto di Torino, che avrebbe potuto fungere da base operativa imprescindibile per allargare la base dei praticanti e per consentire alla nazionale di effettuare gli allenamenti. Al momento, invece, nel Bel Paese non esistono piste al coperto. Complimenti.
Federico Militello