Cosa lascia l'argento di Vienna? E' maggiore la gioia per essere tornati sul podio 6 anni dopo o il rimpianto per aver ceduto il passo ad una Serbia non irresistibile?La sensazione è che la nazionale di Berruto emani un soave aroma di futuro. Il 42enne tecnico torinese ha plasmato un vero e proprio gruppo, coeso nella realizzazione di un progetto di crescita che non vuole porsi limiti. La selezione tricolore ha offerto in tutto il torneo una grande pallavolo: incisiva e continua in fase di cambio palla, letale a muro, compatta ed organizzata in difesa. A differenza che nelle scorse stagioni, inoltre, è stato colmato anche il gap del servizio, fondamentale in cui quasi tutti gli azzurri sono in grado di graffiare. Questa squadra, nei prossimi 12 mesi, appare in grado finalmente di poter rivaleggiare alla pari e senza timori con chiunque, Brasile compreso. Il divario dalle nazionali di vertice è stato colmato e, sebbene non si possa contare su un vero e proprio fuoriclasse come i vari Miljkovic e Giba, il gruppo appare in grado di colmare anche le lacune di natura individuale. L'obiettivo Londra 2012 è realistico, ma questa nazionale può guardare anche oltre l'appuntamento a Cinque Cerchi. Ivan Zaytsev e Simone Parodi possiedono delle qualità innate per diventare dei campioni ed attorno a loro si dovranno porre le fondamenta per aprire un nuovo ciclo vincente. In terra londinese sarà ancora imprescindibile dell'immenso Luigi Mastrangelo, che con il suo talento ed il suo carisma ha permesso agli azzurri di compiere un sensibile salto di qualità rispetto alla World League, senza dimenticare, inoltre, l'apporto del capitano Cristian Savani, vero trascinatore della selezione tricolore. Nei prossimi mesi, inoltre, Berruto dovrà visionare l'opposto del domani: Lasko, responsabilizzato dall'addio post-mondiale di Fei, ha raggiunto una maturità agonistica tale da renderlo un elemento affidabile, anche se nel medesimo ruolo, con il recupero al 100% di Parodi, potrebbe venire sperimentato Zaytsev. Da seguire con interesse la crescita di Giulio Sabbi, il quale (e purtroppo sarà l'unico azzurro in questo ruolo) verrà impiegato come titolare a Roma in A1. E qui tocchiamo un tasto dolente: se vogliamo che l'Italia si mantenga costantemente sulla breccia nelle competizioni internazionali, è necessario riformare le regole dei campionati, riducendo il numero di stranieri a 2 per squadra (attualmente sono 4) e, soprattutto, garantendo dei supporti economici a quei club che schierino almeno 2 italiani under23 nel sestetto base. Infine un accenno a due possibili innesti che eleverebbero ulteriormente lo spessore di una nazionale già molto competitiva. Matteo Martino, fallita l'esperienza nel beach volley, tornerà a cimentarsi nell'indoor: di tratta di un giocatore 24enne e dal talento cristallino. Seppur con esso Berruto non abbia un rapporto idilliaco, è bene che valuti un suo possibile reintegro nel gruppo tricolore. Almeno un tentativo, poi, bisognerebbe farlo con il cubano Osmany Juantorena (in possesso di passaporto italiano), il cui ingresso comporterebbe gli stessi benefici di cui a suo tempo si fregiò la nazionale femminile con Tai Aguero.
La nazionale italiana di Coppa Davis è tornata in Serie A 11 anni dopo:ma con quali prospettive?Per il momento l'insalatiera rappresenta un obiettivo fuori portata. Più realisticamente, magari sfruttando un tabellone favorevole, la selezione del Bel Paese potrebbe ambire alla qualificazione ai quarti di finale o, nella migliore delle ipotesi, alle semifinali. Nei match casalinghi sull'amata terra rossa, la squadra di Barazzutti costituisce un osso duro per qualsiasi avversaria, mentre in trasferta, soprattutto su superfici molto veloci, diminuisce drasticamente la consistenza dei nostri atleti. Molto dipenderà dalla crescita di Fabio Fognini, che in questa stagione ha alternato sprazzi di grande tennis a momenti di inspiegabili di black-out: il 24enne di Sanremo deve lavorare per raggiungere quella continuità di rendimento che lo renderebbe cardine imprescindibile per i singolari. Per 2-3 stagioni ancora, inoltre, Potito Starace (sconfitto una sola volta in Davis su 16 incontri disputati) garantirà un contributo fondamentale, mentre è auspicabile un ritorno ai massimi livelli per Simone Bolelli, da due stagioni fuori dai top100 della classifica mondiale. Barazzutti, inoltre, non potrà fare a meno di Andreas Seppi (soprattutto per certi tipi di superficie), con il quale, per il bene nazionale, si dovrà ricucire un rapporto incrinato da qualche anno. La nota positiva, poi, è rappresentata dal doppio, dove l'Italia ha trovato due coppie affidabili come Bolelli-Fognini (semifinalisti agli Us Open) e Starace-Bracciali: in sfide contro top-team come Spagna e Serbia (dove è scontato attribuire due punti a Nadal e Djokovic), questo fattore potrebbe rivelarsi decisivo. Tra i giovani, infine, da monitorare con attenzione la crescita di Alessandro Giannessi, entrato per la prima volta tra i top200, e Stefano Travaglia, mentre un nidiata di under16 promette faville ed un ritorno ai fasti di fine Anni '70 (Quinzi, Donati, Napolitano e Baldi).
Federico Militello