Portieri: Buffon, Marchetti, De Sanctis.
Difensori: Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Criscito, Maggio, Bonucci, Bocchetti.
Centrocampisti: Camoranesi, De Rossi, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Pirlo, Palombo, Pepe.
Attaccanti: Gilardino, Di Natale, Quagliarella, Iaquinta, Pazzini.
Parola d'ordine: gruppo. Come ampiamente previsto, Marcello Lippi ha preferito puntare su gente scafata, avvezza a competizioni di quest'importanza, abbandonandosi ad una sola infatuazione dell'ultim'ora: Bonucci, capace di ammaliare il c.t. nei giorni del ritiro di Sestriere. Oltre al difensore barese nessuna sorpresa, con Bocchetti che ha vinto il ballottaggio con Cassani e Giuseppe Rossi scavalcato all'ultimo da Quagliarella, dato per spacciato fino a poche ore prima dell'annuncio dei «sudafricani».
Partiamo proprio dagli esclusi per spiegare la lista di Lippi. Sirigu, innanzitutto: al portiere del Palermo è stata concessa questa gita ad oltre duemila metri d'altezza sia come premio per la grandissima annata sia per fargli comprendere, almeno parzialmente, come funzionano le cose all'interno del ristretto clan azzurro, di cui entrerà a far parte stabilmente con l'approdo in panchina di Prandelli. Rimanendo in rosanero, anche Cassani si è visto superare in dirittura d'arrivo da Bocchetti: causa scatenante di questo inatteso sorpasso, la duttilità di un Chiellini riscopertosi terzino sinistro. Lippi, che si è ritrovato in possesso di un laterale sinistro in più, ha potuto riportare Zambrotta a destra e convocare un ulteriore centrale difensivo: Bocchetti, capace anch'egli di disimpegnarsi come terzino mancino. Capitolo Cossu: anche per lui, come per Sirigu, questa convocazione suonava tanto come un premio per la positivissima stagione disputata. Per il trottolino sardo il sogno mondiale è svanito a causa della maggiore esperienza di Montolivo, cinque anni in meno ma undici gettoni azzurri in più.
Giungendo in prima linea, il discorso diventa per forza di cose più ampio, a causa della doppia, arzigogolata e per certi versi sorprendente decisione. Dato per spacciato Borriello, funzionale per i mille trequartisti del Milan ma decisamente peggio posizionato rispetto a Gilardino e Pazzini nelle gerarchie azzurre, il bomber rossonero ha ben presto realizzato che il Mondiale 2010 lo avrebbe visto in alta definizione, ma non dal vivo. Il ballottaggio decisivo vedeva così coinvolti Rossi e Quagliarella: il primo, reduce da un'annata in chiaroscuro al Villarreal resa ancor più dura dalla morte del padre, pareva comunque favorito grazie ad una preziosa duttilità dovuta alla preferenza del mancino, il tutto unito alla capacità di cambiare le partite anche partendo dalla panchina. Quagliarella, che poche frecce aveva nella propria faretra, sembrava tagliato fuori: invece alla fine, contro ogni pronostico, ha strappato il biglietto aereo che lo porterà dritto in Sudafrica.
Detto di coloro i quali potranno godersi le vacanze a cavallo tra giugno e luglio e glissando volontariamente sugli esclusi più o meno eccellenti, c'è ben poco da dire su chi comporrà il gruppone mondiale. Dal ritiro del Sestriere, primo comune italiano per altitudine con i suoi 2035 metri sul livello del mare, selezionato appositamente per dare un primo assaggio agli azzurri di cosa sarà il mondiale in terra sudafricana, sono arrivate solo ed esclusivamente conferme, alcune delle quali più legate allo spogliatoio che non al terreno di gioco. La presenza di Gattuso, ad esempio, può essere motivata esclusivamente così, a meno che il cittì non confidi in una tanto positiva quanto improbabile resurrezione del mediano milanista. Criscito e Marchisio hanno il parziale sapore di novità, essendo entrati nel giro azzurro neppure un anno fa, mentre per Bonucci (una presenza appena in Nazionale, contro il Camerun) il discorso è diverso: pupillo di Lippi, senza la rinuncia di Nesta si sarebbe ritrovato in Sudafrica per fare il turista prima e la riserva poi, mentre in questi giorni pare essersi guadagnato addirittura un posto da spalla di Cannavaro, con conseguente trasloco di Chiellini sulla fascia sinistra.
L'aver focalizzato l'attenzione sulla fase difensiva concede un sin troppo semplice dibattito di natura tattica, per ora comunque campato in aria: di concreto non c'è nulla, visto e considerato che Lippi si è dilettato con gli esperimenti - più o meno sensati - anziché imprimere alla squadra una precisa filosofia di gioco. Dopo le mille peripezie dovute a 4-3-3 senz'ali ed a rombi orfani di regista, il nostro commissario tecnico pare orientato verso un 4-2-3-1 con Marchisio sulla trequarti, il cui compito sarà più di marcatura sul playmaker avversario che non di invenzione per la punta: un Pinzi (o uno Stankovic, più suggestivo ma meno appropriato) d'azzurro vestito. A convincere poco, in questo 4-2-3-1 che tanto pare somigliare a quello del brasiliano europeo Dunga, sono gli esterni: Di Natale ha vinto il titolo di capocannoniere giocando da prima punta, mentre Camoranesi il campo l'ha visto poco a male a causa dei soliti problemi fisici; il fatto che le alternative facciano di nome Pepe, che ha tanta grinta e poco piede, e Iaquinta che è un attaccante e non un esterno di centrocampo, lascia perplessi. A frullare nella mente di Lippi c'è anche il classico 4-4-2: Marchisio largo a sinistra a centrocampo, con De Rossi e Pirlo a dare rispettivamente muscolo e fosforo alla linea mediana, mentre il compito di offendere viene affidato a Gilardino e Di Natale, meglio seconda punta che esterno. Soluzione pressoché impraticabile quella del 3-4-3, che invece con Nesta sarebbe stata certezza: Bonucci, che pure pare essersi guadagnato un posto da titolare al centro della difesa, non dà le giuste garanzie, mentre Zambrotta non ha la «birra» di Euro 2000 per sobbarcarsi la copertura dell'intera fascia mancina.
Ora si parte per per il Sudafrica, sperando di far ritorno in patria il più tardi possibile.
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