Italia, G7, produzione industriale, andiamo verso la catastrofe

Da Pukos

Verrebbe da chiedersi, vedendo le immagini che arrivano da Bruxelles: ma cosa ci fa il nostro Premier, Matteo Renzi, seduto al tavolo del G7? A quale titolo ci invitano alla riunione dei “Sette grandi”?

Non mi sto riferendo alla “statura politica” di coloro che siedono attorno a quel tavolo, certo, noi facciamo ridere con uno che fino a qualche anno fa calcava le scene parrocchiali con “Forza Rignano”, ma non è che gli altri facciano molta più bella figura.

I francesi con Hollande, soprannominato “testa di casco”, gli inglesi con Cameron, il cui governo ha più scandali che ministri, né si salvano gli Stati Uniti con Barack Obama ormai flippato completamente.

Parafrasando il celebre motto “Povera Italia”, verrebbe da dire “Povero mondo”.

No, non ci riferivamo alle persone che fanno bella nostra di sé (si fa per dire) riunite all’interno del Justus Lipsius, fra le quali è veramente difficile scegliere il meno peggio, bensì alle motivazioni per le quali noi veniamo ancora invitati a questo “consesso” (scritto tutto attaccato, per l’amor del cielo, non facciamo gaffes).

Gli anni della ricostruzione post bellica e soprattutto quelli del nostro boom economico avevano portato l’Italia ad essere uno dei “Sette Grandi”, meritandoci in particolare questo “riconoscimento” perché avevamo raggiunto una eccellenza a livello planetario: una grande ed apprezzata produzione industriale!

Ebbene, purtroppo, dobbiamo parlare al passato.

La sciagurata adesione all’euro ha portato alla progressiva distruzione del nostro apparato industriale, è una vera e propria “desertificazione”.

E la notizia, come quella resa nota ieri dal Centro Studi Confindustria, non può altro che essere una logica conseguenza di questo sterminio di attività produttiva: siamo stati superati anche dal Brasile, un Paese che fino a ieri, e sotto certi punti di vista anche oggi, dovremmo considerare sottosviluppato.

Siamo così scesi all’ottavo posto perché in precedenza ci aveva superato anche l’India (altro Paese sottosviluppato), negli ultimi sei anni siamo passati dal quinto all’ottavo posto, questi i numeri che non esito a definire terrificanti:

  • Dal 2001 al 2011 abbiamo perso 100.000 aziende e 1.000.000 di posti di lavoro
  • Nel 2012 e 2013 perse altre 20.000 aziende e 160.000 posti di lavoro

Ma ora state a sentire la cosa più sbalorditiva, ricordate, il cambio fisso con l’euro è stato stabilito nel 1999, ebbene:

  • dal 2000 al 2013 nel mondo la produzione industriale è cresciuta del 36,1% ed in Italia è calata del 25,5%!!!
  • una drammatica situazione che si era già manifestata prima del 2007 e che si è accentuata ancor di più dopo.

Un solo dato ancora, nel comparto computer e macchine per ufficio nel periodo preso in esame, la produzione mondiale è cresciuta dell’81,7%, ebbene in Italia è calata del 99,3%!!! Sparita, polverizzata! Eravamo all’avanguardia nel 2000, non esistiamo più nel 2013.

Ma sono tanti i settori in cui abbiamo perso oltre il 50%: tabacco (-68,1%), industria elettronica (-56,1% contro un +122,7% del mondo), autoveicoli (-52,2%), pelletteria (-48,6%) e tessile (-48,1%).

Ora, cari lettori, come si può ancora sostenere che l’euro non c’entri nulla in tutto ciò!

Ma soprattutto, come è possibile continuare su questa strada devastante per la nostra società, occorre davvero arrivare a distruggere tutto prima di essere costretti a ricominciare dalle macerie?

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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