Per la nazione, la bandiera, l'orgoglio di un popolo: l'Italia del rugby, 150 anni dopo l'epopea dei Mille, celebra una vittoria titanica contro la Francia, superata al Flaminio per 22-21 nel quarto turno del Sei Nazioni. E' il successo del cuore, dell'umiltà e della perseveranza. Gli arroganti transalpini, giunti nel Bel Paese con la baldanza di poter prevalere sulla selezione tricolore in assoluta scioltezza (''Vacanze romane'' titolavano i giornali d'Oltralpe alla vigilia del match), tornano a Parigi devastati nel corpo e nell'anima, sorpresi e annientati dall'immensa forza di volontà azzurra. L'Italia ha trionfato ancor prima di scendere in campo: il vero di salto di qualità, infatti, è stato compiuto nella testa. La nostra rappresentativa ha acquisito la consapevolezza di poter rivaleggiare ad armi pari con qualsiasi avversario, conscia della necessità di far emergere le proprie qualità (mischia e difesa) e di limitare oltremodo i propri limiti (touche e mediana). Insomma, una svolta epocale per la palla ovale nostrana, i cui meriti vanno attribuiti al ct sudafricano Nick Mallet, persona onesta e competente, purtroppo poco supportato dai vertici federali. L'incontro odierno è stato deciso negli ultimi 20 minuti, che nel rugby vengono definiti ''quelli della verità''. Sul 18-6 per i nostri avversari, Andrea Masi, schierato come estremo e nominato 'uomo del match', realizzava una meta di pregevole fattura, azionata dall'ottimo Tommaso Benvenuti, talentuoso trequarti di qualità al debutto nel torneo, segnale che nello Stivale esistono dei giovani prospetti su cui investire. Nel finale, poi, l'Italia si scatenava, attaccando a testa bassa e conquistando i calci piazzati che Mirco Bergamasco realizzava con freddezza. A 5 minuti dal termine avveniva il sorpasso. La Francia tentava il tutto per tutto, decisa a non subire un'onta epocale. E qui la leggenda prendeva corpo. I gladiatori azzurri resistevano con coraggio, respingendo gli assalti dei titolati rivali. Il respiro diventava sempre più affannoso, la fatica piegava le gambe, il tempo pareva essersi fermato. Momenti di indicibile sofferenza che si trasformavano infine in un debordante grido di vittoria. L'Italia, 14 anni dopo Grenoble (era la finale di Coppa Europa che sancì in pratica l'ingresso nel Sei Nazioni), piega i 'blues' e, ora come allora, è soave la sensazione di trovarsi all'inizio di una nuova era rugbistica tricolore.
Federico Militello