Italia imbalsamata dalla Scozia

Creato il 10 febbraio 2013 da Rightrugby
Six Nations - Murrayfield
Scotland 34 - 10 Italy
Ok, finita la veglia funebre? Chiusi gli ottanta minuti di Murrayfield (dove la banda interrompe a metà l'esecuzione di Flower of Scotland e lascia che sia il pubblico a completare l'inno così emozionante) con l'Italia battuta 34-10 della Scozia nella seconda giornata di 6 Nations si è respirato aria di funerale in giro, annunciata dalle cronache imminenti che raccontavano di Azzurri riportati a terra dagli Highlander. A Edimburgo non è andata bene, il passivo è di quelli che lasciano il segno: intendiamo le quattro mete subite, due delle quali firmate da parte del triangolo allargato e una terza che riceve il contributo prezioso di un off load che apre la difesa italiana come il Mar Rosso. Scott Johnson aveva certe pedine da muovere sul campo e l'ha fatto a dovere, mentre Jacques Brunel e i suoi ragazzi imparano la vitale lezione che solo uno sport crudo, senza alibi come il rugby sa impartire: vince chi ha fame, chi è più forte e furbo in quel frangente e le riconferme richiedono sforzo maggiore. Insomma: un conto fare un pronostico, un conto avventurarsi con il pensiero verso un bis storico senza tenere conto degli avversari. 
La squadra della Caledonia altro che mordere i polpacci come hanno fatto i francesi a Roma, con una linea difensiva al limite del fuorigioco e perennemente avanzante, di fronte alla quale l'Italia ha saputo conservare il possesso: si lancia in ruck e monopolizza l'area del breakdown, approfittando di un metro di giudizio dell'arbitro sudafricano Jaco Peyer che va e viene, innervosendo i nostri tanto che Martin Castrogiovanni invece di andare a sostegno si sofferma a chiacchierare con Jim Hamilton lontano dall'azione. La Scozia del pomeriggio è quella che per prima cosa punta a far giocare male chi ha davanti, mettendo pressione sulla cabina di regia e annullando Luciano Orquera e qualsiasi tentativo di aggirare la linea con un grabber. Piuttosto, quando gli Azzurri optano per un calcio in profondità con Tobias Botes trovano il cavallone Tim Visser che agita le gambe e l'Olandese volante naturalizzato non è favorito dal rimbalzo appena dopo, servito dal piede in profondità di Greig Laidlaw. In compenso, gli Azzurri al 6' potrebbero smuovere il punteggio, ma il penalty di Orquera sbatte sul palo. Sei minuti più tardi è il break di Hamilton a portare i suoi nei nostri 22, l'inerzia dei padroni di casa si arena, ma un vantaggio precedente consente allo stesso Laidlaw di marcare il 3-0.
Il ciuffo biondo di Richie Gray e quello pel di carota di Rob Harley arrivano per primi nelle contese a terra, Kelly Brown e John Beattie vanno alla carica dei ball carrier, Botes e Sergio Parisse tentanto di andare oltre con un incrocio, ma il capitano azzurro non controlla l'ovale, al 24' Laidlaw allunga per una maul fatta crollare nei nostri 22. L'incontro prende una brutta piega, con il restart di Orquera che non supera i dieci metri e con Giovanbattista Venditti che tenta di allontanare un calcio rasoterra di Sean Lamont ribattendo di piede e lisciando e allora serve il placcaggio in extremis di Botes per negare a Matt Scott la marcatura alla bandierina. E' il preambolo allo strappo che si materializza al 28', con fasi insistite degli scozzesi e lo zampino di Scott e Lamont che servono l'accorrente Visser che lascia sul posto anche Parisse e il divario sale a tredici punti. 
Gli Azzurri si gettano ordunque in avanti, annusando per la prima volta i 22 opposti con una bella scorribanda lungo la fascia sinistra a suon di ricicli tra Andrea Masi, Parisse, Zanni e Botes e quando piantano le tende ecco che il solito ciuffo biondo di Gray infila le mani ed evidenzia il tenuto a terra. AL 37' Parisse fa lo stesso sull'avversario, la penaltouche consente di tornare nei 22 scozzesi, Francesco Minto fa a sportellate, indietreggiamo, ma Orquera può mirare i pali per un fallo e al 39' almeno si cancella lo zero dal tabellone, 13-3. 

Nell'intervallo, un tweet del magazine Rugby World rilancia l'ipotesi di un suo commentatore, che mette in conto il ritorno italiano nei restanti quaranta minuti, ma è tutt'altra storia già al 42', quando Scott viene liberato da Sean Maitland che assorbe tre uomini tagliando al centro dagli sviluppi di una rimessa: Masi si aggiunge alla linea dei centri e così l'ala di nascita neozelandese libera il collega che ha la via libera come la tangenziale milanese al dì di Ferragosto e firma il 20-3. Manca solo l'estremo Stuart Hogg all'appello dei marcatori, non certo degli scozzesi più propositivi (il guaio con questi è che quando si calcia in touche c'è da calciare sugli spalti per evitare che giochino veloci la rimessa, cosa che tentano di fare scientificamente). Si presenta al 48', quando negli intenti gli Azzurri sarebbero ancora in gara e difatti velocemente entrano nei 22 con la corsa di Orquera che braccato ha deciso di servire Tommaso Benvenuti con Hogg che si posiziona in mezzo ai due e nemmeno tenta un placcaggio, ma fissa l'ovale e lo intercetta e corre per cento metri in direzione opposta. 

Entrano Ugo Gori e Kris Burton in mediana, Davide Giazzon e Alberto De Marchi in prima linea, Antonio Pavanello in seconda. La Scozia alza il piede all'acceleratore difensivo, la mischia italiano conquista un calcio che consente di andare a lanciare sui 5 metri, la maul viene portata a terra irregolarmente, si passa per un altro ingaggio sotto i pali: cedono i pack, si ripete, Parisse dalla base prova a partire, ma perde il pallone sotto la pressione di Harley (già staccato dal resto del suo gruppo). Altro giro in giostra e stavolta sono gli Azzurri a indietreggiare sulla spinta avversaria. Sul 27-3 gli scozzesi si limitano al minimo e stretto indispensabile, poche cose, ma fatte quasi bene, come l'assist di piede di Laidlaw indirizzato nel box presidiato dal solo Gori braccato da Gray che lo spinge fuori: vincono il lancio dalla rimessa, si affidano ai pick & go e muovono al largo con l'ultima trasmissione di Maitland per Scott che è in avanti. 
Gli ultimi due momenti degni di cronaca sono le ultime due mete. Al 68' Lamont tocca di punta un ovale fuori dal raggruppamento e sul quale non ci sono le mani di Gori per alimentare i suoi, il centro scozzese lo raccoglie e corre sotto i pali dalla metà campo. Al 74' Parisse serve Zanni da un'altra mischia sui 5 metri e la terza linea marca per la bandiera. L'ultimissima azione ci vede alle prese nuovamente con Visser lanciato da una pedata di Lamont con l'ovale annullato in area di meta da Luke McLean
Scorrono i titoli di coda e ci buttiamo dentro giusto due dati, così: l'Italia fa registrare il 62% di possesso contro il 38% della Scozia, passando dal 58 al 66% nel secondo tempo, ma nel contempo concede 17 turnover contro i cinque avversari che placcano 146 volte, mancando l'appuntamento con l'obiettivo in dodici occasioni, la stessa cifra degli Azzurri che si fermano a quota 58 con i tackle. Si era detto di badare ai quei tre là in fondo, il trio ha chiarito il motivo della preoccupazione, mentre i primi otto uomini hanno lavorato la preda ai fianchi, lasciando respirare le guardie italiane solo a risultato consolidato. "La nostra mediana non ha fatto le scelte giuste ma non è solo colpa loro. Nei punti d’incontro siamo stati quasi ridicoli", le parole di Parisse al termine. Forse ridicoli, di certo imbalsamati dagli altri. "I breakdown? Li abbiamo preparati tutta la settimana, sapevamo che se riuscivamo a prendere la palla lì potevamo fare molto male", le dichiarazioni di coach Jonhson - e all'apertura hanno levato spazio e tempo. That's rugby, fare con quel che si ha e mettere le pedine migliori nelle condizioni di completare il lavoro. Gli annunci funebri non c'entrano nulla: c'è da rimboccarsi le maniche nelle prossime due settimane, all'Olimpico arriva il Galles che ha stoppato la serie negativa di otto partite a Parigi. Si suggerisce video analisi approfondita. 

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