Il carbone, infatti, è fermo al 19,3% mentre il gas naturale non supera il 30% (29,9%, per la precisione) e i nucleare è al 4,6%.
Per estrapolare queste cifre, il GSE ha definito delle procedure che permettono il calcolo delle composizioni dei mix utilizzati da tutti i produttori di energia elettrica che, in un secondo momento, viene immessa in rete e venduta ai clienti finali. Un processo chiamato “fuel mix disclosure” che consiste appunto nella tracciatura delle fonti, dalla loro “nascita” all’uso che ne fanno i clienti finali.
“Si informa – ricorda l’ente in una nota stampa – che, in applicazione delle Direttive europee in tema di norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, le suddette determinazioni e pubblicazioni hanno la sola finalità di ‘consentire ai fornitori di energia elettrica di specificare nelle fatture e in tutto il materiale promozionale inviato ai clienti finali, la quota di ciascuna fonte energetica nel mix complessivo di combustibili utilizzato negli anni precedenti’. Per il raggiungimento degli obiettivi nazionali del “20-20-20”, fissati in sede europea dalla Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, invece, si fa riferimento al consumo interno lordo nazionale e non all’energia elettrica immessa nel sistema elettrico”.
[foto da casertaweb.com]