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Italia Pulita, l’ironia del PdL non ha limiti

Creato il 05 giugno 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Il web è una bolgia di commenti sarcastici sulla scelta del nome del listone civico che dovrebbe raccogliere l’eredità politica del PdL. Ma c’è un però…… e non è quello che tutti Voi, maligni lettori di IPQMP, avete subito pensato. Quindi, mi direte, di però ve n’è più d’uno. Probabile, ma come di consueto procediamo con ordine.

Sembra quasi certo che la nuova linea del PdL (o di quel poco che ne rimane) debba tener conto del fatto che il berlusconismo ha perso buona parte dell’appeal di cui godeva, verso un elettorato che si è ormai rarefatto. La fortuna di Forza Italia prima e del PdL poi, quella di non avere una base ideologizzata, è diventata di colpo un cruccio con cui confrontarsi: non ci sono idee da difendere, ma solo uomini da piazzare. E dinnanzi a cotanto opportunismo, è facile che alle prime sirene d’allarme i passeggeri abbandonino la nave. E anche Schettino, forse. Già, perché lo stesso Berlusconi non ha ancora ben definito la posizione che occuperà nel nuovo partito, anche se lo stesso ex premier si è autodefinito “coach” di Italia Pulita. Sarà lui a condurre i colloqui per trovare facce nuove da prestare alla politica italiana?

Secondo i maligni, sarebbe più idoneo nel seggio di una giuria di burlesque e a giudicare facce gonfie con la riga in mezzo. Ma tant’è,i ruoli del partito non sono ancora ben definiti e non è dato sapere quando il “listone civico nazionale” vedrà il debutto.

Si prova a copiare la ricetta grillina, salvo il volersi ostinare a non rendersi conto che l’ingrediente principale del comico genovese è l’aver giocato sulle avversioni del popolo italiano per la casta.

Non è però del tutto dissennato, il Cavaliere: oltre al movimento “Riformattiamo il PdL” che utilizza il linguaggio informatico tanto caro al movimento di Grillo (eccezion fatta per i tanti bellocci pidiellini con tanto di iPad sfoggiato come status symbol) ha intenzione di contrapporre una candidatura “di peso” per fronteggiare l’ipotetica corazzata grillina: Gerry Scotti, già parlamentare della repubblica nella decima legislatura, eletto nelle liste del Partito Socialista Italiano di Craxi. Una garanzia di continuità, insomma.

Nulla da eccepire sulla simpatia del conduttore di tanti memorabili programmi tv di indiscusso successo, ma la leadership di un paese che rischia un tracollo finanziario senza precedenti è ben altra cosa che non invitare quattro letterine a sculettare al trillo del jingle che annuncia la pubblicità. Ma l’ex tessera 1816 della P2 non deve avere una grande stima del popolo che ha demolito negli ultimi venti anni: pensa che sia facile mettere un volto amico, rassicurante, laico ma credente, vicino a quell’elettorato di nonne e massaie che guardano tutto il giorno le sue tv spazzatura.

Scherzi a parte, anche se il PdL non perde mai la voglia a giudicare dal nome del listone nazionale, ci troviamo davanti ad una delle ipotesi più grottesche che la politica italiana ricordi dai tempi del Partito dell’Amore di Cicciolina e Moana Pozzi. Il principio è press’a poco il medesimo: un partito di plurinquisiti e condannati dice di essere quello che non è. Come se ad Amsterdam si inaugurasse una casa d’appuntamenti col nome di “Virginarium”. Ridicolo. Si stravolge il significato stesso delle parole: per quanto ci si sforzi, non basta chiamare “cioccolata” la merda, affinché questa smetta di puzzare e divenga appetitosa.

Però (e ve l’avevamo detto che ci sarebbe stato un secondo però) c’è un intoppo che rischia di vanificare l’operazione pulizia: sembra infatti che il marchio ed il movimento “Italia Pulita” appartengano già ad un attivista, un certo Michele Logiurato, che si fa ritrarre in forcone ed atteggiamenti poco rassicuranti e che giura guerra a chiunque osi privarlo del nome del suo movimento.

Italia Pulita, l’ironia del PdL non ha limiti

Chissà come andrà a finire. Magari offriranno una lauta ricompensa al Logiurato per riscattare quel nome. Si sa, dove non arriva con i mezzi, il Cavaliere suole aprire il portafogli e firmare lauti assegni.

Ah, scusate: dimenticavo il terzo ed ultimo però.

Però, in una situazione politica come quella attuale, ci si rende conto che un partito vicino ai bisogni effettivi delle classi meno abbienti, che difenda davvero i lavoratori e i pensionati vincerebbe a mani basse tutte le tornate elettorali che si presentassero?

Peccato che la sinistra italiana sia particolarmente refrattaria a certe richieste. E che con i “però” non si vada molto lontano…


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