Italia Risorgi.

Creato il 27 aprile 2013 da Mir Gorizia @Ettore_Ribaudo

Le arti che non realizzano alcuna ‘opera’ hanno grande affinità con la politica. Gli artisti che le praticano – danzatori, attori, musicisti e simili – hanno bisogno di un pubblico al quale mostrare il loro virtuosismo, come gli uomini che agiscono hanno bisogno di altri alla cui presenza comparire: gli uni e gli altri, per ‘lavorare’, hanno bisogno di uno spazio a struttura pubblica, e in entrambi i casi la loro ‘esecuzione’ dipende dalla presenza altrui. Tale spazio destinato alle apparizioni degli uomini non è affatto un attributo fisso e scontato di qualsiasi comunità. La polis greca fu appunto quella ‘forma di governo’ che forniva agli uomini uno spazio per apparire, nel quale agire, una sorta di teatro dove la libertà poteva fare la propria comparsa”.
Rifondare l’Italia. E’ l’imperativo cui deve ispirarsi ogni azione politica dopo la lunga, sordida e laida stagione dei partiti. Rifare la nostra Patria dopo il buio periodo in cui le fazioni cieche, il manicheismo partigiano, il maramaldismo dei vincitori, il nostalgismo dei vinti hanno messo in ginocchio, peggio che nella guerra perduta, la dignità di un popolo ormai agonizzante, debilitato dalle flogosi tribali seppure ipervitaminizzato da un processo consumistico che ne ha ingrassato la carne ma denutrito l’anima. Siamo all’Anno Zero. Per i partiti, cosche immonde di pustole suppurate, s’alza il de profundis.
Ma da dove si ricomincia?
L’inizio deve aversi laddove incominciò la nostra fine di popolo e iniziò lo scorrazzamento delle bande, intese come partiti politici che, mentre la Patria era allo sbando, si misero al servizio del nemico della Democrazia.
Noi prendiamo atto della storia e delle miserie dei suoi uomini. Le Patrie non si conquistano con il sangue, ne con le sfilate e nemmeno con la logorrea facile (intesa come parlata demagogica ed incostruttiva) ma con persone capaci di amministrare la Res Pubblica con lungimiranza ed onesta. Onestà intesa non come fedina penale pulita, perché anche qui bisogna sempre fare dei distinguo, ma come onestà intellettuale ed onesta morale.
Quel che si vuole rimarcare è un dato, sul quale si vuole insistere seppure ripetitivo. Noi siamo artefici del nostro destino e dobbiamo fare in modo di rivendicare questa prerogativa. Possiamo decidere anche di non votare oppure votare. Ma rivendichiamo il diritto di farlo da noi. Come popolo sovrano. Senza che alcuno c’imponga più quel che dobbiamo o non dobbiamo fare.
Quando le chiavi dell’uscio sono in mani altrui, non si può invocare la violazione di domicilio. In casa propria non si può vivere da famigli. Questo accade quando “chi non sa comandare, va a servire”.