E’ vero, all’interno dello schieramento di centrodestra c’è spazio per un nuovo partito, o formazione politica che dir si voglia, ma a patto che sia davvero “nuovo”, che sia portatore di proposte e idee espressamente liberali.
Di nuovo, invece, nel partito di Passera sembra esserci soltanto il nome: Italia Unica. Un partito che già alla nascita fa segnare un primato assoluto, quello di aver scelto il più brutto logo della storia.
Ma se anche lasciamo perdere “l’immagine” ed entriamo nei contenuti, di novità ne troviamo davvero poche, forse solo un tentativo di svecchiare il modo di fare comunicazione.
A me sembra chiaro che, per un partito politico moderno, oggi, più importante del nome sia il suo acronimo, visto che per esigenze giornalistiche viene maggiormente utilizzato.
Ed allora, non sappiamo se voluto oppure casuale, ma “IU” suona un po’ come l’inglese “You” e ben si confà ad una comunicazione tutta fondata sul personalismo.
Gli slogan del nuovo partito di Passera, infatti, sono tutti incentrati sul “singolo”, non ci si rivolge alla “gente” ma alle “persone” che, infatti, vengono identificate col nome di battesimo.
Ad un partito politico, però, più che la forma chiediamo la sostanza ed allora non si riesce a capire perché si dovrebbe votare Italia Unica, dove sta la “diversità” della proposta politica?
Nel suo discorso all’Assemblea Costituente del partito, Corrado Passera ha voluto prendere le distanze da tutti, dalla sinistra, ovviamente, ma anche dal M5S, dal Pdl e dalla Lega, salvando solamente, non so se per carità cristiana, i Popolari di Mauro, un ectoplasma nel panorama politico italiano.
Ma seppur dal punto di vista della comunicazione tutto ciò è comprensibile (se chiedo voti devo anche distinguermi dagli altri), quando poi si entra nel merito delle proposte il bellissimo castello di carte, faticosamente costruito con le parole, si dimostra per quello che è, ossia fragilissimo, ed infatti crolla al minimo alito di vento.
Come si fa infatti attribuire a tutti gli altri partiti politici italiani l’appellativo di “populisti” se le prime proposte per cambiare l’Italia sono:
- 5.000 euro l’anno per ogni figlio sotto i cinque anni (così Roberta può avere un bambino)
- Restituire il 50% dell’Iva a chi paga col bancomat (così Laura può avere più soldi a fine mese)
- Dimezzare le tasse sulle imprese (così Paolo può lavorare nel suo Paese)
E, dulcis in fundo …
- Una cura shock di abbattimento del debito da 400 miliardi di euro
E’ chiaro che sarebbe facile a questo punto dire “più populisti di così …”.
Per correttezza, però, vorrei anche sottolineare che, al di là di alcune dichiarazioni di intenti talmente generiche da sembrare quasi banali, come “la lotta agli sprechi e la valorizzazione del patrimonio pubblico”, ho apprezzato il “grassetto” utilizzato per evidenziare un punto del programma di Italia Unica ritenuto quindi imprescindibile, e cioè: “Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di imposta patrimoniale, ordinaria o straordinaria, per l’abbattimento del debito” .
Il problema, però, è che: se anche si trovassero le coperture finanziarie per poter dare i 5.000 euro alle famiglie per ogni figlio con meno di cinque anni, se si riuscisse a restituire il 50% dell’Iva a coloro che pagano col bancomat, se fossimo in grado di dimezzare le tasse sulle imprese e se trovassimo anche (magari vincendoli al superenalotto) i 400 miliardi di euro per abbattere il debito pubblico (e chiaramente qua siamo nel mondo dei sogni), rimane un interrogativo senza risposta …
… Come può un partito dichiarare espressamente di ispirarsi ai principi liberali, se poi non chiede di affermare la sovranità monetaria del proprio Stato?
Gentilissimo Sig. Corrado Passera, se anche Italia Unica riuscisse. e non so come, a realizzare il proprio programma (che ripetiamo appartiene solo al mondo dei sogni) avremmo di certo migliorato enormemente la nostra situazione, ma si tratterebbe comunque di un fatto solo temporaneo, perché l’utilizzo di una moneta per noi sopravalutata, negli anni, ci penalizzerebbe comunque, facendoci perdere tutti i benefici ottenuti a costo di immani sacrifici.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro