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Colette. Un sogno audace, di Nicoletta Sipos: pagina 69

Creato il 09 giugno 2021 da Gliscrittori
Colette. Un sogno audace,  di Nicoletta Sipos: pagina 69

Pagina 69 #171 Colette. Un sogno audace di Nicoletta Sipos (Morellini Editore). Il sogno più audace per una donna di ieri e di oggi? Essere padrona di sé.

Così, mentre esplorava con fervore l’amore tra donne, si ostinava a difendere quel poco che ancora restava privato nella sua vita. Ce l’aveva con la stampa che cercava di ingolosire i lettori svelando i suoi più intimi segreti. Ecco un’altra delle sue contraddizioni: alla fine lei pure era giornalista e applicava spesso gli stessi principi al suo lavoro. La separazione dei beni, primo passo della via che portava al divorzio, fu sancita il 13 febbraio 1907.
Agli occhi dei molti che conoscevano la storia solo dai giornali, concentrati sulle scandalose esibizioni teatrali di madame Colette Willy, e sul suo rapporto con la famigerata Missy, la richiesta di divorzio poteva passare per la giusta reazione del marito all’adulterio della moglie. La situazione precipitò quando maman apparve al Moulin Rouge nella pantomima Sogno d’Egitto. Il copione era di Missy che recitava accanto a lei, con lo pseudonimo di Yssim. Lo spettacolo divenne incandescente quando la marchesa, che aveva un’aria e un atteggiamento perfettamente virili, baciò mamma con una passione che non aveva nulla di teatrale. Ma al dramma subentrò presto la farsa. In teatro c’erano, quella sera, l’ex marito di Missy, il marchese di Belboeuf, e l’ex marito di Colette – l’infame Willy – ovviamente con la nuova compagna Meg. Non potevano mancare diversi esponenti della famiglia d’origine della marchesa, appartenenti ai duchi di Morny, ai Murat e ai Bonaparte, tutti ansiosi di arginare lo scandalo. Al momento di quel bacio così intimo, così carnale, scambiato dalle due peccatrici senza pudore al cospetto degli ex mariti, in sala scoppiò il finimondo. Alcuni spettatori cominciarono a urlare “abbasso le lesbiche”, altri presero di mira le interpreti lanciando cuscini e caramelle. Solo Meg Villars – la compagna di Willy – si alzò in piedi per applaudire.

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Colette. Un sogno audace

Inseguì tra contraddizioni e ambiguità il sogno più audace per una donna del suo tempo: essere padrona di sé. Il primo marito la chiudeva a chiave per costringerla a scrivere, ma finì apprezzata da Proust, Cocteau, Gide. Diede scandalo danzando nuda al music-hall e per i suoi amori, ma si puliva del fango con un sorriso. Era raffinata, ma bazzicava i bassifondi. Creò cosmetici su consiglio di André Maginot – lo stratega che progettò la linea difensiva francese sfondata dai tedeschi nel 1940 – e dall’impresa fallita imparò a scrivere testi pubblicitari per le sigarette Lucky Strike e le automobili Ford. Voleva far frustare a sangue le femministe e chiuderle in un harem, ma rifiutò di entrare nell’Académie Française perché era preclusa alle scrittrici. Ebbe compagni che potevano essere suoi figli, ma ignorò la sua unica figlia dicendo che generazioni diverse non dovevano vivere insieme. Eppure la figlia, lei pure di nome Colette, si dedicò al culto della madre e volle essere sepolta accanto a lei. Ed è alla figlia che ho affidato il racconto per scavare nei fatti, della biografia della donna.

Nicoletta Sipos

Nicoletta Sipos scrive di libri su “Chi” e sul blog nicolettasipos.it. Italiana di origini ungheresi, considera un punto di forza elaborare i suoi romanzi da storie vere. La sua vita di Colette corrisponde a questo criterio. Si è occupata di violenza domestica (Il buio oltre la porta); di maternità assistita (Perché io no?); della Shoah in Ungheria (La promessa del tramonto e La ragazza con il cappotto rosso). Con Lena & il Moro e ha trasformato in noir l’incontro tra una professoressa in pensione e un giovane sbandato alla vigilia di Natale. È sposata con l’uomo più paziente del mondo, ha quattro figli e sei nipoti.
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