Compie un anno l’associazione nata a Stoccarda per combattere il falso Made in Italy su suolo tedesco: i prodotti alimentari “suonano italiani” ma non lo sono affatto "Italian sounding": suona bene, sembra proprio quel nome italiano di quel prodotto tanto amato: vino, olio, formaggio, doc come quello assaggiato in vacanza... Eppure non è l'originale, ma una sua imitazione prodotta altrove, o ancor peggio, è un alimento contraffatto.
Per combattere le eventuali truffe e monitorare un'economia che all'Italia porta denaro (l'Italia è infatti il primo importatore nel settore alimentare in Germania), diversi enti si sono messi insieme e hanno inaugurato nel febbraio 2015 l'associazione Italian Sounding, con sede a Stoccarda.
Compito dell’associazione è monitorare il mercato e chiedere l’intervento, anche giudiziario, in caso di frode. Ne fanno parte come soci fondatori la Camera di Commercio Italiana per la Germania di Francoforte sul Meno, la Camera di Commercio Italo-Tedesca di Monaco di Baviera e Stoccarda, e a questi si uniscono le italiane Confagricoltura e Unioncamere e ancora diverse aziende del settore food e consorzi locali. Il numero non fa che crescere. L'interesse è alto verso un Paese i cui abitanti scelgono nel 40 per cento dei casi, quando fanno la spesa oppure ordinano al ristorante, un prodotto "made in Italy". La necessità era ancora più forte vista la legislazione tedesca, che non tutela i vari marchi "made in...", ma per arbitrare su cibi falsi rimanda alla legge sulla concorrenza sleale. Ecco perché un pool di avvocati ed esperti in materia lavorano in collaborazione con l'associazione Italian Sounding: monitorano supermercati, fiere di paese, eventi e piccoli rivenditori per tenere sotto controllo la falsa attribuzione di origine italiana dei vari prodotti venduti. Nell'ottobre dell'anno scorso è già arrivato il primo successo, quando il tribunale di Colonia ha vietato la commercializzazione su suolo tedesco di pasta prodotta in Egitto e a Dubai che riportava però sulla confezione termini errati come "italiano", "Milano" e "San Remo", oltre al disegno del tricolore. La pasta non è peraltro il solo alimento contraffatto o spacciato come italiano, e il primato tra i prodotti più falsificati va invece al formaggio Parmigiano. Mentre all'estero gli alimenti italiani più amati restano i grandi classici, dai formaggi appunto, ai vini, passata di pomodoro, pasta, dolci. Permettere che vengano immessi sul mercato prodotti dall'italian sounding è dunque una perdita in credibilità ma anche in denari, se si pensa che la filiera agroalimentare vale l'8,7 per cento del nostro Pil e che 1,2 miliardi di persone nel mondo ogni anno acquistano e consumano almeno un prodotto made in Italy. Il bacino da controllare è davvero esteso, nel nostro Paese infatti esistono tra Doc e Igp circa 800 prodotti protetti da marchio, di cui oltre 500 riguardano il vino. Fonte: Sale e Pepe