Dai centri sociali viene anche Karim Franceschi. E anche lui è andato a Kobane per consegnare aiuti umanitari. Solo che poi ha fatto un passo in più. Si è unito ai combattenti e ha difeso la città con il kalashnikov. Preparazione zero. Motivazione tanta. Un ragazzo che, giunto sul posto, ha sentito dentro di sé il bisogno di compiere una scelta chiara e irrevocabile: diventare un partigiano, come fece il padre più di settant'anni prima su altre montagne, contro nemici molto diversi, ma, nello stesso tempo, molto simili.
L'effetto sperato di questi due libri è informare. Far conoscere ad un pubblico anestetizzato la la lotta dei curdi. Una lotta per realizzare una società partecipata, democratica e governata dal basso. Una rivoluzione egualitaria. Che fa paura a tutti: ai fascisti dell'Isis, ai turchi, agli americani e a tutte le pseudo-democrazie occidentali che si fondano su principi ben diversi dalla distribuzione paritaria delle ricchezze, dal rispetto della natura e dall'eguaglianza concreta fra uomo e donna. I curdi del Rojava ci stanno provando ma hanno tutti contro. Quasi tutti: Michele e Karim sono dalla loro parte.