Modi, abitudini, consuetudini, occasioni degli italiani a tavola costituiscono, grazie alla fotografia, la registrazione visiva delle forme culturali della storia del rapporto degli italiani con il pranzo a casa o fuori, in occasione sia di banchetti che di colazioni al sacco.
Mutano nell’arco di circa cento anni le forme della preparazione della tavola, si distinguono quelle dei ristoranti di lusso da quelle delle osterie, appaiono sulle tavole nuove tipologie di bottiglie di vino o di caraffe d’acqua, come pure la disposizione dei piatti, dei bicchieri, delle posate e il loro numero.
Il pranzo dei più modesti si confronta con i pranzi di nozze dei ricchi e la tavola svela il volto dell’intimità domestica e mostra come dalle ampie riunioni del secolo XIX si sia gradualmente passati ad un numero sempre più ristretto di parenti e amici, segno dell’evoluzione delle forme culturali della famiglia.
Il fondo fotografico conservato dalla Biblioteca Vallicelliana testimonia un aspetto della storia quotidiana d’Italia, solo apparentemente minore, ma specchio dell’evoluzione della società italiana dall’Ottocento alla fine del secolo XX.
Tra le tavole storiche imbandite in Italia spicca quella allestita nella Biblioteca Vaticana in occasione della canonizzazione dei 26 giapponesi martirizzati presso Nagasaki nel 1597. Il banchetto fu offerto l’8 giugno 1862 a 308 ecclesiastici giunti a Roma per l’occasione e vi presenziò lo stesso pontefice papa Pio IX. Nelle due immagini stereoscopiche si vedono due momenti della preparazione dell’apparato. Sulle tavole fanno bella mostra vasi marmorei di età romana e due candelabri prelevati dalla Galleria omonima. Le due immagine stereoscopiche furono realizzate dai Fratelli D’Alessandri e completano così le riprese della preparazione dell’evento eseguite da Luciano Anziglioni.
Fratelli D’Alessandri, Roma, 65 Babuino, positivi all’albumina montati su cartoncino, 75 x 145. Sul margine destro, timbro a secco: F.lli D’Alessandri, Roma, 65 Babuino. Giugno 1862.
Bibl.: S. Tozzi, Tra pittura e fotografia in "Pittori fotografi a Roma, 1845-1870”, Catalogo della Mostra, pag. 95, scheda 92, Roma 1987.
Gianduia, la famosa maschera torinese, riflette sui mali d’Italia davanti alla carta geografica della nazione e a una bottiglia di vino. Forse non sa che il signor Caffarel darà il suo nome ai famosi cioccolatini, i gianduiotti. La scenetta satirica ricostruita a studio, usa la famosa maschera popolare di Gianduia e dà vita a una fotografia che aveva una sua specifica clientela. Fa infatti parte di una serie realizzata dal fotografo Luigi Montatone di Torino.
Sul margine superiore, a stampa: Carlevé
D’ Gianduja. Sul margine inferiore L’Italia? – Oh i sai pro mi lon ch’j’andaria! Un bon baston, e rauss! Fè polissia.
Sul retro, a stampa: The Cabinet Portrait Montabone Fot. Torino con emblema del fotografo: Sole et Arte.
Luigi Montabone, Torino, positivo all’albumina montato su cartoncino, 132 x 100. Seconda metà del sec. XIX.
Gruppo di artisti nel cortile-studio all’aperto del fotografo Michele Mang, che riuniti attorno a un tavolino brindano. Il fotografo è quello con il camice in piedi sulla sinistra, che ha appena finito di comporre la posa, mentre chi sta versando del vino è Pompeo Bonfili, che riempie il bicchiere di suo padre. Michele Mang ebbe il suo studio a Piazza di Spagna 9, come indica il timbro a secco sul recto del cartoncino di montatura della fotografia, dal 1860 al 1870, pertanto la fotografia è stata ripresa anteriormente al 1870.
L’iconografia del gruppo di artisti che leva il calice vuole alludere alla comunanza di ideali nell’arte e allo spirito di fratellanza che unisce il gruppo stesso. È curioso che a non brindare, ma a togliersi il cilindro con ampio gesto del braccio, sia il personaggio che fa da asse centrale alla composizione dell’immagine e non si può trascurare che Mang e il primo seduto a sinistra, insieme a quello che sta in piedi al centro guardano verso il personaggio in piedi sulla destra, come se il brindisi sia rivolto in particolare a lui. Cosa che sembra sottolineata proprio dal gesto del personaggio che si leva il cilindro, poiché sembra farlo in segno di omaggio a quello in piedi sulla destra, che forse è il festeggiato o quello che da poco si è unito al gruppo, come potrebbe indicare il fatto che con la mano sinistra tiene una sedia vuota, quella a lui destinata.
Michele Mang, positivo all’albumina, 95 x 105, montato su cartoncino. Sul recto timbro a secco: M. Mang & Co., Roma Piazza di Spagna 9. Sul retro timbro: Michele Mang & C, Roma, Piazza di Spagna 9. Ante 1870.
Nello studio del fotografo Pasquale Zambini di Parma, quattro amici mimano una scenetta comica accanto a due bottiglioni di vino e a un fiasco. Il primo dei quattro, a terra, a braccia conserte, è tenuto per il collo con una corda da altri due, uno dei quali, con una sega, fa il gesto di volerlo decapitare. Su un cavallo di legno di dimensioni naturali con i suoi finimenti e la sella sta il quarto personaggio che alla cintura porta infilato un martello e saluta il fotografo. L’origine di queste fotografie poteva essere, nell’occasione, scherzosa di alcuni amici, ma più spesso era lo stesso fotografo a comporle usufruendo di comparse retribuite per la circostanza. Egli, poi, avrebbe venduto questo tipo di fotografie a un pubblico colto che amava collezionare immagini curiose.
Sotto il margine inferiore, sul cartoncino di montatura: P. Zambini Parma.
P. Zambini, Parma, positivo all’albumina montato su cartoncino, 145 x 95. Fine sec. XIX-inizi XX.
Gruppo di famiglia a tavola. Si brinda davanti alla nuova macchina da cucire che la signora ha ricevuto in regalo. La figura autorevole dal marito, vestito di scuro, si intona con la serietà dei ritratti dell’epoca, dove il capofamiglia è tenuto a rappresentare il proprio ruolo gerarchico e responsabile. Il figlio maggiore tiene nelle mani un bicchiere e una grande pipa, mentre il figlio piccolo appare un po’ intimidito e più arretrata rispetto agli uomini è la madre, che così conferma il proprio status di moglie e madre, che segue e cura quelli della casa, i maschi, che intrecciano i maggiori e più significativi rapporti con il mondo. Ecco che la tavola si presta allora a una lettura socio-psicologica del gruppo familiare.
Senza indicazione d’autore, positivo all’albumina, 60 x 80, montato su cartoncino bordato da una sottile linea rossa. Fine sec. XIX.
Un momento di familiarità: un signore assaggia con un dito la marmellata fatta in casa dalle sue figlie Elena e Margherita. Tutti sono seduti al tavolo da pranzo, davanti a una bella credenza. La preparazione casalinga dei cibi qualifica la virtù domestica della donna, di cui è giudice l’uomo.
Sul retro a matita: il cugino Leone gusta la marmellata preparata dalle figlie Margherita ed Elena.
Senza indicazione d’autore, positivo all’albumina montato su cartoncino bordato da una sottile linea rossa, 60 x 80. Fine sec. XIX.
Sala di cafè chantant. Al termine di una prova il pubblico invitato e gli artisti sul palcoscenico posano per il fotografo. È la belle epoqueall’italiana, dove le signore mantengono la necessaria compostezza, che rivela l’intima ripulsione per spettacoli comunque ritenuti indecenti, mentre gli uomini appaiono più a loro agio. Benché distanti gli artisti, cui si unisce un cameriere che leva il calice, dialogano apertamente con il fotografo.
Su ogni tavolo stanno le ampolle dell’olio e aceto e la boccetta del sale e attorno alle tovaglie bianche le sedie Thonet. Alcuni bambini, incapaci di stare in posa per qualche secondo restituiscono di sé un’immagine mossa. L’Italia va verso la Prima guerra mondiale, orgogliosa di essere diventata una potenza coloniale, la giovane nazione coniuga il benessere del ceto borghese con la sicumera della propria invincibilità. L’ombra di Adua sembra essere svanita e con ogni presentimento di un secolo, ancor giovane, ma carico di tragedie.
Senza indicazione d’autore, positivo al bromuro d’argento, 170 x 230.
Fine sec. XIX.
Al tavolo di una trattoria che offre vini scelti come indica il cartello in alto a destra, tre amici giocano a carte bevendo del vino poggiato su un tavolino a treppiede in primo piano. La fotografia è realizzata all’aperto da un fotografo di strada che ha disposto dietro i personaggi un fondale raffigurante un muro su cui è scritto l’anno 1891.
Senza indicazione d’autore, positivo all’albumina montato su cartoncino, 75 x 105. Fine sec. XIX.
Un gruppo di diciannove bambini poveri con in mano le gavette militari posa accanto a un soldato che ha portato loro da mangiare. È l’immagine dell’Italia povera di fine sec. XIX e dei primi sec. XX. Tutti i bambini sono scalzi e quasi tutti i maschi hanno i capelli rasati per meglio combattere i pidocchi.
Senza indicazione d’autore, fotoriproduzione meccanica ad uso cartolina postale, 35 x 45. 135 x 90 (la cartolina). Fine sec. XIX- inizi sec. XX.
Segue qui