Un requisito necessario per mantenere un blog aggiornato é andare alla ricerca di informazioni o di notizie. Ecco quindi che mi diverto a navigare tra social-media, quotidiani, blogs e altro. A volte trovo notizie interessanti tanto da diventare argomento per un mio post, ma per la maggior parte sono articoli o argomenti inutili, sia perché sono già stati trattati in passato o perché poco attinenti al blog in questione. E a volte capita anche di leggere delle cazzate così assurde che é impossibile rimanere impassibili. Una di queste l'ho appena letta su "Il Fatto Quotidiano", dove un certo Matteo Cavezzali, nel suo blog, ha scritto un "articolo" sugli italiani all'estero. Leggendolo mi sono sentito un po' incazzato, poi offeso, deluso, irritato e alla fine divertito. Divertito perché quando leggi cazzate come queste alla fine ti viene da ridere. Non conosco questo Matteo Cavezzali, sicuramente avrà delle qualità che io non riesco a vedere, ma non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo un quotidiano nazionale possa pagare una persona per scrivere certe cose assurde. Anch'io scrivo tante cazzate a volte, ma perlomeno io lo faccio gratis (e a questo punto mi sento un coglione). Posso dire solo una cosa: io sono uno di quegli italiani che lui parla, vivo all'estero da cinque anni, ma nessuna delle caratteristiche da lui citate mi corrispondono. Ho conosciuto altri italiani che vivono in altri paesi, non solo in Brasile, e posso affermare con sicurezza che, pur avendo a volte idee diverse dalle mie, nemmeno loro potrebbero fare parte di quegli "italiani" del suo articolo. Leggete e vedete voi cosa pensare.
P.S. Leggendo i commenti (numerosi) del suo post si deduce che non sono l'unico a pensarla in questo modo.
Italiani all’estero, ecco come passano realmente il loro tempo
di Matteo Cavezzali |
21 gennaio 2014
Tutto era iniziato con la fuga dei cervelli. Vi ricordate? Giovani talentuosi che andavano all’estero per dare pieno appagamento al proprio talento. Poi hanno iniziato ad andarsene pure quegli altri. Quelli normali, diciamo. Che non si sa mai, all’estero, magari ‘sti inglesi o ‘sti fiamminghi sono zucconi e ci facciamo comunque una bella figura. E quello
è stato l’inizio della fine.
Ma poi per le feste tornano tutti a casa. Per abbuffarsi di lasagne e tortellini, per salutare i parenti. Ma soprattutto,
per spiegare a noi “italioti” come si sta al mondo. Vuoi mettere la soddisfazione? Là in Svezia o in Francia è pieno di italiani, e dirlo con loro non dà gusto, invece venirlo a spiegare a noi… che siamo ancora qua a vedere il faccione di Silvio al Tg come negli anni ’90, che siamo ancora qua a sorbirci il campionato la domenica, a litigare al semaforo, a fare la fila alle poste e a pagare il canone Rai…
dirlo a noi sì che dà gusto.
E allora parte il disco, che loro mica lo sanno che la stessa cosa te l’hanno già detta gli altri dieci prima di loro, uguale. O forse lo sanno benissimo, ma tanto fa niente. E si comincia con i “Ma come fai a stare ancora in Italia?” e i “Che paese incivile”, e i “Ma qua da voi non cambia mai niente” e io gli risponderei “Da voi?! Ma da voi cosa, che stai a
Londra da tre settimane! Che se non lo scrivevi venti volte su
facebook non se ne accorgeva nessuno che non c’eri più e
pensavano che c’avessi avuto un’influenza”. Ma non è finita perché poi rincarano la dose con l’immancabile: “Se uno come te, con le tue idee, venisse a London (!?) sai quante cose faresti?”. Ma de che?
E allora ho deciso di andarli a trovare tutti. Andare a vedere dove stanno, cosa combinano e se stavano bluffando. Ma non era possibile, ci voleva troppo tempo. Allora ho chiesto in giro. Ho fatto “un’indagine trasversale” diciamo. Ed ecco cosa fanno i cervelli all’estero:
1. Girano solo con altri italiani. Sì, avete capito bene, se ne sono andati perché “basta degli italiani non ne posso più” e girano solo con italiani
(i sardi poi girano solo coi sardi).
2. Sanno tutto dell’Italia, in particolare di Berlusconi e della sua vita sessuale. Se ne sono andati per non sentirne più parlare e poi evidentemente gli è venuta nostalgia.
3. Hanno freddo. Vivono in paesi in cui spesso non sorge nemmeno il sole.
Stanno morendo di freddo, ma non lo ammetteranno mai. Mai.
4. Mangiano da schifo. Pesce affumicato, wurstel, orsetti gommosi, patate fritte. I più fortunati trovano un asporto cinese o un kebabbaro.
Cercano disperatamente una pizza decente, alcuni giurano anche di averla trovata. Ma stanno mentendo.
5. Fanno lavori del cavolo che in Italia non avrebbero mai fatto. Se ne sono andati al grido di “Non posso stare in Italia a pulire dei cessi, ho una laurea io!” e ora puliscono cessi a Nantes. Che vuoi mettere un cesso di Nantes contro un cesso di San Lazzaro di Savena!?
6. Fregano. Sì, proprio come gli italiani qua,
non pagano il biglietto del tram, passano con il rosso, cercano in ogni modo di evadere le tasse. E si credono ancora più furbi perché anche se sono in un paese “serio” e “europeo” riescono a farla franca.
7. La nota più dolente. Non possono più tornare in Italia
senza un senso di fastidio. Non tanto per
il fatto di essere in un paese allo sbando, ma perché non potrebbero mai ammettere di aver scoperto di essere anche loro solo degli italiani.
Ps: il contenuto di questo post è dettato prevalentemente da un sentimento che
alcuni mi dicono chiamarsi invidia. Molti dei miei migliori amici vivono oggi a Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles, Monaco,
Barcellona. Ho per altro scoperto con grande stupore che leggono anche le cose che scrivo quindi: Volevo dirvi che vi voglio molto bene e non parlavo assolutamente di voi. Davvero. Poi ve lo dico di chi stavo parlando. Ma in privato. Quando tornate per le prossime feste.
Fonte: Il Fatto Quotidiano