A lungo gli italiani sono stati un popolo d’emigrati, un po’ per spirito d’avventura molto per necessità. Italia è anche stata – ed è storia recente – terra promessa per chi fuggiva dalla miseria, dalle dittature o dal crollo dei regimi. Ora sono di nuovo in fuga. L’Italia non piace più. Né agli stranieri, che fino a qualche anno fa si gettavano dentro i confini italiani in cerca di una vita migliore, né agli italiani che sempre più spesso fanno le valigie senza sapere se e quando torneranno. Il 2014 sarà il primo anno a saldo migratorio negativo, sostiene la Caritas Migrantes. Fuori dalle definizioni statistiche, significa che gli italiani in fuga dalla crisi saranno più degli stranieri in cerca di lavoro e dei disperati che sfidano la morte affrontando strazianti viaggi nel Mediterraneo.
L’anno scorso l’Aire ha tracciato un identikit degli italiani espatriati: sono oltre 4 milioni, in media quarantenni, senza sostanziali differenze tra uomini e donne. Quasi la metà ha una laurea o un diploma. L’altra metà no, ed è il segno che l’emigrazione si è estesa – come accadeva decenni fa – alla manodopera. “Numeri calcolati per difetto”, precisa Sergio Durando della Caritas Migrantes, perché si basano su statistiche ufficiali, ad esempio dell’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero, “e non considerano chi si trasferisce senza cambiare residenza o senza comunicarlo alle autorità italiane”.