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Italiani: tre atteggiamenti che mi fanno arrabbiare

Creato il 26 gennaio 2016 da Leultime20 @patrizialadaga

Perché noi italiani abbiamo nel Dna il gene dell’autodistruzione? È una domanda che mi sono sempre posta, ma che da quando vivo all’estero, e ormai sono quasi diciassette anni, mi faccio tutti i giorni. Basta scorrere i commenti sui social per ritrovare svariati esempi di pubblica autoflagellazione. C’è sempre, insomma, chi gode nel dipingere gli italiani come incapaci, litigiosi, pigri, incivili e via dicendo. Poi arriva Checcho Zalone a sfottere le italiche abitudini, incassa milioni a palate (60 per la cronico con Quo Vado?) e il massacro ricomincia, perché piangerci addosso è bello, ma che nessuno osi guadagnare sui nostri difetti. Forse un po’ invidiosi siamo davvero…

Che il nostro Paese abbia dei problemi è fuor di dubbio, tutto è perfettibile e più di una volta ho provato a sottolineare gli aspetti migliorabili e poco competitivi dell’Italia, ma davvero i nostri concittadini pensano che in Germania, in Francia o in Spagna tutto funzioni a meraviglia e si viva felici come angioletti su una nube?

Io risiedo a Barcellona perché la vita mi ha portato qui, come avrebbe potuto tenermi nella mia Milano natale o condurmi altrove. L’essere italiana all’estero mi ha permesso di confrontarmi spesso con le opinioni degli stranieri sul nostro Paese e che ci crediate o no, quasi sempre sono più lusinghiere rispetto a quelle di chi in Italia ci vive.

Una delle realtà più evidenti è che gli stranieri si amano e non hanno timore a  proclamarlo ad alta voce. Gli italiani, no. Si parla tanto di promuovere la nostra cultura nel mondo, ma poi tutte le occasioni sono buone per denigrare “l’italianità”. Valorizzare la nostra cultura passa prima di tutto dall’essere capaci di apprezzarla. Ecco perché mi piacerebbe che i miei concittadini cambiassero atteggiamento almeno sulle seguenti questioni:

1. Impariamo a venderci. 

In Italia abbiamo prodotti d’eccellenza che non valorizziamo. Provate a discutere con un francese di formaggi e di vini. Di certo vi dirà che il loro assortimento di fromage è il più vasto e saporito che palato umano abbia mai provato e che le bollicine del loro champagne sono ineguagliabili. In Spagna il jamón è quasi una divinità. La verità è che in Italia ci sono formaggi, vini e salumi che non hanno nulla da invidiare a quelli dei cugini d’oltralpe, ma noi italiani, a cui la mamma non aggiungeva grandeur nel biberon, ci ostiniamo a considerarci poco interessanti. Siamo così abituati al bello e al buono che ci sembra assolutamente banale. E così facciamo i modesti. Bella dote la modestia, è vero, ma in questo caso rasenta la stupidità. Cominciamo a parlare bene di noi stessi e dei nostri prodotti invece di puntare sempre e solo sui difetti.

2. Non facciamoci condizionare dalle brutte mode altrui.

Mi è capitato di leggere commenti di italiani che si lamentavano per l’eccessiva attenzione dei nostri concittadini al look. “Tutto fumo e niente arrosto” era la sintesi sostenuta dai nemici della forma. Ma davvero un aspetto curato coincide con il vuoto interiore? Diamo così ossessionati dalle apparenze? Io credo di no.

Pochi giorni fa il quotidiano La Vanguardia faceva notare come il look dei politici spagnoli lasci spesso a desiderare. Un generalizzato e crescente lassismo in materia di stile ha fatto sì che in parlamento si vedano jeans, rasta, piercieng e tatuaggi, la cravatta sia quasi sconosciuta e le mamme allattino mentre votano (anche se c’è un asilo nido nella stanza accanto). Mi è capitato di essere invitata a un concerto serale ed esclusivo del nostro Andrea Bocelli presso la splendida Sagrada Familia e ho visto donne indossare con disinvoltura le infradito sopra gonnellone informi, uomini con gli shorts, manco fossero in spiaggia e ovunque i jeans come se piovesse. Di tanto intanto si incrociavano signore eleganti e uomini incravattati (come il cantante e i concertisti d’altronde). Avete indovinato in che lingua parlavano? Sì, in italiano. Sia chiaro, non sono una fanatica della forma e tantomeno delle formalità, apprezzo il “tu” che in Spagna si dà con gran frequenza e agevola le relazioni umane, ma anche l’occhio nella vita vuole la sua parte e un po’ di sana bellezza non ha mai fatto male a nessuno. Anzi.

Morale: non impariamo a trascurarci per paura di sentirci dire che “ce la tiriamo”. Semmai che siano gli stranieri a cercare di imitare il nostro stile (e non me ne vogliano gli amici non italiani che incrocio dalle mie parti, ma certe giacche chiare con certe camicie a quadri e i mocassini ai piedi proprio non si possono vedere).

3. Riconosciamo il merito.

Perché in Italia il successo altrui è visto come un oltraggio (a meno che non si tratti di un calciatore)? Certo, scandali, ruberie e malaffare sono stati, e purtroppo sono ancora, all’ordine del giorno, ma di nuovo, davvero pensiamo di essere l’unico Paese del mondo in cui questo accade? No, non lo siamo. Però altrove, all’imprenditore, politico, scrittore o artista di successo si concede quantomeno  il beneficio del dubbio. Da noi si è colpevoli a priori e quindi l’insulto al famoso di turno diventa sport nazionale. Perché riconoscere il merito ci fa tanta paura? Ci vorrebbe un trattato di sociologia per rispondere (ma credo che l’invidia ancora una volta giochi un ruolo chiave). L’unica certezza che ho è che averlo scritto mi costerà commenti poco lusinghieri. Pazienza…

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