ITALIANO MEDIO di Maccio Capatonda (2015)

Creato il 27 gennaio 2015 da Ifilms
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Scritto da Lorenzo Bianchi
Categoria principale: Le nostre recensioni
Categoria: Recensioni film in sala
Pubblicato: 27 Gennaio 2015

Il trailer era stato un enorme successo, agghiacciante nella sua tanto ridicola quanto reale rappresentazione dell'italiano medio. L'idea di un lungometraggio sollevava qualche perplessità circa la tenuta della satira e delle risate a lungo termine. Dubbi più che fondati, anzi, ora ne sorge un altro: che Italiano Medio fosse un richiamo nelle sale?

Giulio Verme (Maccio Capatonda), fidanzato con Franca (Lavinia Longhi), è un ambientalista e vegano convinto. Quando il fidato amico Alonzo (Luigi Luciano) gli offre una pillola lui la accetta, ignaro che dal 20%, userà solo il 2% del suo cervello, cambiando radicalmente.

Sin dai suoi esordi, Maccio Capatonda aveva dimostrato dimestichezza in piccole pillole demenziali, capaci di raccogliere consensi anche grazie alla spinta di Mai dire... Se con Mario e Drammi Medicali, sit com di 20 minuti di durata, l'effetto comico svaniva, in un lungometraggio arriva anche ad irritare. Anche se questo è l'ultimo dei problemi, purtroppo. Di una banalità devastante, zeppo di luoghi comuni e di cattivo gusto, Italiano Medio racchiude tutto il possibile: vegani, prostitute, droghe, critica alla tv, critica ai reality show, il tutto realizzato in salsa cinepanettone.

Inoltre, anche dove potrebbe essere apprezzabile, come una critica aperta alla gente che si interessa ai problemi "solo perché ne parla la tv", Maccio Capatonda rende tutto irritante spiegando in maniera didascalica ogni passaggio, anche i più banali. A confronto, Qualunquemente è un capolavoro, anche perché, se nemmeno il film di Albanese brillava in finezza, almeno la critica sociale proposta era più pungente, oltre ad essere un film decisamente più divertente.

Italiano Medio è un film che piacerà ai suoi fan più accaniti, cui strizza l'occhio con svariate citazioni dei suoi lavori precedenti, ma anche al pubblico che lui stesso critica. L'effetto nonsense è portato all'eccesso, scadendo più volte nel trash e nel cattivo gusto più becero, quasi offensivo per lo spettatore. Se a tutto questo si aggiunge il terreno sacro David Fincher violato in modo dozzinale, ci si rende conto di che prodotto scadente si tratti. Il rischio, vedendo questo film, è di ritrovarsi come René Ferretti in Boris - Il film: solo, triste, in una stanza che ride.

Voto: 1/4

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