Lo scorso 29 gennaio è uscito nelle sale cinematografiche italiane “Italiano medio”, l’esordio alla regia di Maccio Capatonda.
Maccio Capatonda, all’epoca Marcello Macchia, nasce come fenomeno virale con la pubblicazione su YouTube delle parodie di famosi trailer cinematografici (tra tutti ricordiamo “La febbra”), andati in onda all’interno del programma della Gialappa’s “Mai dire Lunedì”.
La diffusione sul web degli sketch del gruppo di attori capitanati da Maccio ,le successive assidue presenze televisive a partire dal “All Music Show” ,che ha lanciato tra gli altri il personaggio di Rupert Sciamenna, continuando con “Mai dire Martedì” e le partecipazioni allo “Zoo di 105″, hanno definitivamente portato il fenomeno Maccio Capatonda all’attenzione del grande pubblico e dei principali organi di informazione.
La definitiva affermazione arriva, però, con la serie tv “Mario” trasmessa da MTV e giunta ormai alla seconda stagione.
Il passo successivo è stato dunque approdare sul grande schermo nel 2015 con “Italiano medio”.
Il film trae spunto da uno dei celebri “fake trailer” del comico, andato in onda nel programma televisivo trasmesso da La7 “Ma anche no”, condotto da Antonello Piroso.
Il finto trailer (parodia di “Limitless”, film del 2011 diretto da Neil Burger con protagonista Bradley Cooper) vedeva il protagonista interpretato da Maccio Capatonda, un cittadino modello preoccupato per lo spread e per l’alto tasso di disoccupazione, ingerire per sbaglio una pillola capace di far abbassare l’utilizzo del cervello dal 20% al 2% e con conseguente incarnazione di tutti i cliché dell’ italiano medio, appassionato di donne, calcio e tv spazzatura.
Questo il punto di partenza che ha portato il comico abruzzese e la sua schiera di fidati collaboratori, alla realizzazione dell’omonimo lungometraggio che sviluppa le idee del trailer ponendo al centro della storia Giulio Verme un ambientalista, animalista e vegano oppresso dagli insuccessi delle tante battaglie perse nella vita e alle prese con l’ormai famosa pillola che abbassa le facoltà mentali e fa emergere nel personaggio interpretato da Maccio Capatonda il suo lato triviale e represso.
All’interno del film galleggiano poi i personaggi tipici dei precedenti lavori di Capatonda come Herbert Ballerina, Ivo Avido, oltre il già citato Rupert Sciamenna.
Da un punto di vista cinematografico il film vive delle trovate comiche, delle gag dei protagonisti aggiungendo una, seppur appena abbozzata e spesso ridotta in stereotipi, critica alle mode e ai costumi che accomunano un po’ tutti gli italiani.
Trovano spazio quindi il personaggio dell’italiano dallo scarso senso civico, quello dipendente da internet incapace di vivere senza Wi-fi e quello eternamente incollato allo schermo dello smartphone.
Tutto questo rischia , però di diventare anche il principale limite del film, con i personaggi che finiscono, peraltro volutamente, per essere tratteggiati alla stregua di caricature, ma senza avere l’originalità e lo spirito dissacratorio presenti in altre opere.
Un’ altra componente problematica del film è la sua mancanza di aspetti cinematografici, anche da un punto di vista tecnico, che finiscono per far assomigliare il film più a una serie di situazioni comiche giustapposte l’una dietro l’altra che a un lungometraggio con un tessuto narrativo vero e proprio.
La sceneggiatura infatti rende omaggio alle situazioni demenziali e paradossali del campionario di Capatonda, ma non si spinge oltre, zoppicando soprattutto nel finale che tende ad accontentare un po’ tutti, senza vinti o vincitori.
Questi aspetti limitano il film, ma non per questo lo rendono trascurabile: sono infatti innumerevoli le trovate dei protagonisti che strappano più di una risata senza scadere per forza nella comicità bassa e gli incassi (più di 3 milioni di euro) dimostrano l’apprezzamento del pubblico.
In definitiva “Italiano medio” è un film che soddisfa certamente i fan di Maccio Capatonda che vedono condensata nel lungometraggio tutta la storia artistica del comico, difficile ed eccessivo però andare oltre cercando chiavi di lettura a livello sociologico.