Italietta

Creato il 25 settembre 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Non ci hanno fatto fare, certo, una bella figura, tutt'altro: sembrava un'Italia da operetta o, come si dice, un'Italietta.

I fatti: migliaia di turisti, come ogni giorno, si presentano ai cancelli del Colosseo, uno dei più famosi – se non il pìù famoso – dei monumenti di Roma e dell'Italia tutta. Fin qui nulla di strano, se non fosse che i poveri visitatori hanno trovato le porte sbarrate: il personale addetto all'Anfiteatro Flavio (e ai Fori Imperiali e ad altri monumenti romani), infatti, era impegnato in una riunione sindacale.

Apriti cielo: come osano questi scansafatiche ed i loro sodali sindacalisti, sbarrare le sacre porte della cultura nostrana al turista straniero pagante? Come osano commettere un tale attentanto all'immagine di Roma (in verità, già opaca per l'affaire Mafia Capitale) e del Bel Paese, come hanno strillato tv, giornali e politici vari, a cominciare dal Premier Renzi:

Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona pic.twitter.com/D154PLS8L8

— Matteo Renzi (@matteorenzi) 18 Settembre 2015

Per ovviare a tale sacrilegio, su insistenza del Rottamatore, il Ministro dei Beni Culturali Franceschini ha presentato al Consiglio dei Ministri la proposta di legge salvifica: equiparare musei e siti archeologici a servizi pubblici essenziali (quindi, precettabili), come ospedali o trasporti pubblici. Tutto bene, tutto risolto, viva l'Italia!

Oppure no? Perchè, terminati gli strepiti delle anime candide, salta fuori la realtà dei fatti: la bistrattata a reti unificate assemblea sindacale era stata preannunciata, secondo tutti i crismi di legge.

Chi ha quindi commesso il reato di lesa maestà dell'immagine nazionale? Forse i sindacati, che hanno convocato l'assemblea, nei tempi e nei modi previsti dalle normative vigenti? Forse i lavoratori che, da mesi, aspettano che siano loro pagati gli straordinari e per questo erano in agitazione, sempre secondo le normative vigenti?

O hanno, forse, sbagliato gli organi istituzionali, come la Soprintendenza di Roma, cui spetta il compito di dare le comunicazioni e gli avvisi ufficiali, come nel caso della chiusura straordinaria dei monumenti romani?

La Soprintendenza, però, assicura di aver dato gli oppurtuni avvertimenti, riportati anche dagli organi di stampa nazionali. Ma c'è da chiedersi una cosa: onestamente, quale turista medio straniero si informa su tv e quotidiani italiani? Qualche tweet anche sui principali siti esteri di viaggi, probabilmente, avrebbero sortito maggior effetto.

Ma, forse, le vere responsabilità vanno cercate altrove, nel luogo da dove è stata scagliata la prima pietra: la politica che, prima, taglia indiscriminatamente – senza criterio e senza programmazione – i fondi a turismo e cultura, relegando il Ministero dei Beni Culturali ad un dicastero di seconda categoria; poi, con tanta ipocrisia e faccia di bronzo, urla allo scandalo, se i lavoratori del comparto turistico-culturale protestano perchè sottodimensionati e sottopagati.

Quella politica miope e cialtrona che spaccia – giustamente, perchè è così – il turismo per il petrolio d'Italia, ma poi non fa assolutamente nulla per valorizzarlo, eliminando fondi, impedendo il turnover del personale ed ostacolando il rinnovamento del sistema, perchè non ci sono soldi, perchè ce lo chiede l'Europa, perchè ci sono le riforme ed altre scuse simili.

Di turismo e cultura si può vivere: nel 2014, il comparto valeva quasi il 6% del PIL (80 miliardi di euro), con grandi margini di crescita – nonostante la crisi -, mal sfruttati, però. Per regionalismi e piccoli interessi di bottega, manca la volontà di creare un sistema organico nazionale, gestito con una mentalità più imprenditoriale e con una maggiore attenzione per fondi e risorse.

Per fare un esempio: secondo i dati del Ministero dei Beni Culturali, nel 2012, il Colosseo, i monumenti ed i musei italiani hanno incassato, tra biglietti, merchandising e servizi correlati, qualcosa come 113 milioni di euro. Sembrerebbe un traguardo rilevante: in realtà, è una pessima figuraccia, perchè, nello stesso periodo, il solo Louvre ha movimentato circa 100 milioni di euro e la stessa Francia, grazie ad una programmazione più accorta e ad un utilizzo più attento delle risorse, ci ha surclassato, nella classifica dei Paesi a maggior attrazione turistica, stilata annualmente dalla World Tourism Organization.

E' questo il massimo che sa fare, il Paese con il più alto numero di siti riconosciuti dall'Unesco: affidarsi alla politica da Italietta?

Danilo