Itinerario tra le città millenarie dello Sri Lanka

Creato il 06 maggio 2015 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Il mio tour dello Sri Lanka inizia ormai diversi anni fa, in un dicembre italiano freddo e nevoso, e mi porta alla scoperta di un paese incantevole che coniuga perfettamente natura e spiritualià.

Atterro a Colombo, capitale dello stato srilankese. Fuori dall'aereoporto ad attendermi con ansia c'è la mia guida Sam, un simpatico e disponibile ometto di mezz'età con il quale avevo precedentemente concordato, via email, il mio itinerario alla scoperta del paese. Sono in Oriente per la prima volta nella mia vita e mi occorre un po' di tempo per abituarmi al traffico convulsivo che vede un'esagerata mescolanza di veicoli, a motore e non, alternarsi a un cospicuo numero di vacche e pecore, placidamente a spasso per le strade.

La prima tappa del mio viaggio è l'antica città di Kandy, situata nel centro dello Sri Lanka. Il percorso in macchina dura circa quattro ore con una bellissima sosta intermedia presso il giardino botanico della città, uno dei più grandi giardini d'Asia e casa di numerosi esemplari di orchidea. Kandy è una cittadina graziosa situata su una zona collinare considerata città sacra per la presenza del palazzo reale che custodisce al suo interno la reliquia del sacro dente di Buddha.

La cosa che mi colpisce maggiormente della città è l'aspetto sonnolente dei suoi abitanti che si riuniscono intorno ad un tavolo per giocare a carte, o che semplicemente guardano con occhi sbarrati il lento movimento dell'acqua sul lago artificiale che abbraccia l'intero abitato. La gente sembra indifferente al lungo andirivieni dei turisti che affollano le strade, ma tutti sono sempre pronti a regalarti uno dei loro sorrisi gentili.

Arrivare al mio hotel si rivela un'impresa ardua poichè la nostra automobile, egregiamente guidata da Sam, comincia a produrre strani rumori e nel timore di non arrivare in hotel prima che sia buio pesto percorriamo una scorciatoia dissestata. La strada è talmente stretta che ho quasi l'impressione di entrarci dentro, ma mi regala uno spaccato sociale che vede protagonista la gente del posto che vive di poco o nulla in case fatiscenti condivise in tutto e per tutto con i loro animali. La scena che più mi colpisce è la vista di una numerosissima famiglia stipata su un colorato tuk tuk, il mezzo di trasporto più diffuso in Asia, che vede alla guida il capofamiglia assistito dal suo fedele compagno a quattro zampe.

La prossima tappa è Dambulla, nella zona centrale dello stato cingalese. La città non è particolarmente interessante, un susseguirsi di piccole costruzioni, strette intorno al municipio e al complesso scolastico che ospita numerosi studenti di ogni età. Faccio la conoscenza di un gruppettino di ragazzi adolescenti e che mi conquistano con i loro sorrisi e che mi raccontano di dover percorrere circa tre chilometri al giorno per raggiungere la scuola dal loro remoto villaggio.

Dambulla è famosa per il tempio d'oro, al cui interno sono ben conservate statue e pittore raffiguranti la vita del Buddha dislocate in cinque diverse grotte. Il complesso è animato da numerosi e dispettosi macachi che mi fanno capire molto bene di non gradire alcun contatto quando ingenuamente tento di fargli una carezza. I monaci buddisti affollano il tempio per le preghiere e vengo pervasa da un senso di pace indescrivibile, quasi inevitabile in un posto del genere riflettere su cosa sia importante nella vita e su come l'animo umano sia spesso trascurato.

Finalmente arriva il momento tanto atteso, quello che da solo vale l'intero viaggio: la visita alla famosa Sigiriya, la fortezza di pietra dichiarata patrimonio UNESCO. Il nome Sigiriya nell'antico cingalese significa "rocca del leone". Questa rocca naturale è formata prevalentemente da quarzo rosso-giallastro e pare fosse abitata fin dalla preistoria. Per raggiungere la cima si usa una scala di ferro che fiancheggia l'enorme monolite e che raggiunge la parte superiore che, un tempo, ospitava il palazzo reale. La vista una volta raggiunta la vetta è strepitosa, il cielo blu sovrasta il verde della giungla circostante, non ci sono parole per descrivere la sensazione che provo qua sù.

Ripreso il viaggio in direzione Pinnawala, verso uno dei più grandi orfanotrofi degli elefanti di tutto il Sud-Est asiatico, mi imbatto in una squadra di acchiappaserpenti impegnata nel recupero di un enorme esemplare di colore verde smeraldo che supera abbondantemente il metro di lunghezza. Non mi era mai capitato fino a quel momento di vederne uno così grande in ambiente naturale. Mi viene spiegato dai ragazzi impegnati nell'operazione, che è assolutamente necessario allontanarlo dal villaggio per non far correre rischi ai cittadini, poichè si tratta di un esemplare molto velenoso.

Arrivata a Pinnawala rimango assolutamente stregata dalla bellezza e dalla tenerezza di questi animali che mi appaiono in buone condizione. Qui vengono curati e accuditi dopo esser stati recuperati da situazioni di sfruttamento umano che spesso li costringe a estenuanti e interminabili lavori, come il recupero della legna o i safari con i turisti sul dorso. In Sri Lanka, come in molti altri paesi orientali, gli elefanti selvatici sono perseguitati e scacciati brutalmente poichè complici della distruzione di intere piantaggioni.

Ovviamente anche in questo orfanotrofio vi è una matrice commerciale molto importante , tanto da spingere molti dei turisti in visita a fare enormi donazioni in cambio di un momento intimo con gli animali, come il bagnetto o il momento della pappa in biberon per i più piccoli.

Purtoppo i giorni scorrono come sempre veloci e termino la mia permanenza nella capitale Colombo, che può vantare diversi siti di interesse storico come il museo nazionale, utile a comprendere meglio il passato dello Sri Lanka. Interessante è anche passeggiare sul lungomare della città dove sono visibili, in alcune costruzioni, i segni della civiltà britannica che ha governato per un pò di tempo la bella Ceylon.

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